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Il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api

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Il 20 maggio torna la Giornata mondiale delle Api e ciò riporta al centro l’argomento cruciale della tutela degli insetti impollinatori, sempre più messi a rischio dall’agricoltura intensiva e dall’utilizzo massiccio dei pesticidi.
Il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api
Il 20 maggio torna la Giornata mondiale delle Api e ciò riporta al centro l’argomento cruciale della tutela degli insetti impollinatori, sempre più messi a rischio dall’agricoltura intensiva e dall’utilizzo massiccio dei pesticidi.
«Il Rapporto di valutazione tematico su impollinatori, impollinazione e produzione alimentare,pubblicato nel febbraio 2016 daIl’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services) ha stimato che un numero crescente di specie di impollinatori in tutto il mondo è sull’orlo dell’estinzione a causa di diversi tipi pressione, molti dei quali prodotte dall’uomo. Le cause sono molteplici e concatenate e sono le stesse che stanno portando al declino della biodiversità: distruzione, degradazione e frammentazione degli habitatinquinamento (in particolare da pesticidi)cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive, parassiti e patogeni»: lo afferma Ispra Ambiente.
La Giornata della api vuole quindi «riportare all’attenzione dei cittadini, dei media e dei decisori politici l’importanza delle api e in generale di tutti gli impollinatori, api, vespe, farfalle, coccinelle, ragni, rettili, uccelli, finanche mammiferi, per la sicurezza alimentare, la sussistenza di centinaia di milioni di persone e per il funzionamento degli ecosistemi e la conservazione degli habitat – aggiunge Ispra – Gli impollinatori sono animali che, visitando i fiori alla ricerca di nettare e polline, s’imbrattano di polline (gamete maschile, analogo allo sperma dei mammiferi) del quale sono ricchi le antere, cioè la porzione fertile degli organi sessuali maschili di un fiore. Visitando i fiori di altre piante, trasferiscono il polline (gamete maschile, analogo allo sperma dei mammiferi) attraverso il loro corpo sullo stigma, parte più esterna del gineceo o pistillo (che rappresenta la parte femminile del fiore). Attraverso lo stigma il polline giunge poi a fecondare l’ovario, permettendo così la riproduzione della pianta».
«Circa il 70% delle 115 principali colture agrarie mondiali beneficia dell’impollinazione animale. In Europa la produzione di circa l’80% delle 264 specie coltivate dipende dall’attività degli insetti impollinatori – prosegue ancora Ispra – La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale rappresenta un valore economico stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari. Secondo il Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia la valutazione economica del servizio di impollinazione delle aree agricole italiane è pari a circa 3 miliardi di euro l’anno. La riproduzione dell’88% delle piante selvatiche da fiore del mondo (circa 308.000 specie) dipende, almeno in parte, dall’impollinazione animale per la riproduzione».
«Tra gli impollinatori, le specie del genere Apis sono le più numerose: oltre 20.000 in tutto il mondo, gran parte delle quali selvatiche. La più popolare è l’ape domestica, nome scientifico Apis mellifera, conosciuta nel mondo come ape italica. Il valore di questa specie è legato oltre che al servizio d’impollinazione anche alla produzione di miele, cera, propoli e pappa reale – scrive ancora Ispra – Negli ultimi anni gli apicoltori devono fronteggiare un grave fenomeno: la riduzione del numero delle colonie di api e il declino delle loro popolazioni.  Il fenomeno, conosciuto come spopolamento degli alveari o moria delle api, è stato segnalato dagli apicoltori sin dal 2003 e si concentra in primavera, in coincidenza del periodo di maggiore bottinamento delle api.  Sono stati individuati diversi possibili fattori con una negativa incidenza sulla salute e sulla sopravvivenza delle colonie ‘allevate’ di api da miele: la distruzione, il degrado e la frammentazione degli habitat, la semplificazione del paesaggio e l’eliminazione di fasce inerbite e siepi, filati, boschetti; l’agricoltura intensiva; la morte per fame delle api per via della ridotta disponibilità o qualità delle risorse alimentari, gli attacchi di agenti patogeni (virus, batteri e funghi) e parassiti (principalmente insetti e acari), tra cui specie invasive come l’acaro varroa (Varroa destructor), il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il piccolo scarabeo dell’alveare (Aethina tumida), i cambiamenti climatici, il cambiamento culturale e commerciale delle pratiche di apicoltura e, non ultimi per importanza, l’esposizione ai pesticidi usati in agricoltura per la difesa delle colture agrarie, la lotta agli insetti molesti e il diserbo operato in aree urbane e periurbane e i prodotti chimici utilizzati negli alveari per combattere i parassiti e i patogeni delle colonie».
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Letture utili

E se provassimo a modificare il nostro punto di vista sulle api per capire meglio le loro esigenze, le cause delle frequenti morie e, più in generale, della crisi dell’apicoltura odierna?

L’approccio biodinamico proposto in questo libro è un metodo concreto e ben sperimentato per un’apicoltura sostenibile e rispettosa delle api: dalla progettazione dell’apiario alla raccolta del miele, senza trascurare la gestione delle colonie, la propagazione e la cura. Le pratiche presentate, frutto dell’esperienza di apicoltori, tecnici e scienziati di provenienza e scuole di pensiero differenti, si basano su un approccio sensibile all’ape nel suo ambiente, ampiamente supportato dalle più recenti ricerche scientifiche.
Il rapporto con l’ape proposto in queste pagine è molto differente da quello praticato nell’apicoltura convenzionale che considera l’ape alla stessa stregua di un qualsiasi animale d’allevamento, e che, nonostante il continuo ricorso a trattamenti di sintesi, nutrizione stimolante e fecondazione artificiale, non sembra in grado di dare risposte efficaci contro il progressivo degrado della salute dell’alveare.
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Forte della lunga esperienza di apicoltore, l’autore propone un metodo molto innovativo basato sull’adozione di arnie di facile costruzione e di ancora più semplice gestione.

Un’apicoltura «estensiva» che, a differenza di quella convenzionale intensiva, riduce al minimo lo stress a carico delle api, limitando allo stretto necessario gli interventi sulle arnie.
È un’apicoltura a basso costo perché può essere praticata con arnie autocostruite realizzate con legname riciclato (come quello ricavato da pallet), ed ecologica perché non ricorre all’impiego di farmaci di sintesi nella cura delle malattie e rispetta le esigenze etologiche delle api.
Le numerose illustrazioni che corredano il libro aiutano il lettore a fare propria una tecnica millenaria che ancor prima di rappresentare una possibile attività economica, costituisce una chiave unica per entrare in stretta sintonia con i cicli naturali e l’affascinante mondo delle api.

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