La lana che unisce
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«Oggi come ieri, non possiamo fare a meno della lana». Marie Thérèse Chaupin, fondatrice dell’Atelier Laines d’Europe, è fiduciosa. Facendo leva su questa grande passione è riuscita a fondare sulle Alpi di Briançon e presso la Filature de Chantemerle una filanda alimentata ad energia idraulica e gestita interamente dalla cooperativa Longo Maï, una comunità di persone che allevano, curano e portano alla transumanza numerose greggi di pecore da cui ricavano la lana, coordinandone tutto il ciclo produttivo, dalla lavorazione fino alla vendita.
La lana è un prodotto biodegradabile al 100%, difficilmente infiammabile, ottimo isolante termico ed acustico che protegge la pelle dai raggi Uv. ppure, dopo il grande sviluppo delle fibre sintetiche avvenuto dagli anni ’50 e dopo l’introduzione di razze ovine «commerciali» come quella neozelandese, per i pastori e i proprietari del bestiame la lana continua a rappresentare solo un prodotto molto difficile da smaltire. Seguendo questo filo conduttore, Marie Thérèse ha conosciuto trasformatori e produttori di tutta Europa, con gli stessi problemi di fondo. «I lavoratori del settore appaiono disperati» racconta «ma allo stesso tempo si avverte in loro un medesimo e forte fermento: il desiderio di unire la tradizione all’innovazione».
Regna tuttavia l’isolamento e la mancanza di una soluzione condivisa: «Gli allevatori sono ignari di dove finisca la lana venduta, mentre chi lavorava i tessuti non conosce nulla del luogo di origine della materia prima. La mia idea è stata quella di mettere in contatto tutte queste realtà». Lane d’Europa Dai numerosi incontri avvenuti con allevatori e operatori del tessile è nata l’esposizione Wools of Europe, presentata per la prima volta nel maggio 2010 alla Bergerie Nationale de Rambouillet. L’esposizione mostra circa 100 razze di pecore esistenti in Europa, ognuna delle quali è descritta attraverso immagini e descrizioni dettagliate, con i filati e i relativi manufatti. Sciarpe dalla Germania, calzature in feltro dalla Bosnia Herzegovina, cuscini imbottiti dalla Svizzera, tappeti dalla Repubblica Ceca, stuoie dall’Italia, maglioni dall’Islanda, gonne e abiti provenienti da ogni angolo d’Europa. Tutto è stato allestito in modo da mostrare la più grande diversità tra le razze, tra le tecniche e tra le applicazioni utilizzate.
Affinché il sapere non vada disperso, dall’esposizione Wools of Europe è nato l’omonimo volume, che raccoglie circa 80 tipologie di lana, fine, grossolana, bianca o colorata, e documenta i molteplici prodotti realizzati. Grazie allo sforzo di Marie Thérèse, il filo di lana è tornato a unire il pastore e l’artigiano, permettendo a entrambi di continuare a esistere.
L’articolo “La lana che unisce” è tratto da Terra Nuova – Gennaio 2012 disponibile anche come eBook.
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