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Perù: la “strada della morte” che condanna i nativi

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Perù: ritorna il progetto della famigerata ‘strada della morte’ promossa da un prete italiano. Insorgono le associazioni indigene.
Le terre abitate da diverse tribù isolate nel cuore della  frontiera dell’Amazzonia incontattata potrebbero essere tagliate in due da una nuova “strada della morte”, promossa con forza da un  controverso prete italiano.
La strada – che correrà per 270 km nelle aree protette a più alta biodiversità dell’Amazzonia – dovrebbe essere approvata a breve dal Congresso del Perù.
A sostenere da anni il piano è Padre Miguel Piovesan, un prete cattolico che ha  definito i popoli indigeni locali come ‘preistorici’ e ha criticato le ONG internazionali per aver espresso le proprie preoccupazioni sul progetto.
Il piano di costruzione della strada era stato respinto dal Congresso peruviano nel 2012. Tuttavia, i lavori sono continuati illegalmente per anni e ora il progetto è stato  ripresentato dal deputato Carlos Tubino, del partito Fuerza Popular.
Le  tribù incontattate sono i popoli più vulnerabili del pianeta. Si stima che  in Perù ci siano circa 15 popoli incontattati, molti dei quali vivono nella regione dove sarà costruita la strada.
Survival International ha  presentato un’Istanza alle Nazioni Unite, denunciando l’impatto catastrofico che il progetto avrà sugli Indiani incontattati e sollecitando il governo peruviano a porre il veto.
Nell’area vivono 3.000-4.000 persone, di cui circa l’80% sono indigeni. La maggior parte di loro sono contrari alla strada.
“Rifiutiamo categoricamente questa strada. Noi indigeni non avremo benefici, li avranno solo i taglialegna, i minatori, le compagnie petrolifere e i narcotrafficanti” ha detto Emilio Montes, presidente dell’organizzazione indigena FECONAPU, con sede a Puerto Esperanza. “La strada minaccia le vite dei nostri parenti isolati, come i Mashco Piro. Distruggerà i nostri animali e le piante. Dovrebbero rispettare i nostri territori ancestrali. Abbiamo sempre vissuto qui, e i nostri figli devono poter continuare a farlo. Lo sviluppo che serve è un altro, capace di gestire le nostre risorse in modo sostenibile: per vivere bene e per il nostro futuro.”
“Se la strada avrà il via libera, le tribù incontattate saranno distrutte, e il loro presunto ‘sviluppo’ avrà fine, per sempre. Survival ha combattuto per decenni contro l’apertura di strade in questa parte dell’Amazzonia” ha dichiarato il Direttore generale di Survival Stephen Corry. “Chi dovrebbe beneficiarne? Se il Perù ha un minimo di rispetto per i fondamentali diritti umani e per la legge, deve fermare immediatamente questi progetti.”

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