Giappone e Francia via dal nucleare
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diventato simbolo dei diritti civili a livello mondiale. “La chiusura dell’ultimo reattore nucleare in Giappone è una buona notizia per i giapponesi, vittima di numerosi incidenti e del disastro di Fukushima, e per il mondo
che del nucleare non ha bisogno”, dichiara il Wwf Italia. In Italia, però, “proprio in questi giorni è ripartita la campagna dei nuclearisti che, a poco meno di un anno dal secondo plebiscitario responso popolare contro il nucleare, chiedono la revisione del referendum, mettendo in discussione la volontà dei cittadini- avverte il Wwf- da stigmatizzare il fatto che a guidare questa nuova mobilitazione degli interessi che si muovono a favore del nucleare, in barba alla ormai dimostrata enorme pericolosità e anti-economicità di tale tecnologia, sia ancora una volta colui che era stato individuato come presidente dell’autorità di garanzia, il professor Veronesi”.
Il Wwf ribadisce quindi che “la volontà popolare, in Italia e in molti altri Paesi, è chiarissima, e invita i decisori politici ed economici a prenderne atto una volta per tutte: parlare del nucleare, oggi, è solo un’enorme perdita di tempo”. A livello internazionale, “si moltiplicano le analisi che puntano sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e davvero pulite, unite a un diverso modo di consumare energia- segnala l’associazione del Panda- molti paesi puntano decisamente in quella direzione, Germania in testa, e anche il Giappone si appresta a fare a meno dell’energia atomica, nonostante i numerosi interessi economici che cercano di ostacolare una strada fortemente auspicata dal popolo giapponese”. Per salvaguardare la sicurezza energetica, la sicurezza climatica e la salute, “oggi occorre affrontare la prospettiva del futuro basato sull’efficienza e il risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili, abbandonando le disastrose chimere del secolo scorso”, conclude il Wwf. Intanto in Francia, dove ha vinto alla presidenziali il socialista Hollande, è stata annunciata la chiusura di venti reattori entro il 2025 con una riduzione progressiva della quota nucleare nella produzione di elettricità dal 75% al 50%.