Dopo il terremoto le ruspe buttano giù gli edifici storici, ma secondo Italia Nostra l’abbattimento non è necessario. Il rischio è che in Emilia si ripeta una ricostruzione simile a quella de L’Aquila con l’opinione pubblica che viene ingannata. Le soprintendenze sono private di ogni voce in capitolo
Fermiamo le ruspe in Emilia! Italia Nostra lancia l’allarme e chiede alle massime autorità governative che il patrimonio storico artistico non venga cancellato dalle ruspe impegnate a rimuovere le macerie o peggio ancora, come già successo, ridotto in polvere dalla dinamite. L’Associazione contesta le scelte sin qui operate in merito agli edifici considerati pericolanti e quindi “da demolire”. “Mai prima d’ora, se non in casi assolutamente eccezionali, sono state fatte scelte simili. Il principio di tutela e di messa in sicurezza ha sempre prevalso. Con il terremoto – ha sottolineato l’architetto Elio Garzillo, sono riapparsi in velocità subdoli e dimenticati fantasmi. Si è tornati anzitutto a far distinzione fra edilizia maggiore e di minore valore. Un argomento culturalmente superatissimo, ma determinante per legittimare e giustificare ogni azione di pulizia etnica nel campo dell’edilizia”. Italia Nostra è nettamente contraria a questo modo di operare ed è intenzionata a in tutte le sedi deputate con forti richiami e appelli alle istituzioni deputate, il Governo e il Ministero dei Beni Culturali in primis. Bisogna evitare a tutti i costi che vengano così cancellate l’identità e la dignità di un passato, come già avvenuto per il terremoto dell’Aquila, che abbiamo il dovere di preservare per le generazioni future!”.
“Pensiamo allo spreco delle soprintendenze” afferma Giovanni Losavio, presidente Italia Nostra sezione di Modena “che stanno facendo sopralluoghi utili, ma di fatto di nessuna praticità perché non hanno nessun potere. Esse sono in possesso degli archivi, mezzi fondamentali per guidare gli interventi e sono loro che dovrebbero guidare le messe in sicurezza. Gli interventi in situazione di emergenza, previsti dal Codice di Beni Culturali, non ci sono stati. Avere questo patrimonio di energie e di cultura e non utilizzarlo è uno spreco economico e culturale che arreca danno a tutto il patrimonio. Le istituzioni di tutela sono state rese silenti, non un soprintendente ha avuto voce in questi giorni. L’unica voce che si è levata e sentita è quella della Direzione Regionale che non ha competenze di merito, perché è un ordine amministrativo-burocratico. E la Regione in tutto questo non può avere una funzione di attesa. In attesa di cosa?”.
Secondo Italia Nostra è del tutto inaccettabile sentir parlare di monumentalità inferiore che può, dunque, essere abbattuta. I monumenti che vengono definiti minori sono invece identitari. Il rischio è che si riproponga il danno architettonico già inscenato a L’Aquila, con le new-town che distruggono le città. Gli edifici storici invece potrebbero essere messi in sicurezza. Gli esperti ricordano che dopo il terremoto avvenuto a Reggio Emilia nel 1986, in una zona dunque limitrofa all’epicentro attuale, il Ministero dei Beni Culturali e la Soprintendenza, sono intervenuti 48 ore dopo con interventi, con fasciature, incantenature, incollature, e mai con “puntellature”. Le persone erano state evacuate e siamo intervenuti subito operando in sicurezza. Con importi irrisori abbiamo messo in sicurezza in pochi giorni e abbiamo firmato l’agibilità dei monumenti e delle case circostanti. Italia Nostra esprime preoccupazione per come alcuni messaggi distruttivi stanno influenzando l’opinione pubblica. I cittadini, innegabilmente provati dal sisma, si sono fatti convincere che solo le demolizioni possono essere la soluzione e i media hanno celebrato le modalità di esecuzione delle demolizioni.
“I terremoti distruttivi” ha ricordato la sismologa Emanuela Guidoboni “sono una storia italiana che si ripete e che si dimentica, che non si insegna e non si valuta. Eppure in Italia accade un disastro sismico in media ogni 4-5 anni; i dati sui terremoti del passato sono precisi e molto dettagliati per gli ultimi 600 anni. Dall’unità d’Italia ad oggi sono accaduti 34 disastri sismici e 86 terremoti di poco meno distruttivi. I terremoti pesano sulle economie e sulle società colpite per decenni, a volte per sempre. In qualunque tempo siano accaduti, i forti terremoti hanno modificato la vita di individui e famiglie, cambiato relazioni sociali, abbattuto beni storici, danneggiato o ridotto in macerie l’edilizia abitativa e industriale, modificato forme urbane, mutato reti insediative, segnando spesso di abbandoni il paesaggio italiano. Eppure l’Italia è l’unico paese sismico fra quelli industrializzati che non ha ancora elaborato una risposta vera e condivisa al problema sismico”.