L’Area Marina Protetta delle Cinque Terre ha aderito alla rete di Greenpeace “Mare Caldo”, che è arrivata a 11 stazioni per il monitoraggio degli impatti dei cambiamenti climatici sui mari italiani.
L’Area Marina Protetta delle Cinque Terre ha aderito alla rete di Greenpeace “Mare Caldo”, che è arrivata a 11 stazioni per il monitoraggio degli impatti dei
cambiamenti climatici sui mari italiani.
Lo fa sapere la stessa associazione ambientalista.
«Ci siamo immersi per procedere all’installazione di sensori per la misurazione delle temperature marine lungo la colonna d’acqua – spiegano da Greenpeace – I dati raccolti durante i primi due anni di monitoraggio dalla rete “Mare caldo” insieme al Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita (DiSTAV) dell’Università di Genova, partner scientifico del progetto, e al laboratorio tecnico ElbaTech, indicano chiaramente che i nostri mari si stanno scaldando fino in profondità con gravi impatti sulla biodiversità marina, dalla scomparsa delle specie autoctone più vulnerabili all’invasione di altre specie, spesso aliene, che meglio si adattano a un mare sempre più caldo».
«L’obiettivo dell’Italia di tutelare il 30% dei nostri mari entro il 2030 evidenzia quanto sia fondamentale ampliare la salvaguardia di questa grande risorsa, anche garantendo una gestione efficace delle nostre aree marine protette – ha raccontato Donatella Bianchi, Presidente dell’AMP delle Cinque Terre – Per farlo è necessario investire in azioni di sistema, in progetti che possano dar vita ad una rete e ad un confronto, proprio come avviene con il progetto Mare Caldo. Monitorare i cambiamenti climatici, fotografare la situazione attuale e divulgare le informazioni raccolte è oggi fondamentale per portare i decisori politici a compiere scelte giuste ed efficaci. Il funzionamento della rete delle AMP ha un ruolo chiave nella conservazione e ripristino dell’ecosistema marino, importantissimo per la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma estremamente fragile».