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Decreto sull’Ilva: uno schiaffo al diritto e uno alla dignità

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Continuano le proteste dinnanzi al decreto firmato da Napolitano sull’Ilva. Si crea un precedente pericoloso per tutte le altre aziende inquinanti. I comitati di Taranto in subbuglio
Il decreto governativo autorizza l’Ilva a proseguire l’attività produttiva e a commercializzare i prodotti, aprendo un aperto conflitto istituzionale contro la Procura di Taranto che aveva imposto il blocco di una parte degli impianti. Sconcerto e profonda delusione da parte dei comitati locali, tra cui quello delle “Donne per Taranto”, con un’amara lettera inviata al Presidente della Repubblica Napolitano. “Venga qui, venga a visitare i nostri bambini devastati dal cancro” scrive Tonia Marsella, l’autrice della lettera, “li guardi bene negli occhi e sostenga il loro sguardo, se ci riesce, gli spieghi perché lo Stato ha preferito darli in pasto al Mostro, quel mostro che ha distrutto il nostro mare, violentato la nostra terra, insozzato il nostro cielo. Dica alle loro mamme che la malattia e la morte del figlio è necessaria altrimenti cala il Pil!”.
Gli ambientalisti si uniscono al coro del dissenso. “Aspettavamo un decreto Salva Taranto e invece abbiamo ottenuto un decreto esclusivamente Salva Ilva, pericoloso per Taranto e per tutta l’Italia”. Così il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha commentato il decreto sull’Ilva, promulgato con la massima urgenza. 
“Si trasforma l’Ilva in un pericoloso  precedente che modifica la legislazione ambientale in Italia. D’ora in avanti sarà possibile scavalcare le disposizioni della magistratura al fine di garantire la produzione, consentendo così una sostanziale impunità preventiva – ha sottolineato Cogliati Dezza –.  Un governo credibile e all’altezza della situazione deve poter intervenire, invece, in modo straordinario proprio sul fronte della difesa della salute e dell’ambiente per questo ci saremmo aspettati che fossero accolte alcune delle sollecitazioni avanzate dai custodi giudiziari per accelerare il risanamento dell’Ilva e della città. 
Chiediamo al parlamento di modificare il decreto attivando un piano straordinario di difesa della salute investendo anche sui presidi sanitari di cura e prevenzione e sulle misure di salvaguardia per la popolazione esposta”. 
Ancora più dura la posizione dei Verdi, che hanno inviato una denuncia alla Corte di Giustizia europea e alla Corte europea sui diritti dell’uomo. La cosa più grave, sottolinea il capogruppo Angelo Bonelli, è che con questo decreto il governo non solo non dà risposte all’emergenza sanitaria e ambientale dei cittadini, ma non dice nulla sulle bonifiche. “Al Gruppo Riva non viene chiesto nemmeno un euro o le garanzie per il risarcimento del danno prodotto alla città” chiosa Bonelli.

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