Parte la campagna “Liberi dai fanghi”. Appello per una moratoria sullo spandimento di fanghi da depurazione nei terreni agricoli della provincia di Pisa.
È partita una grande mobilitazione di associazioni e cittadini che operano e vivono nel territorio della provincia di Pisa per chiedere regole severe per lo smaltimento dei fanghi tossici nella zona, peraltro già satura, e opere di bonifica e ripristino ambientale che garantiscano la salute della popolazione.
«Siamo consapevoli di trovarci all’interno di un’area che vanta poco invidiabili primati – scrivono associazioni e residenti – entro un’area circolare di 15 km di raggio con centro a Casciana Terme insistono tre tra le più grandi discariche della Toscana, situate nei comuni di Pontedera, Peccioli e Rosignano. Questa area, che copre appena il 3% della superficie della Toscana, riceve da sola quasi la metà di tutti i rifiuti regionali (urbani e speciali) smaltiti in discarica. Quota che sarebbe ampiamente superata se conclamate criticità ambientali non avessero indotto negli ultimi anni la sospensione dei conferimenti alla quarta discarica del nostro territorio, quella di Chianni, sulla quale grava tuttora un progetto di riapertura fortemente osteggiato dalla popolazione e da diverse amministrazioni locali per i forti timori di impatto sulla salute pubblica. Come se tutto ciò già non bastasse, le recenti notizie di cronaca giudiziaria, con l’indagine Demetra coordinata dalla D.D.A. di Firenze tuttora in corso, hanno ulteriormente acuito le nostre preoccupazioni, ipotizzando che dietro all’enorme traffico di decine di migliaia di tonnellate di fanghi di depurazione (ed al loro relativo spandimento su circa 800 ettari di terreni della Valdera e delle Colline Pisane), possano celarsi pesanti infiltrazioni mafiose e gravi violazioni di legalità ai danni della collettività. A questo proposito dati dell’ARPAT confermano un ulteriore primato dell’area in oggetto, in cui -dopo 24 anni di pratica- si registra anche la concentrazione più alta in tutta la Toscana di autorizzazioni allo spandimento di fanghi in agricoltura, laddove la nostra regione nel complesso vanta il poco edificante primato nazionale. Ciò anche grazie al fatto che la normativa toscana in materia è maggiormente permissiva rispetto ad altre regioni italiane (in primis la Lombardia, per cui i fanghi considerati legittimi da noi non sarebbero legali in Lombardia). Diventa dunque evidente una “saturazione” della capacità del nostro territorio di assorbire l’impatto ambientale di attività pluridecennali ad alto rischio (discariche + spandimento fanghi), tale da prospettare nel prossimo futuro la necessità di costosissime bonifiche ambientali. Siamo convinti che accanto ai potenziali rischi per la salute la presenza di queste quattro discariche, affiancata dalla pratica pervasiva dello smaltimento dei fanghi di depurazione, eserciti un impatto fortemente negativo sull’immagine e sull’economia di un territorio che sarebbe viceversa vocato a produzioni agricole di pregio e allo sviluppo e qualificazione di un proprio tessuto turistico-ricettivo. Come non possiamo pensare infatti all’inevitabile peggioramento della qualità dei nostri terreni agricoli, destinati ad accumulare dosi crescenti di metalli pesanti? Ammessa anche la validità delle vigenti procedure di controllo (sulle quali è purtroppo ragionevole dubitare) come possiamo ignorare che decenni di questa pratica su larga scala stanno progressivamente livellando verso il basso la qualità di questi terreni, distruggendone la biodiversità? Alla luce di queste considerazioni (nonché del fatto che in molti altri paesi europei da anni si sta ragionando sull’introduzione di standard più restrittivi per i metalli pesanti, per alcune sostanze organiche e patogene, e sulla definizione di controlli più stringenti sulle pratiche di spandimento, campionamento e monitoraggio dei fanghi), riteniamo urgente sollecitare le nostre Amministrazioni Comunali ad imporre limitazioni nella pratica degli spandimenti più stringenti di quelle regionali, esercitando una facoltà di governo del territorio (art.117 della Costituzione), confermata -tra tutta la giurisprudenza in merito- anche dalla recente sentenza della IV sez. Consiglio di Stato (sentenza 2986 del 16.06.2016). Di fronte ai già richiamati potenziali pericoli per la salute umana, animale e vegetale, nonché al rischio di un irreversibile degrado ambientale, in nome del principio di precauzione chiediamo ai Sindaci ed ai Consigli comunali dei nostri territori di impegnarsi al fine di mettere in atto una moratoria sullo spandimento dei fanghi, facendo leva sui propri strumenti amministrativi, a cominciare dalla revisione del Regolamento di Polizia Rurale, in termini di maggiore pubblicità e più stringenti e seri controlli. Come rete di associazioni e cittadini, ci impegniamo a sostenere le Amministrazioni locali nei confronti della Regione Toscana per arrivare in un secondo momento alla messa al bando definitiva della pratica dello spandimento di fanghi da depurazione in agricoltura, in ragione delle motivazioni ambientali, di salute dei cittadini ed infine economiche sopra richiamate».
Hanno sottoscritto l’appello:
Associazione “Chiodo fisso – dare voce a chi non ha voce” – Associazione “Orizzonte comune” – Legambiente Valdera – Libera coordinamento provinciale di Pisa – Slow food Valdera – TAT movimento tutela ambiente e territorio Montefoscoli – Un Comune per tutti Peccioli – Wwf alta Toscana