Questa situazione di grave siccità porta ciascuno di noi a chiedersi cosa fare per contribuire al risparmio di acqua. Legambiente ha predisposto un opuscolo, “Il mondo è fatto di gocce”, volto anche a sensibilizzare i cittadini all’adozione di atteggiamenti e stili di vita sostenibili ed attenti alla riduzione di inutili perdite idriche dirette ed indirette.
L’estate di quest’ano ha riportato l’attenzione su un problema ormai strutturale, una vera e propria emergenza siccità. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2015, i cittadini italiani hanno consumato in media 89,3 metri cubi d’acqua a testa per uso potabile, pari a 245 litri al giorno. Diventa quindi importante porre in essere alcune buone pratiche, quali utilizzare i riduttori di flusso, gli sciacquoni a basso consumo o gli elettrodomestici a basso consumo idrico.
Legambiente ha predisposto un opuscolo, “Il mondo è fatto di gocce” (scaricabile in fondo all’articolo), volto anche a sensibilizzare i cittadini all’adozione di atteggiamenti e stili di vita sostenibili ed attenti alla riduzione di inutili perdite idriche dirette ed indirette.
Ricordiamoci che solo il 27,8% dei prelievi di acqua è destinato agli usi civili, mentre
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il 17,8% è per usi industriali
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il 4,7 % per la produzione di energia termoelettrica
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il 2,9% per la zootecnia
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il 46,8% per l’irrigazione delle coltivazioni.
Per questo Legambiente non si rivolge solo ai cittadini ma fornisce suggerimenti ad ampio raggio, parlando di ammodernamento degli acquedotti, utilizzo di tetti verdi e giardini pensili in città per l’accumulo e il recupero delle acque piovane, di tecniche irrigue sia in agricoltura sia nelle aree verdi urbane, di recupero e riutilizzo delle acque grigie (quelle che provengono da lavabi e docce) depurate. Ed ancora di condomini 2.0, edilizia sostenibile e regolamenti edilizi che puntano sempre di più al risparmio idrico.
Sempre guardando ai dati Istat, emerge che nel 2015 è andato disperso il 38,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia (era il 35,6% nel 2012). Dispersioni particolarmente elevate (oltre il 60%) si riscontrano a Latina, Frosinone, Campobasso, Potenza, Vibo Valentia, Tempio Pausania e Iglesias. Dispersioni inferiori al 15% si rilevano soltanto a Pavia, Monza, Mantova, Udine, Pordenone, Macerata, Foggia e Lanusei.
Nel complesso il volume di perdite idriche totali nelle reti dei comuni capoluogo di provincia, ottenuto sottraendo i volumi erogati autorizzati ai volumi immessi in rete, ammonta nel 2015 a 1,01 miliardi di m cubi, corrispondenti a una dispersione giornaliera di 2,8 milioni di m cubi di acqua per uso potabile.
Le perdite idriche reali di acqua potabile dalle reti dei comuni capoluogo di provincia, ottenute come differenza tra le perdite totali e quelle apparenti, sono stimate pari a 924,4 milioni di m3 nel 2015. Rappresentano la componente fisica delle perdite dovute a corrosione o deterioramento delle tubazioni, rotture nelle tubazioni o giunzioni difettose.
Il Censis, nel 4° numero del suo rapporto
“Diario della transizione” del 2014, segnalava che “le perdite di rete in Italia sono pari al 31,9% […]”, ed aggiungeva che: “il confronto con i partner europei è impietoso: in Germania le perdite di rete sono pari al 6,5%, in Inghilterra e Galles al 15,5%, in Francia al 20,9%”.