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Fitodepurazione, quando le piante purificano l’acqua

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La fitodepurazione, tecnologia utilizzata dalla fine degli anni ’70, anche in Italia si è diffusa in maniera esponenziale negli ultimi 15 anni, sia per il settore civile che industriale. La ricerca scientifica continua e sono in arrivo nuove soluzioni. Ce ne parla l’ingegner Riccardo Bresciani, autore di “Manuale pratico di fitodepurazione” (Terra Nuova Edizioni).
«La fitodepurazione oggi in Italia è diffusa sia nel settore civile (partendo da case sparse e piccoli agriturismi fino ad arrivare a centri abitati di diverse centinaia di abitanti, ed in alcuni casi di qualche migliaio) che per alcune tipologie di reflui agroalimentari (come le aziende dedite alla produzione vinicola, per le quali la fitodepurazione rappresenta una ottima alternativa tecnico-economica oramai molto diffusa; o i caseifici e altre attività di trasformazione alimentare)». A spiegarlo è l’ingegner Riccardo Bresciani, autore di “Manuale pratico di fitodepurazione” (Terra Nuova Edizioni). «La ricerca scientifica su questi sistemi continua ad essere molto fervida a livello internazionale, con l’introduzione di nuove soluzioni tecniche di “fitodepurazione 2.0”: penso ad esempio ai sistemi alla francese che evitano di avere in testa una sedimentazione primaria, evitando qualsiasi produzione di fanghi di supero; o i sistemi naturali aerati brevettati da Scott D. Wallace, uno dei maggiori esperti mondiali, insieme al quale stiamo proponendo anche in Italia questa tecnica, che permette di ridurre lo spazio richiesto in modo considerevole e di trattare varie tipologie di reflui industriali, tra cui anche le acque inquinate da varie attività estrattive come quelle petrolifere. Oggi, poi, sempre più spesso la richiesta di queste tecniche viene anche dai “non addetti ai lavori”, ossia i clienti privati, a volte anche in contrasto con quanto il tecnico di fiducia ha consigliato loro».
Che cosa effettivamente permettono gli impianti che procedano con fitodepurazione e a quali costi?
«Innanzitutto permettono di avere un sistema di depurazione che, se progettato bene, garantisce alte rese depurative richiedendo una gestione semplice ed economica conducibile senza la necessità di manodopera specializzata, consumo ridotto o nullo di energia elettrica, limitato impiego di componenti elettromeccanici e bassa produzione di fanghi di supero. Ma offrono anche maggiori opportunità progettuali dato il loro ottimo inserimento ambientale e la possibilità di fruizione; sono sempre più numerosi i casi di inserimento in parchi urbani o in contesti di pregio elevato. Si sta ribaltando il concetto di depuratore, che può essere visto non più come una infrastruttura industriale da mantenere a debita distanza, ma come opportunità di creazione di nuovi spazi multi-funzionali. I costi di intervento sono paragonabili alle tecniche convenzionali almeno per impianti fino a qualche migliaio di abitanti. I costi di gestione sono però 5-10 volte inferiori e permettono di recuperare velocemente l’investimento. Per gli impianti su scala domestica, la fitodepurazione ha un costo di intervento leggermente maggiore rispetto a semplici soluzioni come la sub-irrigazione (peraltro non sempre applicabile per la natura del terreno e quando può impattare sulla falda idrica)o anche a qualche tipo di impianto “compatto” tecnologico, che però su taglie piccole difficilmente garantiscono rese depurative ottimali e richiedono frequenti interventi da parte del personale della ditta fornitrice. Su reflui ad alto carico organico quali le già citate cantine, la convenienza della fitodepurazione rispetto a sistemi tradizionali, poco adatti oltretutto a sopportare le alte oscillazioni stagionali della qualità del refluo dovute alle differenti attività, è ancora maggiore». 
 Quale riduzione di impatto ambientale e quanto risparmio ci si può attendere ricorrendo alla fitodepurazione? 
 «L’impatto ambientale globale di un sistema di fitodepurazione è molto ridotto rispetto ai tradizionali impianti a fanghi attivi, come dimostrato da   numerosi studi comparativi in letteratura scientifica, grazie ai consumi energetici praticamente nulli, al non utilizzo di reagenti e prodotti chimici, alla minore produzione di fanghi. Stesso dicasi per l’inserimento paesistico ed urbanistico, che permette le più svariate soluzioni. Più in generale l’utilizzo su scala di bacino di impianti di fitodepurazione permette di attuare strategie di decentramento depurativo, in risposta all’approccio centralizzato adottato in maniera prevalente negli ultimi 50 anni, costruendo lunghe fognature per collegare centri abitati anche distanti tra loro e grossi impianti di depurazione notevolmente impattanti. Quando possibile, decentralizzare ricorrendo ad impianti semplici e ben funzionanti come i sistemi di fitodepurazione, permette un risparmio complessivo sulla gestione di fognature e depurazione, una maggiore copertura depurativa, e un minore impatto ambientale permettendo di restituire l’acqua pulita nell’ambiente a breve distanza da dove l’abbiamo prelevata, e non svariate decine di chilometri a valle, spesso anche in un bacino differente, creando squilibri ecologici significativi. Scendendo di scala, non dimentichiamo che se progettati con i dovuti accorgimenti i sistemi di fitodepurazione per piccole utenze, a differenza di altre soluzioni, permettono di recuperare l’acqua e riutilizzarla per scopi meno nobili quali le cassette dei WC o l’irrigazione. Questo permette di riciclare l’acqua localmente e risparmiare quindi sui costi di fornitura dall’acquedotto. Una pratica da incoraggiare è la separazione delle acque nere (gli scarichi dei WC) e delle acque grigie (le rimanenti): queste ultime rappresentano il 70-80% del totale e sono molto più velocemente e facilmente depurabili ai fini di un riuso, specialmente con sistemi di fitodepurazione che non richiedono l’uso di energia elettrica e costi significativi di manutenzione». 
Suggerimenti pratici per chi vuole affacciarsi a questa scelta?
«Da esperto di depurazione nella mia carriera lavorativa ho avuto modo di confrontarmi con tante tecniche di depurazione e sinceramente ritengo che, se c’è lo spazio a disposizione, i sistemi di fitodepurazione rappresentano la migliore scelta attualmente disponibile per piccole e medie utenze. Il suggerimento che vorrei dare è di non improvvisarsi esperti di fitodepurazione; il fatto che siano sistemi semplici da costruire e gestire, non vuol dire che siano facili da progettare. L’esperienza ed un aggiornamento costante sugli sviluppi scientifici internazionali sono fondamentali per non commettere errori in fase progettuale e realizzativa che poi possono portare a grossi problemi in fase operativa. Il manuale che abbiamo scritto fornisce gli elementi per rendersi conto se siamo di fronte ad un progetto ben fatto o ad un impianto di “fintodepurazione”, come ironicamente chiamiamo quegli schemi di impianto che si allontanano molto dagli standard nazionali ed internazionali e vengono tuttavia indicati, per convenienza, scelta commerciale o semplicemente ignoranza, fitodepurazione. Ogni singolo dettaglio è importante perché questi impianti funzionino bene e a lungo: la giusta superficie e profondità, la scelta delle ghiaie e sabbie, le geometrie delle vasche, la scelta e le modalità di inserimento delle piante, i sistemi di alimentazione e uscita, i trattamenti preliminari e primari richiesti, la scelta ed il dimensionamento di eventuali pompe, le corrette indicazioni sulla manutenzione ed il training degli operatori. Anche per gli  impianti più piccoli e semplici, continuiamo invece ad imbatterci in errori grossolani e progetti approssimativi che poi son destinati dopo pochi anni a creare problemi, come occlusioni del sistema, proliferazione di odori ed insetti, scarsa qualità del refluo in uscita. Problemi che spesso sono risolvibili solamente con consistenti e costosi interventi per rimediare quanto realizzato».
CHI E’ RICCARDO BRESCIANI
Ingegnere per l’ambiente e territorio, ormai da diversi anni si occupa di depurazione e tecniche innovative per la gestione del ciclo delle acque; dal 2005 è socio di Iridra con la quale ha progettato e diretto i lavori di realizzazione di numerosi impianti di fitodepurazione in Italia e all’estero, nonché partecipato a svariati progetti di ricerca internazionali e pubblicazioni scientifiche nel settore.

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