Greenpeace: «L’industria minimizza i pericoli del GNL»
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Un nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania rivela che nonostante il rischio di disastri catastrofici, l’industria del GNL minimizza i pericoli derivanti da questo combustibile fossile.
Un nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania, che esplora la storia degli incidenti legati al Gas Naturale Liquefatto (GNL) mettendo in evidenza la mancanza di trasparenza e protocolli di sicurezza non sempre adeguati, rivela che nonostante il rischio di disastri catastrofici, l’industria del GNL minimizza i pericoli derivanti da questo combustibile fossile. Le esplosioni di nubi di vapore, ad esempio, potrebbero avere un impatto 15-20 volte superiore alle stime ufficiali. Inoltre, molti impianti di GNL, situati in aree costiere densamente popolate, mancano di zone di sicurezza adeguate, esponendo in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili a gravi rischi.
Lo studio, pubblicato in concomitanza con l’apertura del World LNG Summit & Awards di Berlino, sottolinea come non valga davvero la pena correre questi rischi, considerando che le fonti di energia rinnovabili offrono maggiore sicurezza per i lavoratori e le comunità circostanti, oltre a essere più economiche, rispettose del clima e capaci di garantire maggiore autonomia e sovranità energetica. I governi europei, compreso quello italiano, stanno invece investendo massicciamente in nuove infrastrutture per l’importazione di gas liquefatto, in particolare dagli Stati Uniti.
Greenpeace chiede il divieto di tutti i nuovi progetti legati ai combustibili fossili in Europa e l’eliminazione graduale del gas fossile. «L’industria del GNL opera nell’ombra da troppo tempo. Il suo business mette a rischio la nostra sicurezza attraverso emissioni di gas serra, inquinamento, ma anche esplosioni e incendi che minacciano direttamente la salute e la vita di lavoratori e lavoratrici e delle comunità esposte ai gravi rischi derivanti da queste attività», dichiara Simona Abbate della campagna Clima di Greenpeace Italia. «Anche il governo italiano prevede di aumentare la capacità di rigassificazione dei terminali esistenti, di incrementare il numero di rigassificatori attivi nel Paese, con l’entrata in funzione di quello di Ravenna, e di ampliare la capacità di trasporto sud-nord lungo la dorsale Adriatica. È ora di abbandonare il gas fossile, troppo rischioso per le persone, per il clima e per l’ambiente: il nostro Paese può e deve investire nelle fonti rinnovabili e l’Unione Europea deve vietare al più presto tutti i nuovi progetti legati ai combustibili fossili».
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