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Nucleare e deposito unico: dai territori “selezionati” arriva il no al Governo

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Si leva il no dei territori che ospitano le aree individuate da Sogin e tra le quali verrà scelta quella più idonea per il deposito unico nazionale di rifiuti e scorie radioattivi. Tra votazioni nei Consigli regionali, riunioni e dichiarazioni pubbliche, arrivano le voci critiche dai territori.
Nucleare e deposito unico: dai territori “selezionati” arriva il no al Governo
“Netta contrarietà” del Consiglio regionale della Toscana rispetto all’individuazione dei territori di Trequanda, Pienza (Siena) e Campagnatico (Grosseto) tra le aree idonee a ospitare il deposito di scorie nucleari: l’assemblea legislativa toscana, come scrive l’agenzia di stampa La Presse, ha approvato all’unanimità un documento, sottoscritto da tutte le forze politiche, che impegna la giunta regionale “a esprimere con nettezza tale contrarietà in tutti i luoghi deputati e offrire ai Comuni interessati il supporto utile per sostenere con la massima efficacia tale posizione di contrarietà”.
Anche il Consiglio regionale della Puglia ha approvato all’unanimità una mozione che “impegna la Giunta regionale a praticare ogni utile iniziativa anche di concerto con le regioni confinanti, a partire dalla Basilicata con la quale il dialogo è già avviato, finalizzata a far desistere il Governo nazionale da ogni possibilità di allocare sul territorio regionale il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi“. La mozione, inoltre, impegna il governo Emiliano a “nominare una cabina di regia regionale che, insieme ad Anci, alle università e alle organizzazioni di categoria possa dare supporto tecnico, scientifico e giuridico ai comuni interessati dal progetto affinché, insieme al personale tecnico della Regione, nei sessanta giorni decorrenti dal 5 gennaio 2021, siano predisposte le osservazioni necessarie da presentare alla Sogin”.
“Ho ribadito ad Anci nazionale e alle altre Anci regionali interessate (Piemonte, Toscana, Lazio, Basilicata, Puglia e Sicilia) che la posizione di Anci Sardegna e dei Comuni sardi non è negoziabile per ragioni storiche, politiche, geografiche e di sicurezza dell’intero bacino del Mediterraneo”. Lo ha scritto su Facebook il presidente dell’associazione dei Comuni sardi Emiliano Deiana, intervenuto a un incontro sull’individuazione del sito che ospiti il Deposito Nazionale delle scorie nucleari.  Ha aggiunto, come riporta l’Ansa: “Ho illustrato le motivazioni generali (insularità, iperpresenza di servitù militari e ambientali) e quelle particolari (caratteristiche dei territori, dissesto idrogeologico, beni tutelati ecc.)”.
E andiamo in Sicilia. “Le quattro aree presentano caratteristiche fisiche, geomorfologiche, sismiche, culturali, infrastrutturali, ambientali e naturalistiche che risultano essere incompatibili con la proposta della loro individuazione quali possibili sedi del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”: è quanto si legge nella delibera approvata dal governo Musumeci che reputa “assolutamente non idonei” i quattro siti individuati dal Cnapi in Sicilia.
I parlamentari piemontesi, insieme a Regione e Città metropolitana di Torino, si schierano a fianco dei Comuni individuati come potenziale sede del deposito nazionale delle scorie nucleari. Questo il frutto dell’incontro tenutosi fra parlamentari e sindaci dei territori interessati, convocato dal vicesindaco della Città metropolitana, Marco Marocco, con l’assessore regionale Maurizio Marrone. Presente anche il presidente della Provincia di Alessandria, Gianfranco Baldi. La presa di posizione, è stato deciso, porterà un emendamento trasversale al Milleproroghe, un tavolo di concertazione creato dalla Regione, l’impegno di Città metropolitana e Regione di affiancare i Comuni con i propri tecnici. Alla base, “la necessità di fare squadra per difendere le eccellenze agroalimentari e turistiche sulle quali tanto si è investito negli ultimi anni” e la volontà di denunciare “errori, imprecisioni e mancata trasparenza” del documento di Sogin. Ai parlamentari è stata chiesta da tutti i sindaci “maggiore trasparenza da parte di Sogin che sul proprio sito internet non ha pubblicato i documenti necessari, oltre alla necessità di esplicitare i criteri con cui sono stati individuati i siti”. E di “attivarsi per ottenere subito il rinvio o la sospensione dei termini per presentare le osservazioni, proprio a causa della mancanza della documentazioni tecniche necessarie”. I parlamentari hanno ribadito il loro appoggio, assicurando attenzione per arrivare a soluzioni di sicurezza verso l’indispensabile creazione di un unico deposito nazionale nel sito più idoneo.
Una risoluzione da proporre al Consiglio regionale della Basilicata come “atto doveroso che dà voce all’intero territorio lucano”, per “fornire uno strumento rafforzativo che giustifichi il diniego della Basilicata allo stoccaggio delle scorie nucleari italiane sul proprio territorio”, e che sarà “poi inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella”. E’ quanto ha annunciato il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, nel corso di una riunione del Consiglio a Potenza. “Il mio invito – ha aggiunto Cicala – in questa fase di consultazione pubblica è di procedere uniti con un’azione condivisa che scongiuri che la Basilicata diventi un deposito di rifiuti nucleari. In questi giorni – ha concluso – ho contattato la presidente dell’assemblea regionale pugliese, Loredana Capone, per confrontarci e valutare insieme un’azione utile a supporto delle aree al confine tra Puglia e Basilicata che non devono essere lasciate sole. Grazie all’autorevolezza di cui gode il Consiglio regionale, concludo con l’impegno di inviare attraverso gli uffici, la presente risoluzione al Presidente della Repubblica italiana”.
“Ho partecipato a una riunione con gli amministratori locali organizzata dalla Provincia di Viterbo per discutere dei 22 siti della Tuscia individuati nella Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito unico dei rifiuti radioattivi. Ho ribadito l’apprezzamento nei confronti del Governo, che si sta impegnando per porre fine ai ritardi nella ricerca di un deposito nazionale per lo smaltimento delle scorie nucleari, ma ho anche confermato che il territorio del Lazio presenta già un quadro fortemente impattante legato all’inquinamento nucleare di origine industriale e medica”: é quanto ha dichiarato Massimiliano Valeriani, assessore al Ciclo dei Rifiuti della Regione Lazio. “Questa regione ospita la ex centrale nucleare di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, oltre al Centro Ricerche dell’Enea Casaccia, nel Comune di Roma, dove sono custoditi i rifiuti speciali ospedalieri e vengono svolte attività per lo studio e la ricerca sulla medicina nucleare. E in provincia di Viterbo – prosegue – è presente anche la centrale di Montalto di Castro, progettata e costruita nei primi anni 80 con due reattori nucleari e poi riconvertita in centrale termoelettrica dopo il referendum del 1987 con cui l’Italia abbandonò il nucleare. Ora è importante chiudere questa stagione in piena sicurezza con l’individuazione di un deposito nazionale, ma resta fondamentale la partecipazione e il confronto con le amministrazioni locali per condividere una scelta che avrà una notevole ricaduta sul territorio. La Tuscia viterbese ha una forte vocazione agricola e turistica, in quell’area sono presenti numerosi vincoli archeologici e paesaggistici: condizioni che non consentono la realizzazione di grandi impianti con un rilevante impatto sull’ambiente. Inoltre il recente Piano regionale sui Rifiuti non individua aree idonee ad ospitare un centro di stoccaggio delle scorie nucleari. Infine bisognerebbe tener conto anche della distanza dalla capitale del Paese per opportune valutazioni di sicurezza nazionale”.

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