Il governo ha varato il decreto con cui trasforma l’Autorizzata Integrata Ambientale in legge per l’Ilva di Taranto, cancellando di fatto la sentenza dei giudici che aveva imposto il sequestro della fabbrica. Ora deve firmare Napolitano.
Il governo ha varato il decreto con cui trasforma l’Autorizzata Integrata Ambientale in legge per l’Ilva di Taranto, cancellando di fatto la sentenza dei giudici che aveva imposto il sequestro della fabbrica. Entro lunedì 3 dicembre il decreto legge arriva al Quirinale e, con la firma del presidente della Repubblica, il probabile conflitto istituzionale tra la procura di Taranto e il Governo si materializzerà in tutta la sua complessità giuridica. E in attesa della pubblicazione ufficiale del decreto, la magistratura tarantina sta studiando il testo licenziato dal Consiglio dei ministri che consente all’Ilva di produrre malgrado i sequestri. E sta valutando le contro mosse per non vedere vanificati i provvedimenti presi a salvaguardia della salute pubblica e dell’ambiente. Traspaiono, malgrado i silenzi, il disappunto e l’irritazione per l’iniziativa del governo e il decreto verrebbe definito anche probabilmente incostituzionale perchè sospenderebbe di fatto un atto giudiziario di sequestro preventivo “finalizzato a impedire il protrarsi di reati gravi che mettono a rischio la salute della collettività”. A questo punto, quindi, a meno che i magistrati rinuncino ad ogni azione, le strade possibili appaiono due. La prima è che venga posta alla Consulta una eccezione di incostituzionalità. La seconda è che venga posta alla Corte Costituzionale la questione del conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato. In ogni caso, comunque, ci vorranno mesi. Ma in realtà, il polo siderurgico tarantino non ha mai smesso di produrre malgrado i sequestri e non ha avviato alcuna azione di risanamento. “Avremmo preferito un decreto ‘salva-Taranto’ in luogo di un decreto ‘salva-Ilva’”, ha detto il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Secondo il presidente di Legambiente, “la forza dell’Ilva, dobbiamo dircelo con franchezza, sta anche nel ricatto occupazionale che esercita nei confronti di un territorio martoriato da questo punto di vista. Sembra paradossale ma per diminuire la capacità ricattatoria dell’Ilva bisogna cominciare a lavorare – ha precisato Cogliati Dezza – per sviluppare nuova occupazione. Rispetto a questo ci sono sicuramente la riqualificazione urbana, le energie rinnovabili, il rilancio dell’agricoltura, il rilancio delle aree portuali”. Ben più duro Beppe Grillo: “La polvere sotto il tappeto è l’ultima strategia rimasta al Sistema per sopravvivere. La polvere ha ormai formato cumuli e il tappeto è deformato, con gobbe, strane linee e ondulazioni. I poteri dello Stato qualche volta ci provano a ripulire la stanza, ma senza esito. Infatti dove svanisce lo Stato, svaniscono anche i suoi poteri, la loro legittimità. Le sentenze dei giudici, come avviene a Taranto, vengono cancellate per decreto legge (Mussolini aveva più pudore), indagati come Mancino possono, senza scandalo, colloquiare con il Quirinale della loro situazione processuale per la trattativa mafia-Stato, la Costituzione viene “interpretata” quando serve dal Parlamento (come per il Lodo Alfano vergognosamente approvato prima della bocciatura della Corte Costituzionale), i referendum (finanziamenti elettorali, nucleare) dei cittadini vengono annullati, le leggi di iniziativa popolare (Parlamento Pulito) neppure prese in considerazione”. E aggiunge: “E’ il caso di prendere atto che non solo sta finendo la Seconda Repubblica, ma lo stesso Stato italiano sta scomparendo sotto i nostri occhi, sotto il tappeto”.