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Pini a Lido di Savio: il giudice respinge il ricorso contro l’abbattimento

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Il giudice del tribunale di Ravenna ha respinto il ricorso di 71 cittadini e due associazioni che chiedeva di bloccare l’abbattimento di 50 alberi a Lido di Savio. E mette a loro carico le spese processuali.

Pini a Lido di Savio: il giudice respinge il ricorso contro l’abbattimento

Il giudice del tribunale di Ravenna ha respinto il ricorso di 71 cittadini e due associazioni che chiedeva di bloccare l’abbattimento di 50 alberi a Lido di Savio. E mette a loro carico le spese processuali. (aggiornamento del 10 gennaio: l’8 gennaio cittadini e associazioni hanno presentato reclamo contro l’ordinanza).

I settantuno cittadini e le due associazioni, Italia Nostra e WWF, che avevano sottoscritto il ricorso d’urgenza per fermare l’abbattimento di 50 pini a Lido di Savio fanno sapere che il giudice del tribunale di Ravenna ha emesso un’ordinanza con cui non ha accolto il ricorso.

Il ricorso era stato presentato «per danno alla salute conseguente l’abbattimento di 50 alberi sanissimi di oltre 50 anni in viale Romagna a Lido di Savio, che il progetto “Parco Marittimo” promosso dal Comune di Ravenna con fondi PNRR vuole distruggere» spiegano i ricorrenti. 

L’ordinanza, spiegano i ricorrenti, «non menziona minimamente il fatto che si tratti di alberi adulti sani e che la perdita dei servizi ecosistemici dovuta all’abbattimento sarebbe rilevantissima, comportando un danno anche alla salute e al benessere dei residenti, dei proprietari di seconde case, dei turisti e degli operatori commerciali di Lido di Savio. Le relazioni sugli alberi e sui danni quantificati alla salute prodotte da esperti di massimo livello in Italia (Gian Pietro Cantiani, Daniele Zanzi e altri) non sono state, di fatto, prese in considerazione dalla giudice, che ha deciso di glissare su questi aspetti ma ha invece accolto pienamente le tesi del Comune di Ravenna, ovvero che la sede giurisdizionale presso cui si sono rivolti i cittadini non fosse quella idonea». 

«Il diritto incomprimibile e costituzionalmente garantito alla salute, per difendere il quale i cittadini, dopo aver tentato la via del dialogo tramite colloqui con l’Amministrazione e dopo una raccolta di 3000 firme presentata in Comune, viene ricondotto agli aspetti meramente urbanistici della questione, e quindi non difendibile avanti il giudice ordinario – proseguono i ricorrenti – Altrove, invece, come ad esempio a Torino e a Piacenza, per procedimenti analoghi, non è stato così, e si è seguito il filone tracciato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, come puntualmente ricordato alla giudice dall’avvocata Cuffaro anche durante l’udienza di presentazione del ricorso, il 27 novembre».

I ricorrenti fanno anche sapere che la giudice ha messo le spese processuali a carico interamente dei ricorrenti, circa 3000 euro.

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