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Il volto sporco dell’energia “pulita”

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Film e documentari prodotti “dal basso”, finanziati da produttori-cittadini che possono “liberare” le voci critiche e permettere la diffusione di informazioni che altrimenti non riuscirebbero ad emergere dai pantani delle logiche di mercato. E’ “Green lies” un documentario che i film-makers hanno annunciato per quest’anno e che vede già alcune “puntate” su temi che riguardano noi e i nostri territori.
Film e documentari prodotti “dal basso”, finanziati da produttori-cittadini che possono “liberare” le voci critiche e permettere la diffusione di informazioni che altrimenti non riuscirebbero ad emergere dai pantani delle logiche di mercato. E’ “Green lies” un documentario che i film-makers hanno annunciato per quest’anno e che vede già alcune “puntate” su temi che riguardano noi e i nostri territori.
Il progetto è portato avanti dallo studio SMK Videofactory che ha già realizzato puntate interessanti sull’eolico, sulla geotermia, sul biogas e sul solare e dal Centro di documentazione sui conflitti ambientali. “Negli ultimi anni il concetto e le pratiche di Green Economy stanno riscuotendo un successo sempre più consistente” dicono i promotori dell’iniziativa. “Anche in relazione alla crisi economica globale in corso, il mercato si sta indirizzando sempre più marcatamente verso il settore della economia verde, in cui vengono ricercate nuove forme di investimento e di guadagno. Ma l’economia si sta davvero muovendo verso una formula compatibile con i molteplici ecosistemi ambientali? E ancora, è possibile mirare ad un sistema energetico green che sia efficace, se le sue premesse rimangono saldamente ancorate alle logiche del profitto? Green Lies, il nuovo documentario di SMK Videofactory si pone proprio questo obiettivo: condurre un’indagine sugli aspetti meno chiari e spesso poco trasparenti che stanno dietro alla nuova frontiera della green economy. Dal cosiddetto “Greenwashing” alla finanziarizzazione dell’impatto ambientale, tanti sono i prismi che utilizzeremo nel tentativo di problematizzare questo nuovo modello economico, attraverso l’analisi di casus specifici, in cui le pratiche di green economy si trasformano in progetti di industrializzazione energetica di interi territori. Il documentario vuole avere la forma seriale di quattro puntate di inchiesta da circa 20-25 minuti cadauna, che verranno poi racchiuse dentro un unico film. I casi analizzati offriranno l’occasione per sviluppare indagini sulle realtà territoriali interessate, considerando i progetti dei nuovi investitori del settore green in relazione alle caratteristiche ambientali e alle esigenze energetiche contestuali, confrontandoli infine con le aspettative dei cittadini della zona, i quali spesso lamentano di non essere minimamente coinvolti nelle politiche di sviluppo energetico locale”.
E perché scegliere la co-produzione del basso?
“Perché ci permette la totale indipendenza dalle logiche del mercato cinematografico; ci permette di dare visibilità e testimonianza a storie che altrimenti non sarebbero raccontate. Inoltre perché crediamo e sosteniamo la logica delle reti di sostenitori e i meccanismi virtuosi che essa produce; perché la conoscenza e le informazioni servono a ben poco senza meccanismi di condivisione sia nella fase di creazione che in quella di diffusione; perché crediamo che licenziare il film in Creative Commons sia la logica conseguenza di tutto questo”.
Guarda di seguito la puntata sulla geotermia.

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