L’Italia da recuperare
homepage h2
“Con ‘Riutilizziamo l’Italia’ il WWF vuole avviare il più grande processo di recupero del territorio italiano dopo quello che ha interessato nel Dopoguerra i centri storici. Un’azione di grande valenza ambientale, sociale ed economica attraverso la quale creare nuovi posti di lavoro, riqualificare l’ambiente e il paesaggio. Un percorso partecipato che si rivolge alla comunità, agli individui e ai tecnici a cui il WWF con ‘Riutilizziamo l’Italia’ chiede di inviare ipotesi, idee e progetti”, ha dichiarato Adriano Paolella, Direttore Generale del WWF Italia e docente di ‘Tecnologia dell’Architettura’ presso l’Università degli Studi di Reggio Calabria.
Ecco alcune cifre esemplificano la quantità del patrimonio inutilizzato in Italia:
Case ‘vuote’: In Italia su un totale di quasi 29 milioni di abitazioni, quasi 5 milioni risultano o seconde case o non occupate (dati ISTAT). Nella sola Milano ci sono 3,5 milioni di metri cubi di uffici pubblici e privati non più utilizzati (ex fabbriche e scali ferroviari, cascine immerse nel verde dei parchi, ecc.), di cui circa 880mila sono uffici sfitti.
Linee Ferroviarie: in Italia ci sono 5.535 km di linee chiuse, 502 km di tratti incompiuti e 940 km di linee con tratta variata per un totale di 6.977 km di ferrovie. Senza considerare le infrastrutture connesse: case cantoniere, stazioni e relativi piazzali, parcheggi, depositi e binari di deposito (elaborazione WWF su dati Associazione Italiana Greenways).
Demanio militare: in Sardegna le aree e gli edifici del demanio sono 144.230 ettari per una superficie costruita di 467.600 mq e un volume di circa 4,5 milioni di mc (elaborazione WWF su dati Regione Sardegna).
Aree industriali: un caso che ha fatto scuola è l’impianto di Saline Ioniche, a Reggio Calabria, con una superficie totale di 700mila mq, mai entrato in funzione.
La’bolla’ dei capannoni. In seguito all’inchiesta sul crollo dei capannoni industriali avviata in Emilia Romagna a seguito del terremoto, il WWF ha denunciato in questi giorni la ‘bolla’ dei capannoni industriali che imbruttisce il territorio e mette a rischio i cittadini. Ne sono stati realizzati forse più del necessario anche a causa degli incentivi offerti dalla cosiddetta legge ‘Tremonti bis’ del 2001 (Legge 383/2001), che offriva sgravi fiscali a quegli imprenditori che investivano parte dei propri utili in strutture funzionali alla propria attività.
Ecco i dati che fotografano la ‘bolla’ dei capannoni: secondo elaborazioni WWF i capannoni e loro pertinenze occupano in Italia più di 2mila chilometri quadrati, 20 volte l’estensione della città di Napoli. Secondo il rapporto 2012 dell’Agenzia del Territorio in Italia ci sono 701.978 capannoni: il primato di capannopoli va alla Lombardia (con 137.668 strutture, pari al 19,6% del totale), al secondo postoil Veneto (con 87.894 strutture, pari al 12,5%),al terzo posto l’Emilia Romagna (con 83.465, pari all’11,9%).
I casi virtuosi
Ecco invece i nove esempi positivi indicati dal Wwf italiano. Si tratta di nove casi virtuosi di aree riutilizzate in 7 regioni e restituite ad ambiente e comunità locali.
Si va dalla Lombardia, con l’Oasi WWF Foppe di Trezzo un tempo cava d’argilla ed oggi area naturalista e tappa migratoria per molte specie di uccelli e il Parco delle Noci di Melegnano (MI), tra le prime oasi urbane in Italia recuperatad a un’area prima sovrasfruttata dall’agricoltura intensiva e poi divenuta sito industriale.
Si passa per il Friuli Venezia Giulia, dove a Rivignano (Udine) grazie ai fondi europei del progetto LIFE+ è stato fatto rinascere con un bosco umido planiziale l’antico habitat friulano, alimentato anche dai semi e piante che un apposito vivaio distribuisce agli abitanti della zona.
Nel Veneto, invece, il Forte Marghera (Venezia), un tempo sito militare oggi è un parco pubblico con numerosi edifici storici e sede di diverse associazioni oltre che attività artigianali incentrate sulla produzione locale e biologica.
Altro esempio di recupero del demanio militare in Emilia Romagna, a Reggio Emilia, dove il complesso dell’ex-polveriera oggi ospita, oltre alla sede di associazioni cittadine, un centro per disabili e uno per la famiglia.
In Toscana, l’Oasi WWF Stagni di Focagnano, oggi sede di numerose specie e laboratorio di ricerca per molti studiosi, è stata sottratta al degrado e all’avanzata dello sviluppo urbano.
Nel Lazio, nel centro storico di Roma, l’ex-mattatoio, inattivo dagli anni ’70, oggi ospita la ‘Città dell’Altra Economia’, il museo d’arte contemporanea MACRO, la Facoltà di Architettura di Roma Tre e un centro sociale.
Infine, in Campania, a Napoli, il Parco “Lo Spicchio”, dove prima venivano abbandonati i rifiuti e si svolgevano attività illegali e oggi parco urbano con laboratori didattici, e il Parco “Carmine Minopoli”, 14mila metri quadrati un tempo sede di un gasometro e oggi invece parco agricolo al centro della città.