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La rivoluzione verde della pesca artigianale

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I pescatori artigianali del Mediterraneo si sono incontrati nel loro primo meeting e promettono una rivoluzione verde.
Nella seconda metà del mese di Marzo si è aperto il Primo “Meeting Mediterraneo – Pescatori Artigianali nelle Aree Marine Protette” nella Riserva di Torre Guaceto in Puglia. Si tratta del primo scambio di esperienze tra pescatori artigianali e aree marine protette, promosso ed organizzato da Progetto MedPAN nord, Parco Port Cros, Riserva di Torre Guaceto, WWF e Federparchi. La pesca artigianale, definita anche piccola pesca in contrapposizione alla pesca industriale (pesca a strascico, a circuizione, ecc.), promette di fare un ‘salto culturale’ silenzioso, una piccola rivoluzione verde disseminata in tante piccole esperienze che, per la prima volta, si sono messe ‘in rete’ in questo primo meeting internazionale del Mediterraneo. ARPAT, l’agenzia di protezione ambientale, coordina il “gruppo di lavoro piccola pesca” all’interno della Società Italiana di Biologia Marina (SIBM). Il gruppo, tra le altre iniziative, ha organizzato, alla fine del 2008, il workshop “Pesca e Gestione delle Aree Marine Protette”, tenuto nell’AMP di Porto Cesareo (LE). All’interno del sito della SIBM è visitabile la pagina del Gruppo Piccola Pesca, continuamente aggiornata anche da ARPAT.  
La pesca artigianale produce circa la metà del catturato annuale mondiale di prodotto ittico di mare per l’alimentazione umana, che è stimato in oltre 100 milioni di tonnellate. Contemporaneamente, molti degli ecosistemi da cui la pesca artigianale dipende, stanno mostrando segni di sofferenza, come conseguenza della degradazione degli habitat e dello sfruttamento eccessivo indotto dalle industrie della pesca.
La pesca artigianale ha un ruolo determinante presso le comunità locali, per le sue implicazioni di carattere sociale, economico, biologico ed ambientale. Anche la FAO, che definisce il mestiere del pescatore artigianale come quello più pericoloso al mondo per frequenza di incidenti, conferma la grande importanza di questo settore sull’occupazione, sulla sicurezza alimentare, sulla cultura delle comunità litoranee. Nel “Codice di Condotta per una Pesca Responsabile” (FAO 1995), si sostiene che chi pesca lo deve fare in modo corretto, così da assicurare la conservazione delle risorse naturali e la possibilità per le future generazioni di continuare a pescare; si raccomanda inoltre di utilizzare attrezzi da pesca il più possibile selettivi, con basso impatto ambientale, catturando prevalentemente le specie bersaglio e le taglie desiderate; infine si raccomanda di minimizzare gli sprechi e ridurre la cattura di specie non bersaglio, che non hanno un diretto interesse commerciale ma che in natura sono associate alle specie target e che, quando catturate, sono rigettate in mare ormai morte.  
La pesca artigianale è certamente l’attività di prelievo ittico che più si conforma alle raccomandazioni del codice FAO. La piccola pesca può essere infatti ritenuta un’attività all’avanguardia sia sul criterio della sostenibilità, che su quello ecologico ed economico; basta pensare che un attrezzo da pesca artigianale ha un costo medio mille volte inferiore a quello di un attrezzo della pesca industriale, che lo scarto di pesce inutilizzato risulta più di 20 volte minore nella piccola pesca. Il prodotto ittico destinato all’industria della trasformazione in olio e mangimi supera i 20 milioni di tonnellate annuali per la pesca industriale mentre è praticamente inesistente per quella artigianale; infine i consumi di carburante della pesca a grande scala sono circa 15 volte superiori e la cattura per unità di combustibile nella piccola pesca risulta 10 volte più abbondante.
In Italia la piccola pesca è definita come l’attività esercitata da imbarcazioni di lunghezza fuori tutto minore di 12 metri e comunque di stazza inferiore alle 10 TSL, dotate di attrezzi che non utilizzino il motore trainante nell’azione di cattura. Nel nostro paese la pesca artigianale è molto diffusa. E’ costituita da una pluralità di sistemi di pesca, le cui caratteristiche sono sovente correlate strettamente agli aspetti morfologici ed ecologici delle aree in cui si svolgono queste attività.
E’ necessaria ed urgente una riqualificazione del settore della piccola pesca che preveda l’istituzione di corsi obbligatori di prevenzione degli infortuni e sicurezza del lavoro, corsi di igiene e sanità, corsi di aggiornamento legislativo e di gestione e sfruttamento sostenibile delle risorse. La strada da percorrere, come del resto accade già in alcuni paesi che si affacciano sul Mediterraneo, è una formazione completa ed obbligatoria, senza la quale il tesserino di pescatore professionista non possa essere rilasciato.
Gli attrezzi normalmente usati dai pescatori artigianali hanno la caratteristica comune di essere selettivi e poco impattanti sulla fascia marina costiera. Nelle Aree Marine Protette e nelle Zone di Tutela Biologica la piccola pesca è spesso l‘unica attività di prelievo ittico professionale autorizzato. Anche le attività di pescaturismo e di ittiturismo, pensate per migliorare e rivitalizzare il settore della pesca artigianale, possono permettere una fonte alternativa di reddito che consente contemporaneamente una diminuzione dello sforzo di pesca. 
La ricerca scientifica gioca un ruolo importante nel miglioramento della selettività degli attrezzi della piccola pesca e nella diminuzione del loro impatto sull’ambiente: si stanno sperimentando nuovi ami a forma circolare (round hooks) che consentano di diminuire drasticamente la cattura di tartarughe e di pesci di piccola taglia nei palangari pelagici, si testano ami di materiale biodegradabile, nasse e trappole di struttura vegetale che minimizzino l’effetto del “ghost fishing”, cioè della perdita di attrezzi da pesca che purtroppo, anche abbandonati, continuano a catturare specie ittiche. Tra le varie indagini a cui ha partecipato ARPAT, sono stati  sperimentati accorgimenti tecnici mirati alla riduzione della cattura indesiderata di paguri e piccoli granchi nelle reti da posta e l’effetto di differenti colorazioni dei tremagli sulla composizione delle catture e sui rendimenti da pesca di questi attrezzi.
Lo sviluppo ed il rilancio di antichi mestieri non invasivi per l’ambiente risulta fondamentale per gestire le risorse ittiche, che sono rinnovabili ma non infinite. La piccola pesca è una delle grandi ricchezze del Mediterraneo, un’attività di valore economico ma anche sociale e culturale, all’avanguardia per la sostenibilità, sia ecologica che economica; una realtà di tradizioni strettamente legate al territorio da proteggere e valorizzare.

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