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GriG: «Gasdotto dei terremoti, chiediamo la decadenza delle autorizzazioni»

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L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inviato una istanza al Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica e al Ministero della Cultura per sollecitare un provvedimento che dichiari la perdita di efficacia dei decreti che hanno dato «giudizio positivo condizionato di compatibilità ambientale» al progetto di gasdotto “Rete Adriatica”.
GriG: «Gasdotto dei terremoti, chiediamo la decadenza delle autorizzazioni»
L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inviato una istanza al Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica e al Ministero della Cultura per sollecitare un provvedimento che dichiari la perdita di efficacia dei decreti che hanno dato «giudizio positivo condizionato di compatibilità ambientale» al progetto di gasdotto “Rete Adriatica”.
I decreti in questione sono il decreto ministeriale del 16 maggio 2011, n. 256 per il tronco Foligno-Sestino e il decreto ministeriale del 16 maggio 2011, n. 70 per il tronco Sulmona-Foligno.
«I due decreti ministeriali hanno rispettivamente concluso i relativi procedimenti di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) di due tronchi del gasdotto “rete Adriatica” ormai ben dodici anni fa senza che vi sia stato alcun avvio dei lavori – scrive il GriG –  La più recente giurisprudenza afferma che tutte le pronunce di compatibilità ambientale al termine del procedimento di V.I.A. hanno durata quinquennale, anche se emanate prima della riforma del Codice dell’ambiente del 2008, come nei casi in argomento. Il progetto di  gasdotto “Rete Adriatica” è il ben noto  gasdotto dei terremoti, visto che il tracciato assurdamente prescelto riesce, oltre che a provocare un immane scempio ambientale sull’Appennino, a interessare buona parte delle  zone a maggiore rischio sismico a livello europeo».
«Ha caratteristiche pesantemente impattanti: una lunghezza complessiva di km. 687 (tubazione di diametro 1.200 mm. a mt. 5 di profondità, servitù di mt. 40), un unico tracciato dal Sud (Massafra, Prov. Taranto) fino all’Italia settentrionale (Minerbio, Prov. Bologna) – prosegue l’associazione – È un progetto suddiviso in cinque tronconi che attraversa dieci Regioni, interessando aree di rilevante importanza naturalistica (3 parchi nazionali, 1 parco naturale regionale, 21 siti di importanza comunitaria), aree a gravissimo rischio sismico e idrogeologico, senza che sia stato effettuato un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale come richiesto da normativa e giurisprudenza comunitaria né una procedura di valutazione ambientale strategica. Sono state disattese anche altre disposizioni normative specifiche relative al procedimento di V.I.A. e alla corretta redazione dello studio di impatto ambientale».
«Il costo dell’opera è stimato ormai in 2,4 miliardi di euro – prosegue l’associazione – E tuttora  non sono scandalosamente definiti i due ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica pendenti avverso i tronconi Sulmona-Foligno e Foligno-Sestino. Lo stesso Gruppo Snam ammette che nel 2030 si avrà un consumo di circa 60-65 milioni di metri cubi di gas naturale all’anno a fronte di una capacità di complessiva di gestione da parte delle infrastrutture (gasdotti e rigassificatori) di 90 miliardi di metri cubi all’anno. Per un terzo, quindi, saranno inutilizzate opere la cui costruzione grava e graverà sulle tasche degli Italiani. L’Italia dispone di infrastrutture metanifere di trasporto e di distribuzione interna che sono sovradimensionate rispetto al fabbisogno nazionale. Nel tempo i consumi di gas sono scesi sensibilmente passando da 86 miliardi e 200 milioni di metri cubi del 2005, che evidentemente sono stati consegnati agli utenti con le infrastrutture esistenti, ai 69 miliardi del 2022 (71 miliardi se vogliamo considerare la media degli ultimi 5 anni), con un trend in futura netta diminuzione».
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Linda Maggiori, nel suo libro “Mamme ribelli. Le mille battaglie contro l’inquinamento e per la salute di tutti”, ha dato voce ai comitati che si battono contro la realizzazione del gasdotto e ha raccontato come stanno le cose.

Mamme ribelli è un libro unico, che dà voce alle donne, ma non solo, che da anni fanno parte della Rete delle Mamme Da Nord A Sud e racconta le loro lotte contro l’inquinamento dei territori e il saccheggio ambientale, per la salute dei loro figli e dei figli di tutti.
Leggerete dell’impegno, delle esperienze, della tenacia e della determinazione delle “Mamme No Pfas” del vicentino, delle “Mamme Volanti” di Brescia, delle donne di Taranto, delle madri che si battono contro le basi militari in Sardegna, delle “Mamme Antismog” nella Pianura Padana, delle mamme di Venafro, di quelle No Tap e di tante altre.
Sono tutte mamme ribelli che lottano indomite per la vita e per la terra, contro la devastazione dell’ambiente e l’omertà istituzionale, forti di una profonda solidarietà intergenerazionale. E quando le madri si muovono, si muovono anche le montagne.
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