Ma cosa sono gli interferenti endocrini?
Alchilfenoli, bisfenolo A, ftalati, diossina, lubrificanti PCB, ritardanti di fiamma, PFOS/PFOA e PBDE sono solo alcuni dei più conosciuti, indicati spesso con la sigla IE (o EDC in inglese): sono sostanze che alterando l’equilibrio ormonale possono provocare patologie di diverso genere. Si possono trovare nei cibi, nei cosmetici, nei vestiti, nei mobili delle nostre case, negli ospedali. Numerosi studi concordano sul fatto che una esposizione prolungata a tali sostanze può influenzare negativamente lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e il comportamento sia nell’uomo che nelle specie animali. Per questo da alcuni anni sono oggetto di attenzione crescente da parte della comunità scientifica ma anche delle associazioni ambientaliste. Nel 2006 l’Unione Europea – attraverso il regolamento REACH – ha promosso un programma di regolamentazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche presenti sul mercato, anche allo scopo di sostituire quelle maggiormente preoccupanti, come gli IE che nel documento vengono definiti come “estremamente preoccupanti”. Alcuni sono già vietati, ma solo in certi prodotti (ad esempio, il bisfenolo A nei biberon); per altri i livelli negli alimenti e in diversi prodotti sono consentiti in quantità limitate. Ma il numero di queste sostanze è altissimo, e un tentativo di regolamentazione più ampio si scontra da anni con la forte pressione della lobbies del petrolchimico, della cosmetica, e dei pesticidi cioè le industrie che più li utilizzano, e che temono i costi da sostenere se dovessero sostituirli per adeguarsi alle nuove norme.
Nel 2012 il Ministero dell’Ambiente – in collaborazione con l’istituto Superiore di Sanità – aveva pubblicato un decalogo per aiutare i cittadini ad evitarli il più possibile. Nel documento del ministero, tra le altre cose, si legge che queste sostanze possono provocare “l’alterazione dell’equilibrio ormonale degli organismi viventi, esseri umani compresi. Gli IE possono quindi “accendere”, “spegnere” o modificare i normali segnali inviati dagli ormoni: i loro effetti sono preoccupanti, proprio perché insidiosi e subdoli”. Ma se davvero sono così pericolosi può bastare un decalogo a proteggere la salute dei cittadini? No. Almeno secondo la coalizione EDC Free Europe (tra le quali figurano Greenpeace ed Ecologistas en Accion), che ha lanciato la campagna Stop Hormone Disrupting Chemical. La coalizione chiede la messa la bando totale di queste sostanze. La cosa più preoccupante per la EDC Free Europe è che ad oggi i criteri per classificare queste sostanze non sono stati ancora stabiliti e mancano strategie condivise a livello internazionale per quanto riguarda i test di valutazione. Come già ricordato, alcune sostanze sono comunque oggetto di restrizioni o limitazioni a livello europeo in relazione alle loro proprietà di persistenza e bioaccumulo e quindi sottoposte agli obblighi di autorizzazione previsti per altre sostanze, ma sono tantissime quelle ancora da regolamentare. A questo proposito la EDC Free Europe accusa le lobbies, in primis Basf e Bayer per aver ostacolato i lavori della Commissione, che già nel 2013 avrebbe dovuto adottare dei criteri di classificazione. Ma le lobbies – come racconta bene la giornalista francese Stèphane Horel, nel suo A toxic affair, hanno presentato i loro studi di parte e cercato di screditare il lavoro della Commissione, preoccupati soprattutto dall’impatto economico che avrebbe una messa al bando di queste sostanze. Le organizzazioni della EDC Free Europe puntano il dito sulle sostanze, ma soprattutto alla pericolosità dell’esposizione quotidiana su più livelli, cibo, acqua, cosmetici, ambienti domestici e di lavoro, dato che gli studi scientifici finora resi noti ritengono collegabili gli interferenti endocrini dell’aumento dei casi di cancro ormonodipendenti, come quello al seno o quello ai testicoli e prostata, a problemi di fertilità, diabete e obesità, ma anche ai problemi di apprendimento dei bambini. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’esposizione a queste sostanze è responsabile anche dell’alterazione dell’equilibrio ormonale della fauna silvestre, tanto da considerare gli IE una “minaccia globale”. E visto che, nonostante la minaccia, ancora non si sono presi abbastanza provvedimenti, la thunderclap del 13 giugno – si legge nella nota di Ecologistas en Accion – “viene intrapresa per controbilanciare la pressione delle lobbies con quella dei cittadini preoccupati per la salute e per l’ambiente”.