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Conferenza di Rio: i contadini contro il capitalismo verde

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Via Campesina dice no alla green economy come soluzione ai problemi climatici e alla povertà. Riusciranno i nostri eroi a salvare il pianeta? A pochi giorni dalla Conferenza di Rio il dibattito si fa acceso
Il summit di Rio+20 sui cambiamenti climatici potrebbe rivelarsi un flop. Secondo Via Campesina, Il movimento internazionale che raggruppa le organizzazioni contadine e di lavoratori agricoli di svariate parti del mondo, il rischio rimane quello di incensare la green economy come soluzione di tutti i problemi. Secondo il movimento contadino invece la Green Economy è finita per diventare una strategia per sfruttare in modo intensivo i territori ed i popoli che li abitano. Il capitalismo verde del resto ha ben poche credenziali nel porsi l’obiettivo di sconfiggere la crisi globale, garantire risorse alimentari per tutta la popolazione e ottenere l’equilibrio ambientale e climatico.
Vent’anni dopo la Conferenza di Rio e le relative convenzioni internazionali pattuite, si deve constatare che i processi e le cause che determinano il deterioramento ambientale, economico e sociale continuano ad agire indisturbati e che le condizioni di vita sulla Terra sono peggiorate.
Secondo Via Campesina i governi, e gli uomini d’affari, insieme alle organizzazioni internazionali negli ultimi anni si sono prodigati in belle parole, costruendo il mito della green economy e della tecnologia verde. Una soluzione che voleva coniugare i criteri ambientali con  il business, che in realtà si rivela un nuovo veicolo per permettere al capitalismo di riguadagnare il dominio globale, garantendo il controllo dei capitali sull’intero pianeta.
Secondo l’organizzazione la vera soluzione è quella di decentralizzare l’economia, dando più spazio e potere di iniziativa ai piccoli contadini indigeni. Gli indigeni sono gli unici soggetti in grado di preservare le condizioni ambientali favorevoli, sempre che non vengano depredati delle loro terre d’origine. Alla base del nuovo approccio bisogna dunque porre la sovranità alimentare, contro il sistema agroindustriale basato su monocolture ed esportazioni. Per questo motivo è sempre più urgente attuare delle riforme agrarie che mettano fine al fenomeno del land grabbing, e alla crescente concentrazione delle terre nelle mani di poche multinazionali.

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