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I geni minacciati dai cambiamenti climatici

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I cambiamenti climatici minacciano anche 
il patrimonio genetico delle specie animali e la diversità genetica delle popolazioni. L’80% delle unità evolutive potrebbe scomparire entro il 2080
I cambiamenti climatici minacciano 
il patrimonio genetico delle specie, non solo con l’estinzione, ma anche con la scomparsa delle diverse popolazioni all’interno delle singole specie.
Gli scienziati le chiamano “unità evolutive”: non vere e proprie «specie» bensì sottoinsiemi delle stesse, ovvero «popolazioni» corredate da una significativa diversità genetica, al limite della classificazione in sottospecie. 
Uno studio recentemente condotto dal dr. Nowak, biologo dell’istituto di ricerca Senckenberg di Gelnhausen, in Germania, ha analizza alcuni insetti acquatici presenti nelle montagne dell’Europa centrale: sette specie di tricotteri, un efemerottero e un plecottero (semplificando, piccole «mosche» acquatiche come A. compacta) con caratteristiche simili – necessità di acqua fredda per sopravvivere e limitata possibilità di spostamento. 
Secondo questi studi  i cambiamenti climatici minaccerebbero non solo l’esistenza di specie intere, ma anche la diversità genetica delle popolazioni in esse contenute.
Secondo le ipotesi dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), proseguendo nei trend odierni il 79% delle cosiddette “unità evolutive” oggetto di studio  scompariranno entro il 2080. Se le emissioni verranno ridotte, la perdita di diversità genetica potrebbe abbassarsi al 59%. Secondo l’attività di ricerca effettuata Mauro Gobbi, entomologo specializzato in cambiamenti climatici, che dal 2003 indaga il legame esistente tra l’innalzamento di temperatura in alta quota e la biodiversità di coleotteri carabidi e ragni, questi due gruppi di animali reagiscono al riscaldamento globale spostandosi verso quote più elevate o all’interno del detrito roccioso, dove ancora esistono ambienti freddi e umidi. «Indagare la diversità genetica di queste comunità», ribadisce lo scienziato, «è di estrema importanza».
Fonte: Corriere Ambiente

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