Come in molti altri ambiti, gli ecovillaggio utilizza forme diverse di gestione economica, sia verso l’interno della comunità che verso l’esterno. Proviamo qui a indicare le formule prevalenti in uso in molti ecovillaggi italiani. Lungi dall’essere esaustivi, ecco una panoramica generale di quanto è in atto nelle comunità che aderiscono alla
Rete italiana villaggi ecologici – RIVE.
Economia interna
Per economia interna si intende una gestione economica tra i membri effettivi di una comunità, per soddisfare esigenze di carattere collettivo e personale. Le principali formule adottate dalle comunità, possono essere individuate in due macro definizioni:
Economia mista
Si tratta di un connubio tra economia privata ed economia collettiva. Normalmente si realizza attraverso la gestione di una cassa comune, a cui ogni membro versa una quota determinata da una decisione presa collettivamente, che spesso si aggira intorno alle 250 euro al mese (ma è variabile da gruppo a gruppo). Con questo fondo cassa, generalmente si pagano tutte le spese inerenti all’alimentazione, i costi vivi della casa (gas, elettricità, manutenzione) e a volte, l’uso di internet, le quote di adesione ad associazioni a cui il gruppo vuole aderire, al fondo cassa di mutuo aiuto o di sostegno a progettualità personali o collettive. Tutto il resto è parte dell’economia privata a cui ognuno deve provvedere personalmente.
Economia condivisa
In questo caso tutte le entrate dei singoli membri vengono donati alla cassa collettiva. In alcuni casi anche i beni immobili diventano beni della comunità. Non c’è distinzione tra coloro che offrono consistenti donazioni e chi no. La cassa sopperisce a tutte le necessità dei membri. Oltre le spese già citate nel caso dell’economia mista, la cassa copre le spese personali del singolo, esclusi i vizi. Sono considerate spese “standard” per esempio quelle relative all’istruzione, al servizio sanitario, all’assicurazione di automezzi o persone, agli spostamenti, al materiale per lavoro, al mantenimento dei figli.
Autoproduzione
Ogni ecovillaggio ha tra gli obiettivi quello dell’autoproduzione, ovvero, generare al suo interno il massimo dei beni possibili, in base alle capacità e competenze dei singoli e ai fattori ambientali contestuali all’area geografica di appartenenza. Questa attitudine genera già un risparmio di per sé, perché i beni non hanno bisogno di essere acquistati, inoltre l’autoproduzione crea momenti di relazione, aiuto reciproco e di lavoro collettivo.
Economia esterna
Per economia esterna si intende tutto l’ambito in cui l’ecovillaggio non riesce da solo a sopperire ai suoi bisogni in maniera autonoma. Le formule sotto elencate vengono utilizzate talvolta indistintamente sia tra i membri stessi della comunità che con le attività commerciali del territorio circostante o con gruppi, associazioni, comunità amiche o eticamente affini.
Gruppo di acquisto solidale
Gli ecovillaggi in questo ambito ricoprono spesso la doppia valenza sia di acquirenti che di fornitori. Infatti, alla base dei gruppi di acquisto locali vi è la scelta di acquistare prodotti a km0, biologici, artigiani, prodotti del commercio equo e solidale, prodotti i cui proventi sono destinati a supportare progetti di solidarietà.
Scambio – Baratto
Laddove le parti sono d’accordo, gli ecovillaggi sono soliti scambiare prodotti e competenze con persone, gruppi, associazioni, comunità amiche o eticamente affini. Lo scambio avviene talvolta in base ad una proposta di prezzo (per avere un riferimento del valore generico del prodotto o competenza scambiata) o ad una valutazione di bisogno espressa da entrambe le parti.
Fanno sempre parte del quadro concettuale dello scambio le formule dello scambio-lavoro e della banca del tempo. Nel primo caso, dove il termine lavoro è inteso come aiuto nelle mansioni relative alle finalità della comunità stessa, la comunità offre un periodo di permanenza a proprio carico (vitto e alloggio) di colui/colei che vuole provare l’esperienza del vivere in comunità, in cambio di aiuto nelle mansioni di casa, che possono variare dal cucinare, alla cura dell’orto, alle pulizie, all’aiuto nell’organizzare eventi, ecc…
La banca del tempo invece è più frequentemente in uso nei rapporti di vicinato (ma non solo), sia per lavori che richiedono competenze specifiche oppure in lavori occasionali o stagionali (come la raccolta) in cui è necessaria la presenza di molte persone.
Moneta complementare
Ancora non è molto in uso ma la moneta complementare, riconosciuta dallo Stato italiano, si pone come una possibilità alternativa al denaro, anche se è facilmente assimilabile ad esso. Più persone aderiscono ad un circuito di moneta complementare e più funziona. Per questo, anche se non sono molti, gli ecovillaggi che ne fanno uso, aderiscono a reti territoriali: un esempio è lo Scĕc, diffuso in tutta Italia. L’unica eccezione è per la federazione di comunità di Damanhur che, come dice il nome, ha già di per sè un bacino di utenti numeroso (circa 1.000 persone); inoltre, negli anni, hanno coinvolto molte realtà commerciali della valle in cui vivono, allargando il numero e le possibilità di reperire servizi. La moneta prende il nome di “Credito” ed è possibile effettuare il cambio Euro-Credito attraverso delle macchinette apposite.
Formule giuridiche in uso per la gestione delle diverse economie
Gli ecovillaggi non sono ancora oggi definiti giuridicamente. Per questo qualsiasi movimento economico deve essere giustificato attraverso le definizioni giuridiche proprie dello Stato italiano. Le principali definizioni adottate dalle comunità sono elencate in seguito. Va tenuto in considerazione che spesso, data la diversa natura delle stesse, coesistono più formule nella stessa comunità e dipendono totalmente dal tipo di attività che i singoli o la comunità intende svolgere.
Associazione (onlus, promozione sociale, culturale, ecc)
Cooperativa (agricola, di abitanti, edilizia)
Azienda agricola
Impresa individuale o libero professionista
L’ambito informale
Ultimo ma non per questo meno importante, è l’ambito informale, ovvero quell’ambito in cui tutti i beni e servizi che nella società più ampia hanno un costo mentre nella comunità o nei rapporti amicali intimi la parola ‘relazione affettiva’ sopperisce a tantissimi aspetti della vita quotidiana. Mi riferisco alla gestione, cura, spostamenti dei figli, alla cura dei malati, anziani e disabili, al supporto di persone in difficoltà economica, alla sostituzione nelle mansioni di casa, al supporto psicologico, alla sicurezza, all’attribuzione di senso, ecc.
Un ambito in cui la società moderna ha bisogno sempre più spesso di sopperire col denaro, nelle comunità è ancora vivo quel senso di ‘famiglia allargata’ o ‘comunità locale’, di welfare autogestito, in cui i soggetti coinvolti ricevono beni, servizi e soddisfazioni dalla relazione umana.