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L’Italia che cambia strada

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A Reggio Emilia è stato presentato il documento programmatico degli Stati generali della Bicicletta e della Mobilità nuova. Primo punto: abbassare i limiti di velocità nelle strade urbane
Abbassare il limite di velocità a 30 chilometri orari sulle strade urbane (ad eccezione di quelle di grande scorrimento) e invertite le priorità degli investimenti pubblici in materia di mobilità: non più grandi opere ma interventi puntuali a fare di pedoni e ciclisti nelle città. Sono queste alcune delle proposte emerse a Reggio Emilia a conclusione dagli Stati generali della Bicicletta e della Mobilità nuova. L’evento nazionale è stato promosso da Anci, Legambiente, Fiab e Salvaiciclisti con la collaborazione del Comune di Reggio Emilia e l’adesione della Presidenza della Repubblica, per parlare di mobilità nuova, ciclabilità e qualità urbana, ma soprattutto per dar vita a cambiamenti concreti basati su impegni vincolanti per le Amministrazioni.
Alla fine dei lavori, il Comitato scientifico ha elaborato un Documento di sintesi finale, di cui si riportano qui in modo schematico i passaggi più rilevanti:
L’Italia cambia strada – Serve una Svolta:
– per Territori e Paesaggi di qualità, curati e presidiati, attrezzati per la mobilità dolce;
– per Città di persone, libere dalle auto, più sicure, sane, belle, vissute;
– per una Mobilità sostenibile, più efficiente, intelligente e funzionale;
– per i Pedoni e i Ciclisti, da mettere al centro della mobilità urbana;
– di innovazione sociale: visioni, progetti, decisioni, che siano condivise e che attingano dalle comunità.
In che Direzione:
– verso un target 20-20-20 della mobilità (intese come percentuali di ripartizione modale, tra bici, pedoni, trasporto pubblico locale-Tpl), come obiettivo medio nazionale, ma per il quale ogni città dia il proprio contributo, andando anche oltre;
– verso un target Zero incidenti in ambito urbano puntando a dimezzare subito morti e feriti tra pedoni e ciclisti;
– verso i 30 km/ora in ambito urbano con eccezione della viabilità principale o di ambiti definiti, la cui definizione sia responsabilità dei Piani locali;
– verso i 20.000 km della rete ciclabile nazionale (di cui 6.000 di EuroVelo)
Come. Le strategie:
– ridisegno degli spazi e delle strade e nuovi quartieri Car free, ai fini della moderazione del traffico e della convivenza tra diversi modi di muoversi;
– progettazione e attivazione di servizi integrati e innovativi per una città amichevole che incoraggi il passaggio dall’auto in proprietà a sistemi integrati di mobilità, ad esempio: parcheggi bici-Tpl, stalli, parcheggio spazi condominiali, ciclofficine e luoghi (Bike Square) di aggregazione, ciclabilità diffusa (corsie, preferenziazioni, reti ciclabili come valorizzazione del paesaggio), bikesharing, servizi bici cargo per le merci, intermodalità, infomobilità (orientate alle bici);
– ruolo delle comunità (privati, associazioni e cittadini) per dare loro informazione a voce, per valorizzare il loro ruolo di innovazione di servizi e di prodotti;
– individuazione di investimenti da attivare e o da ridistribuire per il finanziamento della mobilità ciclistica;
– incentivi e disincentivi come: premi a Comuni e quartieri virtuosi, incentivi per i lavoratori (premi, agevolazioni, convenzioni, abbonamenti e defiscalizzazioni per i datori di lavoro che li utilizzano). Incentivi mirati ai i giovani (premi, riconoscimento sociale, abbonamenti, convenzioni, modalità aggregazione). Riconoscimento dell’infortunio in itinere anche per lo spostamento in bici casa-lavoro. Disincentivi all’uso dell’auto (tariffazione sosta, accessi aree congestionate).
Fonte: Eco dalle Città

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