Dove si vive meglio in Italia?
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Gli indicatori utilizzati per misurare la qualità della vita nelle città sono i seguenti: servizi per la salute, lavoro e affari, ordine pubblico, mobilità e trasporti, pubblica amministrazione, casa, istruzione, cultura e sport, paesaggio urbano, shopping e servizi. Nella determinazione dell’indice si è tenuto conto dell’ordine di importanza assegnato loro dai cittadini. Il fattore lavoro, che cinque anni fa, seppur considerato importante nel determinare la qualità della vita, non era tanto prioritario quanto quello della sicurezza, oggi è in cima alle preoccupazioni degli italiani.
In generale è emerso che la «felicità interna lorda», come qualcuno chiama scherzosamente l’indice della qualità della vita, si attesta in media su un deludente 51 su 100. In soldoni, le nostre città non brillano certo per vivibilità: la percezione dei residenti le inchioda a un voto mediocre. Se confrontiamo questo dato con quello di cinque anni fa, la situazione è in peggioramento: l’indice medio allora era 53. Se la cavano meglio le città del Nord, soprattutto quelle del Nord Est, dopo Trento e Bolzano infatti spicca Verona. Ne troviamo un’altra al sesto posto, Trieste. Le città del Sud sono fanalino di coda, in particolare quelle siciliane: Catania e Palermo sono rispettivamente al terzultimo e all’ultimo posto. Milano batte Roma, ma non è scontro al vertice, dal momento che entrambe si trovano nella seconda metà della classifica, la prima al 16° posto, la seconda al 24°. Nel complesso si vive meglio nelle città di provincia che nei grandi centri. Torino è l’unica città con più di 500 mila abitanti a entrare nella top ten. Si tratta, lo ripetiamo, della felicità percepità. Che in fondo è l’unica che conta davvero. Oppure diamo per scontato che chi si lamenta sempre in fondo non se la passa tanto male…