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No Tap: «Ecco il libro che denuncia il vero impatto sulla gente»

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Si intitola “Cos’è cambiato con Tap” ed è il libro, scritto a più mani da attivisti e cittadini, che denuncia «il vero impatto sociale che questo devastante progetto ha avuto e ha sulla popolazione del Salento» spiega Serena Fiorentino, ideatrice della pubblicazione.
L’idea del libro è di Serena Fiorentino e la pubblicazione si può trovare presso l’info point No Tap di Melendugno o si può richiedere direttamente sul sito www.notap.it.
Il libro è autoprodotto e non ha un prezzo di copertina. Tutti gli incassi sono devoluti alla cassa di resistenza del movimento No Tap, per aiutare gli attivisti a sostenere le spese legali.
Serena, com’è nata l’idea di mettere per iscritto in un libretto le storie di chi ha vissuto in prima persona l’impatto che il progetto del TAP ha significato e significa per un vasto territorio e per chi ci abita?
«L’idea sorge dalla nostra necessità di “non rimanere invisibili”, di non rimanere “seppelliti” nel nostro territorio, già violato da altre realtà inquinanti quali Ilva, Colacem, eccetera. L’insediamento del progetto Tap impatta in una situazione ambientale già fortemente compromessa e, avendo acquisito nel corso del tempo, maggiore consapevolezza in tema ambientale e sociale, la nostra comunità non è più disponibile ad accettare passivamente scelte speculative così impattanti per le nostre vite senza esercitare il nostro diritto ad opporci».
Cosa emerge da questi racconti e spaccati di vita? Cosa è cambiato per voi, che avete contribuito con la vostra voce a questo libro, nel quotidiano?
«Sono cambiati molti aspetti della nostra quotidianità: da una parte siamo diventati “comunità attiva”, una specie di nuova famiglia nella quale abbiamo ritrovato valori importanti di condivisione e partecipazione in relazione alle scelte che riguardano direttamente le nostre vite e, ancor più, quelle delle nuove generazioni. Dall’altra ha sconvolto completamente la nostra routine familiare, i nostri equilibri di vita producendo pesanti ferite e disincanto rispetto alle istituzioni. Ma, tutto sommato, ora ci sentiamo più forti, più informati e ancora più fiduciosi che, con l’apporto di tutti/e si possa invertire questa tendenza pericolosa all’indifferenza».
Secondo voi il resto degli italiani sottovaluta o ignora il problema? L’informazione mainstream come ha riportato quanto accaduto e sta accadendo con il TAP?
«Probabilmente una sottovalutazione del problema è funzionale a un sistema che, da troppo tempo, impone il proprio modello di sviluppo. Un modello che non ha futuro, perché continuare a investire in fonti fossili, invece di supportare le energie rinnovabili, è un boomerang che ha già prodotto a livello mondiale troppi danni. Gli accordi di Parigi sul clima impongono un’inversione di tendenza che noi siamo decisi ad attuare. L’informazione è in gran parte “figlia” di questo sistema e ha, ovviamente, tutto l’interesse a diffondere notizie di parte, dipingendoci come violenti ed ignoranti. La pubblicazione “Cos’è cambiato con Tap”, nel suo piccolo, si propone di fornire una visione “altra” di quello che succede realmente in queste latitudini».
Cosa vi hanno chiesto i vostri figli e cosa avete spiegato loro?
«Già con la prima pubblicazione, “Racconti sotto gli ulivi”, abbiamo voluto fornire ai nostri figli una risposta relativa a ciò che stava accadendo sotto i loro occhi. La spiaggia, la campagna di San Basilio dove loro hanno sempre giocato si stava trasformando, l’espianto degli ulivi e l’arrivo di “mostri” meccanici esigevano una spiegazione. Attraverso quelle fiabe abbiamo cercato di rendere quella situazione meno drammatica e più comprensibile anche ai più piccoli. Continuiamo il nostro lavoro di controinformazione, utilizzando ovviamente linguaggi differenti in relazione agli interlocutori ai quali ci troviamo di fronte. Le fiabe e i racconti ai bimbi davanti al fuoco sono stati, anche per noi adulti, occasione di complicità e partecipazione».
Quali sono le aspettative che avete e che cosa potrebbe accadere? Siete ottimisti o pessimisti?
«Siamo ottimisti. Più che di aspettative però, vorremmo insistere sulla determinazione. Quella convinzione di sentirci dalla parte giusta di quel mondo che vogliamo lasciare in eredità alle nuove generazioni. Non vogliamo avallare un sistema speculativo, non vogliamo essere complici di chi punta esclusivamente al proprio profitto a discapito delle comunità, dei territori, dell’ambiente».
Perchè è opportuno che tutti gli italiani guardino quanto sta accadendo nei vostri territorio facendosi carico del problema e sostenendovi?
«Tap non è un problema salentino, ma si inserisce appieno nel sistema che noi denunciamo ormai corrotto che sottostà al progetto di qualsiasi grande opera imposta sui territori, a partire dal Tav fino al Muos. Combattere Tap è combattere questo sistema, dal Piemonte fino alla Sicilia. Inoltre il TAP non si ferma agli 8 chilometri melendugnesi che la multinazionale continua a mostrarci, ma, approdato sulle nostre coste dopo il lungo percorso che parte dal lontano Azerbaijan, prosegue lungo tutto lo stivale fino a Minerbio (Bo) e poi su verso il nord Europa. Solo con la solidarietà ed il sostegno di tutti possiamo condurre a vittoria questa battaglia di dignità e democrazia». 

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