Dalla Thailandia stop all’import di rifiuti di plastica

In Thailandia è entrata in vigore una legge che vieta l’importazione di rifiuti di plastica, che in precedenza avveniva dietro pagamento di denaro. La notizia è comparsa sul quotidiano britannico The Guardian. Nel 2018, il Paese è diventato una delle principali destinazioni dei rifiuti di plastica provenienti da Europa, Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, dopo che la Cina aveva smesso di accettarli. Tra il 2018 e il 2021 pare che la Thailandia ne abbia importati più di 1,1 milioni di tonnellate e spesso pare vengano bruciati anziché riciclati. Ora gli ambientalisti chiedono un monitoraggio attento per garantire che il divieto venga applicato.

Punyathorn Jeungsmarn, ricercatore per la Campagna sulla plastica dell’Environmental Justice Foundation, ha affermato: «Sebbene questo rappresenti un grande passo avanti per la Thailandia, c’è ancora molto lavoro da fare. Una volta entrata in vigore la legge, il governo thailandese dovrà impegnarsi a garantirne l’applicazione e l’attuazione (…). La legge attuale non affronta il problema del transito di rifiuti di plastica, il che significa che la Thailandia potrebbe essere utilizzata come Stato di “passaggio”».

Resta peraltro ancora in ballo la formulazione di un trattato globale sui rifiuti di plastica, su cui permangono resistenze. Nuove ricerche dimostrano che l’esposizione alle microplastiche (presenti peraltro anche nelle acqua in bottiglia e sui ghiacciai italiani) comporta aumento del rischio di ictus, infarto e morte e che potrebbero avere un ruolo nella demenza.

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