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Lavapiatti o lavastoviglie?

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Qual è la procedura più ecologica? Secondo uno studio tedesco la tecnologia ci aiuta a risparmiare tempo e a ridurre i consumi di acqua ed energia. Ma cosa dire dei detergenti?
Conviene usare la lavastoviglie o è meglio lavare a mano? Per chi passa la giornata davanti ad un monitor, lavare i piatti può un attività distensiva che aiuta a rilassarsi. Ma non è detto, che essendo la tecnica più naturale, sia anche la più ecologica. L’Università di Bonn ha condotto uno studio comparativo, diretto dal fisico Rainer Stamminger per individuare quale sia la tecnica migliore per lavare i piatti.
I risultati, pubblicati 7 anni fa or sono, ci dicono che le lavastoviglie moderne spesso riescono a smaltire il normale carico di stoviglie con meno di 10 litri d’acqua, risultato irraggiungibile da ogni buon lavapiatti, che ne usano da 50 a 150 litri. Rispetto all’energia necessaria a lavare e soprattutto a riscaldare l’acqua, anche qui il bilancio è stato netto: chi lava a mano consuma circa 2,5 chilowattora, le lavastoviglie di Stamminger ne utilizzano, a seconda dei programmi, circa la metà malgrado le temperature molto alte. E le stoviglie vengono decisamente più pulite. 
Per verificare la validità della tesi tra il 2007 e il 2008 il laureando Christian Paul Richter ha visitato duecento abitazioni reali in Germania, Italia, Svezia e Gran Bretagna, per documentare le abitudini delle persone al lavello o alla lavastoviglie. Gli strumenti di misurazione hanno rilevato per 14 giorni il consumo di acqua ed energia, mentre una piccola videocamera scattava un’immagine al secondo -immagini che in seguito consentirono di valutare ogni attività in cucina che avesse a che fare con la pulizia delle stoviglie. 
I risultati pubblicati nell’ultima edizione di International Journal of Consumer Studies dicono: a conti fatti, le famiglie che hanno una lavastoviglie consumano la metà dell’acqua e un terzo in meno d’energia di quelle che rigovernano a mano. La differenza resta marcata, anche se inferiore ai test nel laboratorio. E questo perché il risultato meno brillante nella vita di tutti i giorni dipende da una serie di errori comuni quando si usa l’elettrodomestico, dice Stamminger. “Soprattutto in Italia e Svezia il vasellame viene spesso lavato prima a mano“. Così il risultato è falsato, oltre tutto è un’operazione quasi sempre superflua. 
Tedeschi e britannici si dedicano meno al prelavaggio, in compenso sprecano energia perché scelgono programmi ad alta temperatura anche quando non è necessario. Un altro errore molto diffuso è la lavastoviglie non caricata completamente. E qui c’è anche una discrepanza tra teoria e pratica: tra i 140 pezzi di stoviglie indicati per un carico ottimale, non figurano pentole e insalatiere che occupano molto spazio. Riguardo a pentole e zuppiere, nemmeno Stamminger sa dire granché. “Se c’entrano e non sono troppo incrostate è giusto mettere anche loro nella lavastoviglie”. 
In quanto a efficienza energetica, rigovernare a mano dovrebbe essere davvero un’eccezione. In realtà, tra le famiglie del test provviste di lavastoviglie, è consuetudine diffusa lavare prima alcuni pezzi sotto l’acqua corrente, il 20-40% del vasellame. Tutt’e due i sistemi possono essere eseguiti bene o male, dice Stamminger, ma, alla fine, il responso riguardo all’elettrodomestico è quanto mai positivo. E vale anche se teniamo conto del consumo totale di energia primaria, che include in particolare l’energia necessaria a costruire l’apparecchio e i materiali che lo compongono, e anche la diversa efficienza per ottenere l’acqua calda. La lavastoviglie si riscalda con l’elettricità ricavata da fonti fossili o altre, mentre l’acqua del rubinetto della maggior parte delle case viene riscaldata direttamente da gas o gasolio. Tuttavia, le lunghe tubazioni tra la fonte e il rubinetto possono azzerare il vantaggio. “In fondo, il riscaldamento elettrico della lavastoviglie non è probabilmente un grande svantaggio”, ritiene Ina Ruedenauer, esperta di elettrodomestici presso l’Istituto ecologico di Freiburg. Anche lei è favorevole alla lavastoviglie, sebbene sconsigli di cambiare la vecchia con una nuova, solo per quel poco d’efficienza in più che potrebbe vantare.
Dal punto di vista energetico, la lavastoviglie potrebbe dunque essere l’opzione migliore, se non fosse per i vari detergenti in uso. Infatti, mentre i detersivi per rigovernare a mano sono biodegradibili, polvere e pastiglie per lavastoviglie contengono ancora una certa quantità di trifosfati, che aiutano a pulire meglio, ma contribuiscono all’eutrofizzazione dei corsi d’acqua. Per questo motivo, dagli anni ’80 in Germania i detergenti sono per lo più privi di fosfati. L’ultimo bastione rimasto sono i trifosfati dei detersivi per lavastoviglie, anche se ci sono prodotti alternativi senza fosfati. Solo che, da una recente analisi comparativa della Fondazione Warentest, 11 detergenti ecologici su 13 non hanno retto alla prova. 
Stamminger non vede grossi problemi nei fosfati; il “nutrimento per le alghe” oggi può essere eliminato quasi del tutto nella terza fase di pulitura dei nuovi depuratori. Ma Sabine Sur, del Ministero dell’Ambiente di Dessau lo considera un dato ancora insufficiente. “Circa il 5% finisce comunque nelle acque”. Inoltre, non tutti i depuratori tedeschi sono provvisti del terzo livello e, in caso di grosse precipitazioni, una parte delle acque di scarico finisce direttamente nei laghi e nei fiumi. Dal punto di vista ecologico, i detergenti senza fosfati sono benedetti. Ognuno di noi dovrebbe sperimentare i prodotti migliori, dice Sabine Sur. Del resto, il tempo c’è per chi possiede una lavastoviglie; lo dimostrano gli studi di Stamminger, quando rilevano che usarla riduce di un’ora al giorno il tempo impiegato nel trafficare con i piatti.

(tratto da un articolo di Georg Rueschemeyer, pubblicato sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung dell’08-03-2011. Traduzione di Rosa a Marca)
Fonte: Aduc

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