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Il Referendum sulla caccia viene cancellato

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Colpo di mano sul Referendum sulla caccia grazie all’abrogazione della Legge Regionale da parte del consiglio regionale piemontese. Una pagina buia per la democrazia…
Il Referendum non s’ha da fare. Ci hanno pensato Cota e compagni a mettere i bastoni tra le ruote al comitato referendario. Abrogando la Legge Regionale 79 del 1996 cadono i presupposti, ovvero l’abrogazione della stessa legge, per la consultazione popolare.
I referendari non si danno per vinti e stanno esaminando tutte le vie legali per poter riacquistare il diritto al voto il 3 giugno prossimo. Ma l’atto di sabotaggio è stato compiuto: per l’opinione pubblica ormai è chiaro che il referendum sulla caccia non si farà. La decisione è stata approvata con 28 voti favorevoli, quelli di Pdl e Lega, 18 contrari e un astenuto. L’Aula dovrebbe ora discutere e approvare l’ordine del giorno che contiene i punti qualificanti di una futura nuova legge.
Il quesito referendario regionale piemontese contro la caccia chiedeva l’abrogazione di alcune parti della vigente normativa e richiedeva in particolare il divieto di caccia per 25 specie selvatiche, il divieto di caccia la domenica, il divieto di cacciare su territorio protetto da neve e la limitazione ai privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie.
Il Comitato per il No al Referendum inneggia alla vittoria: l’annullamento del referendum eviterà “l’enorme spreco di denaro pubblico voluto dal comitato promotore”.
Di ben altro avviso il Comitato promotore: “si consuma una delle pagine più buie per la democrazia nella nostra regione. Se possibile ci impegneremo ancora di più di quanto abbiamo fatto fino ad ora. Ormai non è più solo una battaglia a difesa degli animali selvatici, ma soprattutto della democrazia e dei diritti dei cittadini”.
 

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