Vai al contenuto della pagina

La vera opera pubblica

homepage h2

La messa in sicurezza del suolo è la vera grande opera pubblica da attuare in un paese che vive da tre anni in uno stato di emergenza permanente. Nella giornata mondiale del suolo le richieste degli ambientalisti
C’è bisogno di passi più concreti, perché l’emergenza si fa sempre più pressante. Nella Giornata Mondiale del Suolo scatta la mobilitazione comune di sei associazioni ambientaliste italiane (Club Alpino Italiano, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano, WWF), le quali hanno deciso di sottoscrivere in maniera congiunta una “Carta di intenti per la messa in sicurezza ambientale dell’Italia”.
Il nostro paese si trova in fatti in uno stato di emergenza permanente da ormai tre anni, schiacciato dal consumo di suolo e minacciato dal verificarsi di condizioni meteorologiche sempre più estreme.
Il cartello ambientalista chiede che venga istituito un tavolo di confronto permanente, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, tra le Amministrazioni competenti, le organizzazioni della società civile e le associazioni scientifiche e professionali.
Purtroppo, in base a quanto comunicato da parte delle suddette associazioni, la Legge di Stabilità 2013 non ha tenuto conto delle esigenze del Paese riguardo alle emergenze ambientali, venendo meno lo stanziamento di fondi per gestire l’emergenza. Tanto per dare qualche numero alla Protezione Civile è stato preventivato un taglio pari a 100 milioni di euro rispetto al 2009.
Ma l’emergenza, e questo è un punto qualificante della carta di intenti, non deve essere l’unica politica da attuare, perché l’Italia necessita dell’attuazione di un piano di messa in sicurezza, che possa agire anche in maniera preventiva. La messa in sicurezza viene così presentata come la più grande opera pubblica da mettere in campo per garantire il futuro del Paese, attraverso un intervento diffuso sul territorio, che dovrà prevedere un’elevata qualificazione professionale e che potrà anche garantire nuova occupazione lavorativa. Il rischio idrogeologico riguarda infatti l’82% (6.633) dei Comuni italiani, come documenta il report “Ecosistema a rischio 2011” elaborato da Legambiente e Protezione Civile.
La prevenzione dovrà passare anche dal contrasto all’abusivismo edilizio e dal porre un limite al consumo di suolo, che di questo passo fagociterà 75 ettari di terreno al giorno nei prossimi 20 anni.

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!