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Gli attivisti di StopCasteller: «Convivere con gli orsi è possibile, basta con le uccisioni»

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In Trentino la convivenza pacifica tra popolazione e orsi è messa in discussione. Gli attivisti che in questi mesi si sono mobilitati per chiedere lo stop agli abbattimenti denunciano una «mancata gestione del problema da parte della politica locale». Ne parliamo con gli attivisti della Campagna StopCasteller.
Gli attivisti di StopCasteller: «Convivere con gli orsi è possibile, basta con le uccisioni»
In Trentino la convivenza pacifica tra popolazione e orsi è messa in discussione. Gli attivisti che in questi mesi si sono mobilitati per chiedere lo stop agli abbattimenti denunciano una «mancata gestione del problema da parte della politica locale». 
Gli incidenti occorsi con alcuni orsi hanno alimentato un clima ostile e gli attivisti stigmatizzano la scelta della Giunta regionale di ricorrere all’uccisione di otto orsi l’anno, «con l’inevitabile e malcelato risultato di estinguere ben presto una popolazione già fragile a causa dell’isolamento genetico e del bracconaggio» spiegano gli attivisti. 
La Campagna StopCasteller invita a giungere a una convivenza pacifica con gli orsi. Ne parliamo con gli attivisti che la stanno portando avanti.
Negli ultimi mesi in Trentino si sono susseguite ordinanze e provvedimenti che hanno previsto l’abbattimento degli orsi adducendo la ragione della loro pericolosità. Si tratta effettivamente di condizioni che mettono a rischio l’uomo? 
«Il rischio è la probabilità che un evento dannoso avvenga. Tramite una corretta educazione alla convivenza con la fauna selvatica la probabilità (e quindi il rischio) di avere incontri sgraditi in aree frequentate dagli orsi è vicina allo zero. L’orso è un animale schivo che evita con cura il contatto con gli esseri umani. È sufficiente recarsi in montagna con le dovute accortezze e soprattutto facendo rumore, ad esempio con sonagli attaccati allo zaino, per consentire agli animali di allontanarsi ed evitare contatti ravvicinati che possono essere un rischio.  Purtroppo, in Trentino, anni di totale assenza di gestione e di tanta disinformazione, hanno generato una psicosi collettiva basata sulla paura, che distorce la realtà a danno di tutti».
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