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Demain, il docu-film tra baratro e speranza

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“Demain” è un documentario di denuncia ambientale che dovrebbe arrivare in Italia in ottobre. Un mix equilibrato tra denuncia e speranza.
“Demain” è un documentario speciale e in Italia dovrebbe arrivare in ottobre, distribuito dalla Luky Red, come informa anche Cristiano Bottone di Transition Italia. In Francia ha richiamato molto pubblico nelle sale e ha vinto il César 2016. Grande successo anche in Belgio, è in uscita in Olanda e progressivamente in molti altri paesi.
Ecco la recensione che ne fa Cristiano Bottone:
«L’impianto del film è molto classico, un piccolo gruppo di “cinematografari” prende coscienza della situazione globale, dei rischi che stiamo correndo, della pesante ipoteca sul futuro e decide di raccontare tutto al mondo. Cyril Dion riesce a coinvolgere anche Mélanie Laurent (forse ve la ricordate in Bastardi Senza Gloria di Tarantino) e con altri 4 compagni si mettono a girare il mondo in cerca di esempi e risposte. Rob mi ha spiegato che qualche anno fa Cyril era passato da Totnes ed era rimasto molto affascinato da quello che stava succedendo lì, poi non si era più saputo nulla fino a quando è tornato con tutta la troupe qualche anno dopo per girare un pezzo del documentario. Fin qui, insomma nulla di particolarmente originale, ma in realtà il film riesce nel compito non semplice di fare emergere una spiegazione sistemica e suggerisce soluzioni davvero poco ideologiche. Anche il livello della produzione, pensando al budget disponibile, è alto. Belle e gradevoli fotografia e montaggio che fanno perdonare qualche comprensibile falla tecnica qui e là. Il documentario si sviluppa attorno a un dialogo fuoricampo tra Cyril e Mélanie che, passaggio dopo passaggio, dipanano i problemi e provano a individuare possibili risposte già presenti nel mondo reale. Dopo un primo attacco dedicato al “come ci siamo ridotti” o se volete al “cosa abbiamo combinato fin qui”, si sviluppano cinque capitoli tematici ben collegati tra loro, Agricoltura, Energia, Economia, Democrazia ed Educazione. Il filo logico è ben costruito e per niente scontato. Demain riesce magicamente a conservare uno straordinario equilibrio tra profondità e drammaticità degli argomenti, leggerezza e prospettiva positiva delle soluzioni. In questo è fortemente ispirato all’approccio Transizionista e bisogna davvero congratularsi con gli autori perché sappiamo bene che la navigazione tra baratro e speranza non è un esercizio banale».
I personaggi
«Lungo il cammino incontriamo molti personaggi (e idee) interessanti, a partire dal nostro Rob che ne esce come una piccola star (ovunque dopo aver visto il film lo riconoscono per strada, ed è anche nella locandina) e seguendo con altri ben noti come Vandana Shiva o Jeremy Rifkin. Vorrei però attirare l’attenzione su quelli che forniscono spunti e suggerimenti davvero potenti, qui non approfondisco troppo per non “rovinare” la visione, ma suggerisco di concentrarsi bene su:
Emanuel Duron CEO di Pocheco, un’impresa piuttosto convenzionale che ha un approccio piuttosto non-convenzionale alle politiche di impatto ambientale.
Jan Gehl architetto e urbanista che ha idee molto chiare sul senso che dovremmo dare alle nostre città e su come muoversi per renderle a misura d’uomo. Per capirci è una delle menti ispiratrici delle grandi trasformazioni di Copenaghen.
Bernard Listaer uno degli economisti dell’ECU (ve lo ricordate prima dell’Euro?), ha visioni estremamente interessanti su un mondo di monete multilivello.
David Van Reybrouck storico e scrittore che fa un bel ragionamento sui limiti della democrazia rappresentativa e sulle possibilità di altre forme di applicazione (ottimi spunti anche per la riforma del Senato in atto)».
La colonna sonora
«Come in un’ottima torta, questo film è il classico caso in cui il risultato finale vale molto più della somma aritmetica degli ingredienti. La colonna sonora di Demain è quasi interamente composta da Fredrica Stahl e davvero efficace. Contribuisce in modo decisivo al bilanciamento delle emozioni e dei significati trasmessi».
Punti deboli
«Ci sono un paio di aspetti che indeboliscono lievemente l’impianto generale. Uno è la lunghezza, il film si potrebbe tagliare un po’ senza perdere nulla, ma forse non avrebbe più il minutaggio adatto alle sale (non è un gran problema in ogni caso). Il secondo è il caso della raccolta differenziata a San Francisco in cui si elabora il tema dei rifiuti come risorsa, idea sempre più pericolosa e insostenibile, uno scoglio davvero difficile da superare anche nel mondo ambientalista. In ogni caso comprensibile, un peccato dal mio punto di vista, ma si crea comunque un’occasione per parlarne».
Ottimo nel complesso
«Nell’insieme però una vera ventata di energia adatta a un pubblico molto ampio. Questo documentario può essere visto tutto d’un fiato o utilizzato in pillole per attività di training e formazione. Certo che tutto assieme ha un effetto ottimo, non fa concessioni particolari a visioni ingenuamente ottimistiche, ma al contempo trasmette l’idea che tutto quello che serve si può fare. Lo fa in un modo razionale ed emozionale, e alla fine della visione il pubblico non riesce a non applaudire. Da vedere e far vedere insomma. Bravi».

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