Moni Ovadia, autore teatrale, drammaturgo, scrittore e musicista, ribadisce il suo appello: «Basta con la caccia e l’avvelenamento dell’ambiente».
Da sempre impegnato sui fronti della pace e dell’ambiente, Moni Ovadia parte dalle riflessioni sugli avvenimenti recenti (incendi, siccità, sconvolgimenti climatici) per incoraggiare tutti a un vero cambiamento.
Maestro Ovadia, qual è la sua posizione sulla caccia?
Dal punto di vista degli esseri viventi, la ritengo un pratica abusiva. La natura appartiene a tutti gli esseri viventi, non solo ai cacciatori. Peraltro, divertirsi uccidendo esseri viventi mi sembra qualcosa di inaccettabil. La caccia è stata un metodo di sostentamento in un’epoca dell’umanità, ma considerare uno sport l’ammazzare esseri viveni francamente mi sembra stupefacente, stante il livello di consapevolezza che oggi dovremmo avere. Gli animali sono i nostri compagni di vita, hanno la loro dignità esistenziale, non vedo come qualcuno possa prendersi la liberà di ucciderli per il proprio divertimento; è una forma di abuso inaccettabile della natura.
La siccità e gli incendi hanno dato il colpo di grazia alla fauna selvatica, ma solo in limitatissime aree è stata sospesa la caccia; e mancano ancora piani faunistici venatori regionali. Come mai questo disinteresse?
Quando una classe politica in generale e la classe dirigente si distinguono tendenzialmente per la mediocrità del loro sguardo sul mondo e quando pensano solo al loro potere, locale o nazionale, allora è chiaro che non si fermano a vedere quali sono i veri e grandi problemi. I piani per la difesa e la cura del territorio, per fare in modo che si viva in un mondo ricco di differenze e di bellezze, sono l’ultima preoccupazione dei politici, i quali mirano semplicemente agli interessi di bottega, non pensano al mondo, al pianeta, alla natura pensano semplicemente alla prossima rielezione.
Come si può intervenire per arginare i disastri ambientali di cui l’uomo è responsabile direttamente?
È necessaria sempre una grande mobilitazione dal basso, occorre prendere coscienza delle grandi questioni. Siamo al paradosso: ci tocca rimanere blindati in casa per non respirare l’aria. Cosa ci aspetta dunque? Bombole d’aria pura per chi potrà pagarsele e per gli altri la malattia? È impressionante come non ci sia la cura di un progetto per la salvaguardia dei grandi valori e del grande senso delle esistenze. E’ gravissimo e mostra una miopia terrificante, che porterà grandi guasti al futuro. Io compirò 72 anni il prossimo aprile e guardo veramente con molta angoscia ai giovani, agli animali e alle loro inenarrabili sofferenze, alla natura. La Sicilia è stata devastata; io mi trovavo là quest’estate. Eppure hanno 28.000 forestali, il quadruplo di quelli che ci sono in Canada. Allora c’è una sorta di cortocircuito psicopatologico che porta a sottovalutare l’ambiente a favore di un guadagno immediato. Per non parlare del nuovo presidente americano… Ci sarebbe bisogno di ben altro! È terrificante questa umanità che ha deciso di puntare solo aull’avanzamento tecnologico, che non serve all’uomo e alla natura; serve solo per produrre profitto per pochi.
Un messaggio di pace?
Noi dobbiamo abitare nella casa della vita, dell’accoglienza, della fratellanza. Dobbiamo ricostruire la giustizia sociale, contro i privilegi e lo sfruttamento.