Conferenza di Rio: i contadini contro il capitalismo verde
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Vent’anni dopo la Conferenza di Rio e le relative convenzioni internazionali pattuite, si deve constatare che i processi e le cause che determinano il deterioramento ambientale, economico e sociale continuano ad agire indisturbati e che le condizioni di vita sulla Terra sono peggiorate.
Secondo Via Campesina i governi, e gli uomini d’affari, insieme alle organizzazioni internazionali negli ultimi anni si sono prodigati in belle parole, costruendo il mito della green economy e della tecnologia verde. Una soluzione che voleva coniugare i criteri ambientali con il business, che in realtà si rivela un nuovo veicolo per permettere al capitalismo di riguadagnare il dominio globale, garantendo il controllo dei capitali sull’intero pianeta.
Secondo l’organizzazione la vera soluzione è quella di decentralizzare l’economia, dando più spazio e potere di iniziativa ai piccoli contadini indigeni. Gli indigeni sono gli unici soggetti in grado di preservare le condizioni ambientali favorevoli, sempre che non vengano depredati delle loro terre d’origine. Alla base del nuovo approccio bisogna dunque porre la sovranità alimentare, contro il sistema agroindustriale basato su monocolture ed esportazioni. Per questo motivo è sempre più urgente attuare delle riforme agrarie che mettano fine al fenomeno del land grabbing, e alla crescente concentrazione delle terre nelle mani di poche multinazionali.