Dalle acque del Tirreno ogni tanto salta fuori uno dei fusti tossici finiti in fondo al mare dopo il naufragio del Cargo Venezia. I politici locali e la cittadinanza livornese chiede l’intervento della Marina Militare
Sono ancora in fondo al mare, al largo dell’Isola di Gorgona o chissà dove, i fusti tossici caduti in acqua dal cargo Venezia della compagnia Grimaldi. Il fatto è che ogni tanto tornano a galla nelle reti da pescherecci, come è successo due giorni fa ad opera di un’imbarcazione di Viareggio. Il Comune e la Provincia di Livorno, tornano a chiedere un decisivo intervento da parte della Marina Militare per chiudere positivamente le operazioni di ricerca. «Chiediamo con estrema forza l’intervento della Marina Militare perché vengano recuperati tutti i bidoni dispersi dall’Eurocargo Venezia” hanno comunicato i politici locali. Il naufragio dei fusti tossici, contenenti nichel, molibdeno e altre sostanze tossiche, è avvenuto il 17 dicembre scorso, durante una burrasca, ma da allora sono stati reperiti solo 102 fusti (su un totale di 198), alcuni dei quali aperti e danneggiati che hanno fatto fuoriuscire il materiale inquinante. I politici locali chiedono a gran voce l’intervento dei militari, e una risposta del governo che tarda ad arrivare. Intanto a Livorno sono già state raccolte molte firme dai cittadini, preoccupati della salute dei mari, dalla possibile contaminazione della catena alimentare e della stessa incolumità dei pescatori. “Se già avevamo messo in evidenza il pericolo di un inquinamento nel lungo periodo – sottolineano gli assessori – ora è dimostrato che c’è anche un problema nell’immediato per l’incolumità di chi si trova a pescare casualmente i fusti, perché il contenuto dei bidoni a contatto con l’aria è infiammabile”. “Abbiamo anche scritto al presidente Monti perché il Governo si attivi con tutti gli strumenti e i mezzi a disposizione, compreso l’eventuale utilizzo della Marina Militare, per consentire il recupero dei fusti nel minor tempo possibile, salvo poi rivalersi in danno con la Società Armatrice. Vogliamo una risposta”.