«Acqua sempre più rischio a causa della crisi climatica. Le immagini di questi mesi dei fiumi in secca, la richiesta di razionamento acqua in 125 comuni italiani, e il possibile stato di emergenza per alcune regioni, sono un grave segnale d’allarme»: ad affermarlo è Legambiente.
«Acqua sempre più rischio a causa della crisi climatica. Le immagini di questi mesi dei fiumi in secca, la richiesta di razionamento acqua in 125 comuni italiani, e il possibile stato di emergenza per alcune regioni, sono un grave segnale d’allarme»: ad affermarlo è Legambiente, che torna a ribadire l’urgenza «di una gestione equa, razionale e sostenibile della risorsa idrica attraverso un approccio circolare. Servono interventi concreti da mettere in campo insieme ai piani di adattamento al clima, a più risorse su priorità ben definite e replicando le buone pratiche in atto sul territorio».
«L’emergenza siccità e la scarsità di acqua – dichiara Stefani Cafani, presidente nazionale di Legambiente – sono due problemi con i quali dovremo convivere. Per questo prima di tutto serve rivedere gli usi e i consumi, puntando ad una diminuzione di prelievi ed un efficientamento degli usi. Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali».
In particolare per l’associazione ambientalista le azioni da mettere in campo sono: «interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato, che permetterebbe da un lato di ridurre le perdite di rete – e di conseguenza ridurre i prelievi – e dall’altro di poter riutilizzare le acque reflue depurate in agricoltura e nei cicli produttivi grazie anche alla separazione delle reti fognarie e all’investimento sullo sviluppo di sistemi depurativi innovativi e con tecniche alternative; misure di incentivazione e defiscalizzazione in tema idrico come avviene per gli interventi di efficientamento energetico; prevedere l’obbligo di recupero delle acque piovane e installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità in ambiente urbano attraverso misure che di de-sealing; utilizzare i Criteri Minimi Ambientali nel campo dell’edilizia per ridurre gli sprechi; implementare i sistemi di recupero e riutilizzo delle acque».
Legambiente, come sottolinea nel suo ultimo report del 2021 “Il Clima è già cambiato”, ricorda che «i cambiamenti climatici stanno accelerando anche il rischio desertificazione in intere regioni come Sicilia, Abruzzo e Molise. I bacini idrici dell’isola hanno visto 78 milioni di metri cubi d’acqua in meno rispetto al 2020, secondo rilevamenti del Dipartimento regionale Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, segnando il livello più basso del decennio».
«Preoccupanti anche i dati sulle persone che vivono in aree considerate sotto stress idrico – prosegue Legambiente – Secondo gli ultimi studi della Commissione Ue, il numero di persone che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all’anno potrebbe passare dai 52 milioni attuali (11% della popolazione europea) a 65 milioni in uno scenario di riscaldamento di 3°C, il che equivale al 15% della popolazione dell’UE. La maggior parte delle persone esposte a stress idrico vive nei paesi dell’Europa meridionale, tra cui Spagna (22milioni; 50% della popolazione nazionale), Italia (15 milioni; 26%), Grecia (5,4 milioni; 49%) e Portogallo (3,9milioni; 41%). Le intere popolazioni di Cipro e Malta sono considerate in carenza d’acqua. Nel Mediterraneo il periodo di stress idrico può superare i 5 mesi e durante l’estate, lo sfruttamento dell’acqua può avvicinarsi al 100%».
«Infine, secondo il centro Emdat (the International Disaster Database), che conduce ricerche sugli eventi estremi, l’Italia è stata colpita negli ultimi 25 anni da 4 principali eventi legati alla siccità (rispettivamente nel 1997, 2002, 2012, 2017) che hanno causato, si stima, costi per oltre 5 miliardi di dollari (5.297.496.000 $) (per il 48% dovuti alla crisi idrica del 2017)».
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Letture utili
La tecnica del cippato in agricoltura per risparmiare acqua, petrolio e lavoro.
Il cippato di ramaglie fresche è una tecnica ecologica di coltivazione che consiste nell’arricchire il terreno con ramaglie sminuzzate in modo da apportare sostanza organica, migliorare la struttura e aumentare la ritenzione idrica.
I terreni così trattati consentono di coltivare ortaggi e cereali senza bisogno di trattamenti chimici, irrigazione e riducendo al minimo le lavorazioni.
Senza contare che grazie al maggior contenuto di sostanza secca gli ortaggi risultano più ricchi di elementi nutritivi, più gustosi e di più facile conservazione.
Il libro “L’orto senz’acqua” racconta in modo chiaro e completo come applicare il cippato nel proprio orto e le varie sperimentazioni che ne hanno dimostrato la validità non solo ecologica, ma anche economica.
Completa il volume un resoconto delle prime esperienze dell’applicazione del cippato di ramaglie fresche in Italia con un indirizzario utilie a cui rivolgersi.