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Più vicina la legge contro il consumo di suolo

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Alla vigilia c’erano molte perplessità. Ma dopo la Conferenza Unificata tra Stato e Regioni il testo sembra migliorato. Il suolo definito come bene comune…
Le modifiche apportate al testo del ddl Catania contro il consumo di suolo hanno incontrato la soddisfazione di Legambiente. “I tavoli tecnici della Conferenza Unificata tra Stato e Regioni hanno prodotto un testo sensibilmente migliorato, che ci permette di esprimere un primo giudizio molto positivo sul ddl – ha dichiarato Damiano Di Simine, responsabile suolo di Legambiente -; ci sono ancora margini di miglioramento, che non mancheremo di segnalare nel corso dell’istruttoria parlamentare”.
Positivo e altrettanto prudenziale il commento del presidente Cogliati Dezza “Ci auguriamo che la responsabilità finora dimostrata dagli esecutivi di Stato e Regioni non venga frustrata da ostacoli e lungaggini nell’iter parlamentare. L’approvazione della legge a tutela dei suoli introduce un fondamentale caposaldo giuridico in un ordinamento totalmente sguarnito di strumenti atti a prevenire le speculazioni edilizie sui suoli agricoli, si tratta di una profonda quanto irrinunciabile innovazione legislativa da cui trarranno grande vantaggio l’agricoltura, l’ambiente e l’assetto del territorio del nostro Paese”.
Quali sono le principali modifiche apportate al disegno di legge originario? Innanzitutto il suolo è stato definito ‘bene comune’ e, come tale, dichiarato meritevole di tutela nel suo stato di fatto. Con l’accordo sarebbero anche stati risolti molti dei dubbi riguardanti la praticabilità e l’efficacia della proposta iniziale del Governo,
 Un parere favorevole ‘con riserva’ è arrivato anche dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci). Mentre sulla definizione di ‘aree agricole’ che rimandava alla classificazione operata dagli strumenti urbanistici vigenti, aveva espresso alcune perplessità l’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) alla vigilia della riunione della Conferenza Unificata. Secondo l’Inu, questa impostazione rischiava di  legittimare le operazioni speculative che spesso si nascondono dietro le modifiche dei piani comunali. L’Inu propone incentivi per la rigenerazione urbana, riuso dell’esistente e disincentivi per i nuovi insediamenti.
Secondo l’Inu inoltre il provvedimento è carente dal punto della vista delle proposte: non fornisce cioè ai Comuni gli strumenti attraverso i quali dovrebbero smettere di utilizzare suolo, e si limita a istituire una quota che dovrebbe essere ripartita tra le Regioni e poi tra i Comuni, con il rischio che questi ultimi, privi di alternative, consumino le porzioni residue di suolo classificato come agricolo, viste anche le attuali ristrettezze economiche.

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