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L’Italia è un territorio a rischio

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Terremoti, frane, consumo di suolo, ma anche cattiva qualità dell’aria. L’Annuario dell’Ispra scatta un immagine impietosa del nostro paese.
Un Paese in cui si respira una brutta aria, ma che è anche minacciato da frane, terremoti e dal consumo di suolo.È stato presentato oggi presso la Società Geografica Italiana di Roma l’Annuario dei Dati Ambientali dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) giunto alla sua decima edizione. Secondo il rapporto il rischio sismico in Italio è ancora più elevato di quanto non venga percepito ed immaginato dalla popolazione. Nel corso del 2011 sono stati oltre 2000 gli eventi sismici che hanno scosso tutta la nostra Penisola, in particolar modo Abruzzo, Calabria e Sicilia. La Calabria e la Sicialia rappresentano le due zone dove si sono verificati i piu’ forti terremoti storici italiani, alcuni dei quali hanno raggiunto magnitudo maggiori di 7 (Calabria, Sicilia orientale e arco appenninico centro-meridionale). Ve lo immaginate dunque il fatidico Ponte sullo Stretto? L’intera catena appenninica e le Alpi orientali sono state invece interessate da scosse intorno a magnitudo 6,5.
Un altro storico tormento per il nostro territorio sono le frane, che insistono con maggiore frequenza su Liguria, Calabria e Sicilia: nel corso degli ultimi anni l’Ispra ha censito oltre 486mila frane che hanno interessato un’area di oltre 20.700 chilometri quadrati, pari al 6,9% del territorio nazionale. I comuni italiani interessati da frane sono 5.708, pari al 70,5% del totale, e 2.940 sono stati classificati con livello di attenzione molto elevato.
Preoccupa anche il consumo di suolo, con il superamento della soglia 100 ettari al giorno e con una superficie impermeabilizzata che copre piu’ del 6% dell’intero territorio nazionale. I valori piu’ elevati si registrano in Lombardia, Veneto e Campania con concentrazioni maggiori in corrispondenza delle aree urbane e lungo i principali assi stradali. Il fenomeno assume proporzioni piu’ ampie nelle grandi aree di pianura dove agli effetti indotti dall’urbanizzazione devono essere sommati anche quelli derivanti dall’agricoltura intensiva (compattazione dei suoli).
Nelle principali aree urbane, il soil sealing, in alcuni casi, si estende ormai anche per piu’ della meta’ del territorio comunale, superando il 60% nei comuni di Milano e Napoli. Il trend crescente vede, nel solo comune di Roma, un incremento della superficie impermeabile, pari a piu’ di 300 ettari annui.
Cattive notizie sulla qualità dell’aria che continua ad essere caratterizzata da una vera e propria emergenza legata al superamento delle soglie di PM10,,PM2,5 ed Ozono(O3): oltre la metà delle stazioni di monitoraggio presenti sul territorio (58%) registra valori al di sotto dei limiti. Per questo inquinante (PM10 primario) le sorgenti principali rimangono il settore civile (45%) e i trasporti ( 4% – poco più dei 2/3 provenienti da quello stradale).  Situazione diversa per l’ozono estivo (O3): nel 2011 (da aprile a settembre compresi) l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana (120 μg/m3) non è stato superato solo nell’8% delle stazioni.

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