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I No Tav querelano il direttore de La Repubblica: «Basta diffamazione»

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Come si apprende dal sito del movimento No Tav, rappresentanti dello stesso movimento si sono ritrovati davanti al Tribunale di Torino e alla caserma dei carabinieri di Susa per depositare le prime querele contro Maurizio Molinari, direttore de “La Repubblica”, «che – come scrivono – il 10 ottobre aveva rilasciato dichiarazioni diffamatorie ai danni dei No Tav, durante la trasmissione “Mezz’ora in più”, condotta da Lucia Annunziata».
I No Tav querelano il direttore de La Repubblica: «Basta diffamazione»
Come si apprende dal sito del movimento No Tav, rappresentanti dello stesso movimento si sono ritrovati davanti al Tribunale di Torino e alla caserma dei carabinieri di Susa per depositare le prime querele contro Maurizio Molinari, direttore de “La Repubblica”, «che – come scrivono – il 10 ottobre aveva rilasciato dichiarazioni diffamatorie ai danni dei No Tav, durante la trasmissione “Mezz’ora in più”, condotta da Lucia Annunziata» ( qui il video) .
«La determinazione del movimento è sempre stato l’elemento che è stato in grado di mettere in seria difficoltà tutto il sistema Ta – si legge sul sito del movimento –  Sono 30 anni che cercano con ogni mezzo di fermarci, ma noi non abbiamo mai fatto un passo indietro e sicuramente non abbiamo intenzione di lasciarci intimidire, oggi, dalle dichiarazioni di uno dei tanti giornalisti che da sempre sono dichiaratamente Si Tav e che puntualmente si ritrovano a parlare (a sproposito) della nostra lotta. Ad accompagnare i tanti No Tav, anche diversi avvocati che hanno collaborato alla stesura delle querele perché le dichiarazioni di Maurizio Molinari nel corso della trasmissione televisiva “Mezz’ora in più”, condotta da Lucia Annunziata, si commentano da sole. Applicare l’etichetta di terrorismo ad un movimento sociale da tanti anni insediato sul territorio della Val di Susa e radicato in una vasta comunità di cittadini, non solo valsusini, vuol dire proporre una equiparazione non solo falsa e incongrua, ma altamente diffamatoria sia nei confronti dell’intero movimento No Tav, che nei confronti dei singoli che ne sono parte».
«Non vi è dubbio che l’esercizio del diritto di critica sia tutelato dalla nostra Costituzione e sia momento fondamentale di libertà, ma non può certo sconfinare nel consapevole e deliberato attacco della reputazione altrui – scrivono ancora i rappresenti dei No Tav – I limiti della continenza e del rispetto della verità, che, secondo la consolidata giurisprudenza, segnano il perimetro della critica politica lecita sono stati in questo caso abbondantemente travalicati attraverso l’uso di espressioni pretestuosamente denigratorie e gratuitamente offensive intese a screditare l’avversario politico, degradando il dibattito a mera aggressione verbale. Va ricordato a Molinari che nell’unico caso in cui in un “processo No Tav”, per uno specifico fatto accaduto al cantiere di Chiomonte, è stata contestata a 4 imputati la finalità di terrorismo, tale ipotesi abbia ricevuto ripetute e sonore smentite da parte dell’autorità giudiziaria».
«I No Tav sono persone comuni, sicuramente non terroristi; ci siamo e ci saranno sempre perché in gioco c’è il futuro di tutte e tutti».

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