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Permacultura per ripensare il rapporto con ambiente, animali e comunità

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La permacultura si è andata affermando come approccio culturale a 360 gradi per riformulare il nostro rapporto produttivo con l’ambiente, gli animali e la comunità in cui siamo inseriti. Ce ne parlano due esperti, Andrea Minchio e Pietro Luciano Venezia.
Permacultura per ripensare il rapporto con ambiente, animali e comunità
La permacultura si è andata affermando come approccio culturale a 360 gradi per riformulare il nostro rapporto produttivo con l’ambiente, gli animali e la comunità in cui siamo inseriti. E questo la rende uno strumento prezioso per progettare sistemi rigenerativi, sia nel micro che nel macro. Ne abbiamo parlato con due esperti, Andrea Minchio e Pietro Luciano Venezia, che tengono anche corsi di formazione in questo ambito oltre a condurre progetti permaculturali in diverse parti del mondo.
Pietro e Andrea, voi avete particolare esperienza in proposito. Quali sono i criteri da seguire e le situazioni in cui questo approccio può portare i migliori risultati?
«I criteri da seguire sono basati su etiche e principi metodologie progettuali che variano a seconda delle differenti situazioni che possiamo incontrare. Come aspetto principale noi ci basiamo innanzitutto sulla costante verifica del rispetto delle tre etiche classiche della permacultura: cura per la terra, cura per le persone e cura per il futuro. A queste ne abbiamo aggiunto una quarta: cura per il regno animale. Seguire e applicare materialmente le etiche significa valutare se la progettazione in corso si sta prendendo cura della qualità del suolo, mantenendolo fertile e migliorando la sua qualità organica, se si sta prendendo cura delle persone che lavorano nella filiera produttiva garantendo un lavoro equo e socialmente corretto, che non sia dannoso alla salute di chi consuma quel prodotto e alle persone che vivono nelle zone limitrofe al progetto. La terza etica ci indica la strada percorsa dalla natura; non si devono generare scarti dannosi per l’ambiente, non si deteriora la qualità dell’acqua, dell’aria, si lascia il terreno e le piante in salute per le prossime generazioni. Prendersi cura del futuro implica la responsabilità di non lasciare sistemi che possano causare penurie o scarsità di risorse dovuti ad azioni puramente estrattive che si focalizzano solamente sull’aspetto economico e a breve termine del percorso. La quarta etica riguarda la cura del regno animale; ogni progettazione deve tenere in conto il rispetto per l’animale, deve aumentare e non diminuire gli habitat favorevoli dove l’animale possa trovare riparo, cibo e condizioni corrette perché i suoi piccoli possano crescere e mantenere viva e sana la specie.  Cura per il regno animali riguarda sia gli animali domestici che quelli selvatici. L’applicazione delle etiche porta risultati importanti in qualsiasi progetto, che si tratti di progettare un balcone fino ad arrivare a terreni di migliaia di ettari».
In Italia qual è la situazione dei territori in merito a degradazione del suolo, compromissione delle acque, sfruttamento eccessivo dei terreni e insalubrità dell’aria? 
«Nel rapporto 2023 sul consumo del suolo di Isprambiente, la superficie nazionale considerata come degradata si attesta in media attorno al 13,7%. Entrando un po’ più nello specifico, Lazio e Umbria sono le regioni che registrano la maggior parte del proprio territorio in condizioni di degrado (rispettivamente 35,4% e 33,8%), mentre la Sardegna è la regione con la superficie degradata maggiore in termini assoluti con 641 mila ettari. Il programma europeo Copernico utilizza una rete di satelliti che dal 1998 osserva la situazione delle temperature terrestri. A livello globale il 2020 è stato l’anno più caldo della serie storica – con un’anomalia di +1,44 gradi centigradi rispetto al periodo di riferimento 1961-1990. Anche la situazione delle acque superficiali e profonde non è molto incoraggiante, nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 77,3 % dei 1.980 punti di monitoraggio e in quelle sotterranee nel 32,2 % dei 2.795 punti monitorati (dati Ispra), interessante notare che circa il 30 % degli italiani non si fidano di bere l’acqua del rubinetto (dati Instat).  Nel complesso, il 73% degli italiani vive in territori dove l’aria è inquinata da polveri sottili, con livelli che superano i limiti indicati per la salute dell’uomo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo la FAO, negli ultimi 70 anni abbiamo perso i tre quarti dell’agrobiodiversità che i contadini avevano selezionato nei 10.000 anni precedenti». 
Come si adatta la permacultura e quali linee quindi è bene che la progettazione segua a seconda delle differenti situazioni?
«Analizzando questi dati è evidente che dobbiamo ristrutturare e riprogettare i sistemi di mobilità, di produzione e distribuzione degli alimenti. La permacultura si occupa di progettare e creare sistemi produttivi ecologici. I grandi sistemi di monoculture possono essere trasformati in sistemi agroecologici diversificati con un sostanziale aumento della biodiversità e della riduzione dei rischi. Sistemi di lavorazione dei terreni meno aggressivi e un cambio di paradigma sull’uso dei prodotti di sintesi permettono di rigenerare in maniera profonda il suolo con miglioramento sia sulla produzione che sulla capacità di assorbimento dell’acqua e dei nutrienti. Ad esempio l’inserimento di siepi frangivento e frangisole ad esempio, se correttamente posizionate, possono contenere adeguatamente gli effetti dovuti alle alte temperature e ai forti venti. Ognuno nel suo piccolo deve fare la sua parte, non possiamo sperare che le istituzioni si prendano cura di questi aspetti, dicono di farlo ma materialmente non lo fanno».
Quali sono le tecniche su cui voi basate la permacultura applicata all’agricoltura e alla produzione alimentare?
«Il nostro metodo si basa su schemi precisi: prima di iniziare la progettazione poniamo tutta una serie di domande a chi è interessato alla collaborazione elencando e valutando quali sono i suoi bisogni, i voleri, i valori e le criticità che sta incontrando. Conoscersi è fondamentale per cominciare a “respirare” il luogo progettuale e chi lo abita. Successivamente utilizziamo come schema progettuale di base il sistema SADIM, acronimo inglese di Survey(osservazione) Analysis(analisi) Design (progettazione) Implementation (implementazione) e Monitoring (monitoraggio e manutenzione). La prima parte del percorso si basa sulla raccolta di dati utili e sull’osservazione della zona progettuale. La cosa più complicata e che si impara nel tempo è osservare senza giudizi o pregiudizi; bisogna imparare a osservare quello ciò che abbiamo davanti senza giungere a conclusioni affrettate, dobbiamo comprendere lo stato di fatto del sistema osservato, una fotografia empatica ma allo stesso tempo distaccata di quello che è lo stato attuale del sito oggetto della progettazione. Per fare questo, oltre a visitare materialmente il luogo, utilizziamo strumenti come Google Earth, foto, riprese video, droni per le immagini dall’alto oltre a software per la gestione dei dati spaziali e per la progettazione (GIS e CAD). Dopo l’osservazione si analizzano i dati raccolti sul campo, i dati meteorologici, topografici, i venti, l’esposizione solare, eventuali fonti di inquinamento, le sacche di gelo, la vegetazione, le strutture, le vie di accesso e gli animali presenti. Fatta questa parte, si passa alla fase di progettazione vera e propria su carta e dopo aver riflettuto e concordato con chi ci ha chiesto la consulenza si definisce il Master plan ossia il progetto generale. La quarta fase è l’implementazione/realizzazione dei sistemi e, in ultimo, ci occupiamo delle fasi di monitoraggio e manutenzione. Le tecniche di coltivazione vengono estrapolate dall’agricoltura biologica, biodinamica, biointensiva, sinergica, rigenerativa e conservativa. Vengono adottate le tecniche agricole naturali che prevedono un costante miglioramento del suolo senza input chimici. Per gli animali domestici una condizione fondamentale è che possano uscire dalle stalle o dai pollai per razzolare, grufolare e pascolare su sistemi agrosilvopastorali in rotazione. Il benessere degli animali e del sistema che li ospita è il cardine della progettazione riguardante il regno animale. Non si prevedono sistemi dove gli animali permangano al chiuso. Anche gli animali selvatici sono presi in considerazione e possono, se ben gestiti, esserci di aiuto, se le galline sono ben protette, la faina, la volpe, la poiana ci aiuteranno a ridurre il numero di roditori che possono danneggiare le nostre coltivazioni e i nostri frutteti. Progettando i sistemi con questa linea sequenziale stiamo ottenendo degli ottimi risultati, molto incoraggianti e la natura con la sua forza prorompente ci tiene costantemente stimolati a migliorare le metodologie e le tecniche applicate».
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Se volete saperne di più è possibile partecipare al corso “Percorso di progettazione in permacultura. Metodologie pratiche per creare ambienti umani sostenibili”, organizzato da Ri-Genera e Armonie Animali. Docenti: Andrea Minchio e Pietro Luciano Venezia.
Il corso ha la certificazione riconosciuta a livello internazionale rilasciata dalla Permaculture Association inglese. Il corso si tiene a Civitella di Romagna all’agriturismo e fattoria didattica Borgo Basino, da febbraio a marzo 2024. 
Il percorso è stato studiato per essere realizzato in 10 giorni, suddivisi in 3 fine settimana e un fine settimana lungo di 4 giorni, con un 70% di teoria e un 30% di pratica.Le date sono: 10 e 11 Febbraio 202424 e 25 Febbraio 20249 e 10 Marzo 202421-22-23-24 Marzo 2024
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LETTURE UTILI

Partendo dall’osservazione dei modelli naturali, la Permacultura propone un nuovo modo di fare agricoltura a basso impatto ambientale, e un nuovo modo di progettare e realizzare abitazioni ecosostenibili e gestire le risorse energetiche.

L’autrice di questo libro, Saviana Parodi Delfino, forte dei lunghi anni di esperienza in diversi paesi, ci mostra come applicare i principi della permacultura anche nella vita di tutti i giorni e scoprire le attitudini necessarie per una vita in armonia con l’ambiente e gli ecosistemi.
È un invito a mettere in pratica i nostri sogni e imparare a imitare la natura per una nuova economia della felicità.
Insomma, un nuovo paradigma e una nuova prospettiva che recuperano ciò che si è perduto in fatto di osservazione e rispetto della natura e del suo funzionamento.

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