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Lipu: «Ritirati emendamenti pro-caccia, ma restiamo in allerta»

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«Gli emendamenti pro-caccia che erano contenuti nel cosiddetto Decreto Agricoltura sono stati ritirati (tranne due), ma la partita non è ancora chiusa e i cacciatori continueranno a cercare una “finestra” per ottenere maggiori agevolazioni»: lo afferma la Lipu, che ribadisce la necessità di mantenere alta la guardia.
Lipu: «Ritirati emendamenti pro-caccia, ma restiamo in allerta»

«Quando, il 6 maggio scorso, il ministro dell’Agricoltura annunciò il decreto “Agricoltura” per risolvere alcune problematiche urgenti relative alle imprese agricole, alla pesca e all’acquacoltura, subito si diffuse il timore che il decreto divenisse il cavallo di Troia per le modifiche della legge sulla caccia (e la tutela della fauna), la 157 del 1992. E così è stato»: spiega la Lipu.
«Gli emendamenti al decreto, presentati dalla pattuglia dei parlamentari filovenatori, prevedevano potenti concessioni ai cacciatori che nella quasi totalità dei casi erano tratte o ispirate dalla proposta di legge Bruzzone, ferma alla Camera dei deputati per via del gran numero di emendamenti contrari presentati. Se non possiamo entrare dalla porta di una proposta di legge, è stato il ragionamento dei cacciatori, proviamo a entrarci dalla finestra di un decreto legge. In un modo o nell’altro, la legge sulla caccia va cambiata» scrive la Lipu.
«Legalizzazione del commercio degli animali cacciati, eliminazione del divieto di caccia sui valichi montani, sottrazione alle tutele di legge degli uccelli usati come richiami vivi, eliminazione dei giorni di silenzio venatorio (con caccia sette giorni su sette), estensione della caccia ad anatidi e turdidi di mezz’ora oltre il tramonto, annullamento dei provvedimenti urgenti di sospensione del calendario venatorio emessi dal Tar o dal Consiglio di Stato, per citare alcuni dei contenuti degli emendamenti presentati – prosegue l’associazione – Una carrellata di orrori sostanziali e giuridici, che avrebbe comportato danni molto seri al patrimonio faunistico. Basti pensare alle mattanze sui valichi montani, laddove si concentra il grosso degli uccelli durante la migrazione autunnale, o alla cancellazione dell’obbligo di inanellare gli uccelli da richiamo, favorendo il già fiorente bracconaggio e traffico di uccelli intorno ai richiami vivi, o alla privazione per organizzazioni e cittadini del diritto di adire le vie legali contro provvedimenti scorretti, come accade nella maggior parte dei calendari venatori regionali». 
«La legge 400/198, la Corte costituzionale e i ripetuti interventi del Presidente della Repubblica hanno già ampiamente chiarito i confini di un decreto legge, ovvero la necessità che la sua materia sia uniforme e non si trasformi in quelle situazioni omnibus che approfittano del canale di urgenza per imbarcare le più varie finalità legislative – prosegue la Lipu – Questo hanno ricordato la Lipu e il coordinamento ambientalista nelle note inviate al Governo, al presidente del Senato e al presidente della Commissione Agricoltura, aggiungendo un quadro sulle infrazioni comunitarie che l’approvazione di quegli emendamenti avrebbe comportato. E consegnando le 65.000 firme raccolte in poche settimane dalla Lipu e le 55.000 raccolte dal coordinamento ambientalista. Il parere negativo del Governo e il conseguente ritiro degli emendamenti (tranne due sulla caccia al cinghiale legata, almeno in teoria, alla peste suina) hanno chiuso positivamente la vicenda. O meglio, hanno chiuso questo capitolo della vicenda. Sì, perché l’assalto alla legge 157 non si fermerà. La proposta di legge Bruzzone tenterà di ripartire e nuovi blitz legislativi sono tutt’altro da escludere. Una qualche finestra i cacciatori continueranno a cercarla, anche a costo di forzare le norme nazionali e comunitarie, in una legislatura che per loro, in molti sensi, è quasi un’ultima spiaggia».
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