L’associazione ecologista Gruppo di Intervento Giuridico torna sul problema delle capitozzature dannose del verde pubblico e ha chiesto ai ministeri competenti di introdurre «adeguate sanzioni» e «criteri ambientali minimi» che prevedano il divieto di tali pratiche.
«Una delle innovazioni più rilevanti e meritevoli per rendere meno impattante sull’ambiente e le risorse ambientali l’attività svolta dalle Amministrazioni Pubbliche italiane in questi ultimi anni è certamente la previsione dei
Criteri Ambientali Minimi (CAM) nei vari settori di attività – spiega il Gruppo di Intervento Giuridico – Si tratta dei “requisiti ambientali definiti per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato”, a loro volta “definiti nell’ambito di quanto stabilito dal Piano per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore della pubblica amministrazione e adottati con Decreto del Ministro”».
«Riguardo il Verde Pubblico, i CAM sono stati approvati con
D.M. n. 63 del 10 marzo 2020 (Servizio di gestione del verde pubblico e fornitura prodotti per la cura del verde) – prosegue l’associazione – e trovano applicazione nell’ambito delle previsioni del Codice dei contratti» con l’obbligo di considerarli anche per la definizione dei criteri di aggiudicazione dell’appalto.
«Anche la giurisprudenza amministrativa è orientata per un’immediata cogenza dei CAM – scrive ancora l’associazione – tuttavia la realtà quotidiana diffusa in tutto il territorio nazionale presenta tuttora esempi di capitozzature e potature di verde pubblico che richiamano veri e propri massacri arborei più che cura del verde: l’esperienza di ampia casistica affrontata nel corso di pluriennale attività associazionistica, porta a ritenere che l’assenza di un qualsiasi apparato sanzionatorio per la violazione dei CAM comporti, purtroppo, una sorta di garanzia di impunità in materia. Di fatto, se non è previsto il rispetto dei CAM nella gestione del verde pubblico, nella stragrande parte dei casi non accade proprio nulla….e i nostri alberi vengono capitozzati e scempiati in tutta Italia».
Per questo motivo, l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha richiesto «al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, informando il Ministero della Cultura, di considerare seriamente l’opportunità di introdurre un adeguato apparato sanzionatorio nel D.M. n. 63 del 2020, che individua i criteri ambientali minimi per la gestione del verde pubblico e prevede il divieto per tali pratiche. Infatti, fra i Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico (lettera E dell’Allegato) è affermato chiaramente (punto 11) che chi effettua le operazioni di gestione del verde pubblico deve “evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione”, intendendo per “capitozzatura” il “drastico raccorciamento del tronco o delle branche primarie (sbrancatura) fino ad arrivare in prossimità di questi ultimi (Fonte linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile a cura del Comitato per lo sviluppo del verde urbano)”».
Tutti i criteri ambientali minimi (CAM), poi, sono improntati alla salvaguardia della fauna selvatica: «le attività di manutenzione, soprattutto dei parchi suburbani e di aree a forte valenza ambientale, devono essere eseguite creando il minore disturbo e danno alla fauna presente nell’area».
«Basta, quindi, anche con i tagli e le potature di alberi, arbusti e siepi nel periodo della nidificazione (marzo – agosto), già vietati per legge» conclude l’associazione.
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