ReCommon, da anni impegnata sul fronte della denuncia e della proposta sui temi dell’ambiente e dell’energia,
osserva come «la ripresa delle attività industriali che si inizia a intravedere” abbia riportato «i consumi di gas ai livelli del 2019 e persino il carbone è in fase di risalita. Al contempo, la temporanea interruzione delle attività petrolifere negli Stati Uniti causata dall’uragano Ida e la riduzione delle forniture di gas Russo verso l’Europa – strategia con la quale il Cremlino vuole imporre il nuovo gasdotto Nord Stream 2 – ha portato ad una contrazione dell’offerta facendo schizzare i prezzi verso l’alto».
«Sebbene l’aumento dei prezzi sia generalizzato, ci sono delle differenze sulle modalità con cui ciascun governo ha deciso di affrontarlo – proseguono da ReCommon – mentre in Italia si parla di aumenti del 40% in bolletta, Regno Unito e Spagna considerano misure orientate a stabilire un tetto massimo sul prezzo regolamentato del gas, anche mettendo le mani nelle tasche delle grandi aziende energetiche, per impedire che siano le famiglie a reddito più basso a pagare il costo più alto».
«Quindi non ci sono dubbi: il modello fossile è causa e artefice di quanto sta avvenendo, ma se ne serve per demonizzare il cambiamento, definendo la transizione “una storia per ricchi”
come fatto dall’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi qualche mese fa, o per radical chic, sempre a dar ascolto al ministro Cingolani. Nel frattempo, il Cane a sei zampe faceva registrare un utile netto di 1,2 miliardi nel semestre, lasciandosi così alle spalle la crisi del Covid, mentre il governo si prepara a intascare il dividendo e a dormire sonni tranquilli. La stessa politica che ha scommesso tutto sul gas, ritardando ancora una transizione che si sarebbe dovuta avviare almeno un decennio fa, ora sceglie di scaricare il costo di una scelta sbagliata sulle fasce più deboli. Quello che si sta materializzando non è il costo della transizione, ma di decenni di inazione, o peggio di intenzionale sostegno a un modello inquinante, ingiusto e radicato nelle fossili che il Sistema Italia incarna. Un modello che deve essere messo in discussione il prima possibile».