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Interferenti endocrini: come difendersi

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Gli interferenti endocrini possono essere una minaccia per la salute umana e per l’ambiente. Il biologo Luciano Atzori – esperto di sicurezza alimentare e tutela della salute – spiega dove si trovano più comunemente e come difendersi.
Secondo l’OMS, nei Paesi industrializzati, l’infertilità e/o l’ipofertilità di coppia (cioè la ridotta capacità di fecondare) colpisce circa il 15-20% delle coppie. Solo in Italia, secondo recenti dati ISTAT, ogni anno si registrano circa 60 mila casi di persone (cioè il 20-25% delle nuove unioni) che riscontrano difficoltà nell’avere una gravidanza.
Le cause possono essere tante: errati stili di vita (es. il fumo, scorrette abitudini alimentari), inquinamento ambientale, fattori psico-emozionali, condizionamenti sociali, ma nell’ultimo decennio parecchi studi stanno evidenziando che una categoria di sostanze chimiche con le quali conviviamo quotidianamente, ovviamente ignorandolo, possono influire pesantemente sulla fertilità di coppia. Queste sostanze sono anche sospettate di essere la causa di tumori ormono-dipendenti, di disturbi neuro comportamentali e di altre patologie oltre che interferire con lo sviluppo cerebrale.
Ma chi sono questi silenti e occulti nuovi compagni di viaggio che, volenti o nolenti, ci fanno “compagnia” ogni giorno della nostra vita? Dove si trovano e come agiscono sul nostro organismo? Il loro nome è Interferenti Endocrini (IE). Vediamo di conoscerli meglio.
Cosa sono gli Interferenti Endocrini?
Gli interferenti endocrini (detti anche perturbatori o distruttori endocrini) sono costituiti da un grande ed eterogeneo gruppo di sostanze chimiche che si possono trovare nell’ambiente come contaminanti persistenti (quindi di facile concentrazione negli organismi viventi), in molti prodotti di consumo di uso comune, ma anche come sostanze naturali. Questi interferenti riescono ad alterare il normale funzionamento del sistema endocrino in quanto possono “spegnere”, “accendere” o “modificare” i segnali inviati dagli ormoni.
                                 Quali sono gli Interferenti Endocrini più conosciuti?
A)    alcuni PCB (PoliCloroBifenili), composti organici di origine industriale, molto adoperati negli anni passati, che inquinano soprattutto i sistemi idrici (mari e acque dolci) accumulandosi nei pesci. L’assunzione prolungata di PCB può determinare problemi al fegato e al sistema nervoso;
B)    alcune Diossine, sostanze organiche eterocicliche spesso prodotte durante i processi di combustione che possono generare effetti neurotossici, tumori e alterazione del corretto funzionamento del sistema endocrino;
C)   il Perfluorottano Sulfonato (PFOS) e l’Acido Perfluorottanoico sale ammonico (PFOA).  Sono entrambi dei composti chimici molto persistenti nell’ambiente che riescono ad accumularsi in alcuni organismi viventi (es. nei pesci). In generale questi due composti si possono trovare nei rivestimenti idrorepellenti o antimacchia dei tessuti, nei ritardanti di fiamma (contenuti nelle schiume di certi materassi e sedili per auto), in alcune vernici per pavimenti, nella carta per uso alimentare resistente all’olio, ecc.
D)   gli Eteri Bifenili Polibromurati (PBDE). Queste sostanze sono adoperate principalmente come ritardanti di fiamma, per la produzione di arredi (es. mobili, tendaggi e tappeti), nelle schiume di poliuretano adoperate nelle imbottiture, ecc. I PBDE generano bio-accumulo nella catena alimentare (per questo motivo sono considerati inquinanti organici persistenti: POPs) e possono, agendo sulla tiroide, interferire con lo sviluppo neurologico e determinare disturbi comportamentali;
E)    alcuni Fitofarmaci, soprattutto i pesticidi (insetticidi, fungicidi, rodenticidi e gli erbicidi) e altri xenobiotici (alcuni organo fosforici, cloro organici, triazoli, imidazoli e le triazine), possono essere in grado, soprattutto se assunti con continuità e in certe dosi, di creare fenomeni da interferenza endocrina.
F)     alcuni Ftalati come il DEHP (Dietilesilftalato), plastificante usato soprattutto per rendere morbido il PVC (Cloruro di Polivinile). Il DEHP lo si può ritrovare in alcuni imballaggi, nelle confezioni blister, in alcune pellicole, nei rivestimenti delle auto, nei contenitori usa e getta, nei tappi a corona, in alcuni prodotti da cancelleria/ufficio, ecc.
G)  il Bisfenolo A (BPA) sostanza presente in alcune sostanze plastiche (soprattutto in quelle trasparenti e resistenti alle azioni meccaniche e alle alte temperature) e in certi additivi chimici.
H)   alcuni principi utilizzati nei cosmetici. I cosmetici sono mix di sostanze utilizzate per il miglioramento estetico della pelle (quindi non devono possedere alcuna funzione curativa delle patologie cutanee).
I)      alcuni IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici come i benzopireni e i benzofluoranteni) che si possono formare in ambito domestico e nella ristorazione per eccessiva cottura (carbonizzazione) soprattutto degli alimenti ricchi di proteine quali la carne e i pesci cotti alla brace. In realtà si possono formare anche durante le combustioni che avvengono nei processi industriali, durante la combustione delle candele, dell’incenso, delle sigarette, sigari e pipe.
J)     alcuni metalli presenti nell’ambiente come inquinanti possono interferire con i meccanismi endocrini. Tra questi vi è il famigerato Arsenico, che oltre ad esercitare diversi effetti negativi sulla salute umana, interferisce con il meccanismo degli estrogeni da cui si ipotizza che possa aumentare il rischio di tumori al seno.
Questi composti, spesso molto comuni nella vita quotidiana, oltre all’incremento del rischio di patologie riproduttive (infertilità, endometriosi, aborto, criptorchidismo, intersessualità, ipospadia, diminuzione della qualità del seme umano, ecc.) possono generare anche alcuni tipi di tumori (specialmente al seno e nei testicoli), possono essere causa di disturbi comportamentali nell’infanzia, forse anche del diabete e dell’obesità e sicuramente interferiscono con lo sviluppo cerebrale. Le conseguenze negative generate dagli IE possono essere incrementate dall’effetto sommatoria (effetto cocktail) causato dalla possibile assunzione/esposizione multipla e cronica a diversi interferenti endocrini (Cumulative Risk Assessment).
Come si può ridurre o evitare l’esposizione agli Interferenti Endocrini?
Tenuto conto del fatto che tutte queste sostanze “convivono” con noi, risulta necessario assumere verso questi probabili e/o sicuri interferenti endocrini delle misure atte a ridurre, ove possibile, l’interazione con il nostro organismo.
Tra le principali misure preventive generiche vi sono sicuramente i seguenti accorgimenti:
A)    non riutilizzare mai i recipienti in plastica per gli alimenti se sono di tipo monouso;
B)    non utilizzare gli utensili da cottura (padelle, pentole, ecc.) antiaderenti se se il loro rivestimento interno risulta deteriorato e soprattutto non acquistarli via internet se non si è sicuri della loro provenienza (evitare queli utensili antiaderenti extra UE quindi privi della sigla CE);
C)   quando si cuociono gli alimenti bisogna che ci sia un’adeguata ventilazione oppure utilizzare la cappa aspirante;
D)   non travasare mai i liquidi caldi (es. alimenti) in contenitori di plastica che non sono stati fabbricati per sopportare le alte temperature. Prima di effettuare questa operazione è bene far raffreddare il liquido (es. latte, acqua). Per tale motivo sono stati eliminati dal commercio i biberon in policarbonato che comunque si possono ancora trovare all’estero e/o acquistare in internet;
E)    le pellicole trasparenti e le carte per alimenti vanno sempre utilizzate rispettando le indicazioni del produttore che sono obbligatoriamente riportate in etichetta;
F)     non assumere gli alimenti con parti carbonizzate (cioè bruciate) come spesso accade nella cottura alla brace della carne e del pesce e nelle pizze;
G)  ridurre il consumo degli alimenti affumicati a caldo;
H)   limitare ogni forma di combustione negli ambienti chiusi (casa, ufficio, ecc.) specialmente dovuta a sigarette, sigari, pipa, candele e incenso. Se ciò dovesse accadere bisogna che si effettui un adeguato ricambio dell’aria;
I)      se possibile moderare l’utilizzo dell’abbigliamento trattato con idrorepellenti e antimacchia;
J)     nell’acquisto di componenti d’arredo per la casa e l’ufficio limitare la scelta di quei prodotti fabbricati con PVC morbido in quanto può contenere DEHP.
Le vigenti norme quanto ci tutelano dall’esposizione agli Interferenti Endocrini?
Grazie alla normativa vigente molte sostanze che contengono IE sono regolamentate e alcune anche vietate. Questo è il caso di specifici pesticidi e biocidi.  Quindi si può affermare che la corrente legislazione già attua delle tutele nei confronti dei consumatori e dei lavoratori.
Però recentemente c’è stata un’azione dell’UE che potrebbe portare ad un’evoluzione della regolamentazione degli interferenti endocrini. Infatti il 15 giugno 2016, dopo due anni di attesa, la Commissione europea ha indicato al Consiglio e al Parlamento europeo di approvare la definizione dell’OMS del 2002 sugli IE e di identificare gli interferenti endocrini secondo le evidenze scientifiche quindi attraverso severi criteri scientifici.
Secondo i garantisti tale approccio può assicurare un livello elevato di protezione della salute umana e dell’ambiente in quanto si ridurrebbe al minimo l’esposizione agli IE e finalmente si può raggiungere la certezza del diritto.
Secondo i criteri identificati dalla Commissione europea per identificare gli IE bisogna utilizzare tutte le pertinenti evidenze scientifiche, seguire un approccio basato sul “peso dell’evidenza” e applicare un rigoroso riesame scientifico. In altre parole si deve dimostrare l’effetto avverso alla salute umana, il quale deve avere un meccanismo d’azione di tipo endocrino e ci deve essere un nesso causale tra l’effetto avverso e il meccanismo d’azione. Insomma, rispetto alle altre sostanze chimiche nocive, per gli IE non ci si deve limitare a dimostrarne l’effetto negativo (end point), ma si deve esaminare e dimostrare anche il suo meccanismo d’azione. Tutto ciò può sembrare giusto e legittimo, ma in realtà dietro la proposta della Commissione europea ci sono delle ampie zone d’ombra.
Innanzitutto va detto che i criteri proposti dalla Commissione UE per identificare gli IE non considerano gli effetti sugli animali (in natura e/o in laboratorio) lasciando adito a molte riflessioni che hanno già acceso non indifferenti polemiche, infatti, risulta molto difficile dimostrare gli effetti degli IE e il loro meccanismo d’azione senza poter studiare gli effetti indotti o avvenuti in natura sugli animali (molti allarmi sugli IE provengono proprio dal mondo animale). Va anche detto che riuscire a definire una sostanza come Interferente Endocrino attraverso “prove certe” dei suoi effetti negativi e la pertinenza rispetto alla salute umana (quindi non sarebbero considerati tutti i casi che si registrano nel regno animale giacché “non pertinenti”) sono traguardi molto ardui da avvicinare tanto da poter ledere molte delle promesse fatte attraverso le norme sui pesticidi. Casi come l’Imposex, alterazione riproduttiva nelle popolazioni selvatiche di Buccino (mollusco gasteropode) consistenti nella crescita dell’organo genitale maschile (cioè del pene) nelle femmine a causa dell’inquinamento da IE (precisamente da composti metallorganici definiti stannani), non verrebbe considerata pertinente in quanto tale fenomeno non è stato ancora osservato nell’uomo!
Oltre a tutto ciò va detto anche che la regolamentazione delle sostanze chimiche nocive o potenzialmente tali può essere fatta basandosi sul “pericolo” oppure sul “rischio”. Nel primo caso si disciplinano le sostanze secondo le specifiche proprietà senza considerare l’esposizione invece nel secondo caso (quello fondato sul “rischio”) si considera l’esposizione. La maggior parte dei composti chimici sono regolamentati secondo un approccio basato sul “pericolo”, ma con questa proposta della Commissione europea, per quanto concerne gli IE, si torna alla stima del “rischio” quindi è come se si legalizzasse la misurazione della nocività degli IE quando sono in commercio  in quanto devono essere valutati in funzione del loro livello di esposizione. Proprio l’opposto di quanto stabilisce il Regolamento del 2009 sui pesticidi che si fonda sulla valutazione del “pericolo”.
Dietro la scelta della stima del rischio si cela una “scomoda e oscura verità” consistente nel fatto che con le sue proposte la Commissione europea vorrebbe negare alla popolazione il “Principio di Precauzione” previsto dall’art. 7, del Regolamento 178/2002 (norma concernente i requisiti generali della sicurezza alimentare) il quale recita “1. Qualora, in circostanze specifiche a seguito di una valutazione delle informazioni disponibili, venga individuata la possibilità di effetti dannosi per la salute ma permanga una situazione d’incertezza sul piano scientifico, possono essere adottate le misure provvisorie di gestione del rischio necessarie per garantire il livello elevato di tutela della salute che la Comunità persegue, in attesa di ulteriori informazioni scientifiche per una valutazione più esauriente del rischio.
2. Le misure adottate sulla base del paragrafo 1 sono proporzionate e prevedono le sole restrizioni al commercio che siano necessarie per raggiungere il livello elevato di tutela della salute perseguito nella Comunità, tenendo conto della realizzabilità tecnica ed economica e di altri aspetti, se pertinenti. Tali misure sono riesaminate entro un periodo di tempo ragionevole a seconda della natura del rischio per la vita o per la salute individuato e del tipo di informazioni scientifiche necessarie per risolvere la situazione di incertezza scientifica e per realizzare una valutazione del rischio più esauriente”.
Il considerando n. 21 dello stesso Regolamento dice che “Nei casi specifici in cui vi è un rischio per la vita o per la salute, ma permane una situazione di incertezza sul piano scientifico, il principio di precauzione costituisce un meccanismo per determinare misure di gestione del rischio o altri interventi volti a garantire il livello elevato di tutela della salute perseguito nella Comunità”.
In parole semplici si può affermare che il principio di precauzione attesta che quandoci sono minacce di serio danno, l’assenza di certezze scientifiche non deve essere utilizzata come ragione per ostacolare l’adozione di misure di prevenzione della salute umana. Di conseguenza se si ipotizza che una sostanza possa fare del male, ma non ci sono solide evidenze scientifiche, nel frattempo che si effettuano gli studi, secondo il principio di precauzione, quella sostanza dovrebbe essere regolamentata cioè si dovrebbe disciplinarne l’uso attraverso una limitazione o addirittura il divieto.
Insomma, abbandonando per gli IE il principio di precauzione, si rischia seriamente di essere meno tutelati da questi composti che ormai si trovano in moltissimi prodotti di largo consumo. Tutela che non riguarda la sola salute degli europei, ma anche il costo che gli Stati dell’UE dovrebbero sostenere per la cura delle patologie indotte dagli IE, costo che è stato stimato per intera Europa tra i 157 e i 288 miliardi di euro all’anno.
Conclusioni
Dall’analisi appena fatta appare evidente che gli Interferenti Endocrini possono essere un serio problema per l’ambiente e per la salute umana considerata soprattutto la loro ubiquità (alimenti, imballaggi, prodotti per la casa, abbigliamento, inquinanti ambientali, ecc.).
Nonostante ciò la Commissione europea vuole rendere, con il pretesto di una maggiore tutela della salute umana, più difficile l’identificazione di queste sostanze e proponendo la valutazione dei rischi, e non del pericolo, di fatto non prevede l’applicazione del principio di precauzione. In definitiva si avrebbe una minor tutela della salute perché prima di dimostrare che una sostanza è un IE, e quindi eliminarla dal commercio, ci potrebbero volere anche parecchi anni durante i quali la sostanza girerebbe liberamente nel mercato agendo indisturbata…
Insomma se il disegno proposto dalla Commissione dell’UE dovesse essere quello delineato si rischia seriamente di andare incontro a un clamoroso insuccesso nei confronti della salute collettiva.

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