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La spontaneità delle piante. Il movimento ‘pancs’ in Brasile

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Tornati dal viaggio di studio ed esprienziale in America Latina, Giulia Lepori e Michal Krawczyk, lei linguista, lui antropologo, propongono una “fotografia” del movimento Pancs in Brasile
In Brasile le chiamano pancs. La prima volta che sentimmo questo nome, sapendo pochissimo il portoghese, pensammo davvero ci stessero parlando di musica. Poi si aggiunse la parola panc-niki e capimmo che c’era di mezzo il mangiare. Erano passati due giorni dal nostro arrivo a São Paulo e già ci trovavamo ad ascoltare un collettivo che recupera le acque sorgive di una vecchia area verde in fase di riabilitazione. Rosara e Mariana ci mostravano il vasto potenziale ambientale del luogo, quando una si fermò colse un fiore rossastro e se lo mise in bocca. Certo, lo mangiò, per dimostrarci appunto cos’erano le pancs: plantas alimentícias não-convencionais ovvero le piante commestibili spontanee e quindi non convenzionali. Varie volte le nominammo nel nostro blog echoesofecologies.noblogs.org, promettendo di ritornare ad approfondire l’argomento, così le abbiamo scelte per rappresentare questo racconto dedicato al Brasile.
Il recente movimento delle piante alimentari non convenzionali è per noi l’essenza dell’agroecologia urbana – la tematica maggiormente affrontata durante la nostra permanenza brasiliana – poiché ne racchiude in sé i principi fondamentali: pensare all’ecosistema locale, riciclare, osservare e riprodurre l’azione della natura. Se da principio assaggiare fiori e piante ritenuti ornamentali o selvatici potrebbe sembrare stravagante, addirittura pericoloso, osservando da vicino chi si occupa di questa pratica possiamo fare alcune considerazioni importanti. Innanzitutto, una volta identificato positivamente, iniziare a mangiare un vegetale fino ad allora sconosciuto è assolutamente sano sia perché crescono biologicamente nel loro ambiente natio sia perché spesso molti di essi hanno proprietà benefiche riconosciute dalla medicina tradizionale, come ad esempio l’azione anti-infiammatoria della capuchina (in ita. ‘nasturzio’). Essendo spontanee, le pancs fanno naturalmente parte di un ecosistema al quale sono state evidentemente destinate; imparando ad individuarle e scoprirne le qualità si possono eventualmente integrare o sostituire a piante alimentari ormai convenzionali, ad esempio la lattuga facilmente scambiabile con le foglie dell’ora-pro-nóbis. Questo contribuisce all’idea del riciclo legata all’agroecologia, perché le pancs non hanno bisogno delle stesse cure, quantità d’acqua o dispendio d’energia dedicate alle comuni piante commestibili, anzi se non si altera notevolmente l’ecologia del luogo in cui si sviluppano non necessitano di alcuna attenzione… eccetto quella per coglierle! Lo stesso discorso vale per l’Italia, territorio casa di numerose specie mediterranee alimentari solitamente classificate come aromatiche, erbacce e infestanti. Di fatti si potrebbe risparmiare molto, sia per chi ha orti sia per chi semplicemente acquista, riconoscendo e valorizzando i vegetali alimentari che autonomamente abitano le regioni italiane. I rovi non sarebbero solo pungenti ostacoli, ma naturali muri protettivi d’estate carichi di potenti more anti-ossidanti; i fiori del rosmarino potrebbero condire insalate e risotti; poi si raccoglierebbero i fichi d’india, il tarassaco (dente di leone), l’ortica, la portulaca intrusa di tutti gli orti, anch’essa mangiabile come insalata e così via. Certamente sono tante le persone che hanno sempre praticato o stanno riprendendo questa maniera d’alimentazione, tuttavia il fatto che in Brasile, come in altre parti del mondo, si sia creato un movimento a favore delle pancs denota soprattutto quanto l’umanità si fosse allontanata dal cibo fresco e locale sostituendolo con i prodotti dell’agricoltura industriale. Infatti se alcune piante non convenzionali possono essere state aggiunte alla lista di recente, altre come la taioba e il tupinambo erano elementi comuni nella cucina brasiliana di qualche decennio fa. Dunque non si tratta solo di andare a cogliere ciò che la natura offre, preferendolo alle verdure impacchettate dei supermercati, ma anche di osservare la terra abitata per comprendere come essa lavora e quali specie vi si adattano meglio, così da poter riprodurre la sua attività una volta che si decide di immettervi piante forestiere. Guardando alle pancs, si può dedurre quale genere di vegetazione si troverà meglio in un certo tipo di suolo, riducendo di cosneguenza le energie da dedicarle affinché sia sana, protetta e produttiva.
Per questi motivi, oltre all’etica racchiusa nella loro conoscenza, la passione ed il bisogno per le pancs sta aumentando, tanto da potervi consigliare l’enciclopedia ‘Plantas Alimentícias Não Convencionais (panc) no Brasil’ degli autori Valdely Kinupp e Harri Lorenzi, le pagine facebook ‘plantasalimenticiasnc’, ‘PANCs – Plantas Alimentícias Não-Convencionais’ ed il blog ‘Matos de Comer’. Mentre nel nostro – alla voce ‘tessendo tele’ – oltre a questi riferimenti, potrete trovare i principali siti delle iniziative visitate e conosciute. Insomma, ci ha fatto un certo effetto mangiare fiori tropicali e sentire di essere in Brasile, ma anche il fiore del basilico non ha pari in un buon sugo… alla prossima, in Argentina, grazie.

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