Referendum: cosa cambia con la vittoria dei sì
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Stop ai progetti per 4 nuove centrali e per 40 miliardi di investimento: abbandono definitivo del programma nucleare italiano. Per la seconda volta in poco più di vent’anni gli italiani dicono NO allle centrali nucleari.
ACQUA
A detta di tecnici di settore, ora “il vero dopo-referendum lo devono decidere i Comuni. Loro sono i proprietari delle aziende in quasi tutte le città, quindi saranno le amministrazioni comunali a dover dire se faranno gare e/o affidamenti diretti”. Tuttavia, sottolinea il Comitato referendario 2 sì per l’acqua bene comune, “l’abrogazione del decreto Ronchi richiede una nuova normativa. Dal 2007 è depositata in parlamento una legge d’iniziativa popolare, promossa dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua con oltre 400.000 firme: dev’essere immediata portata alla discussione, ampia e partecipativa, delle istituzioni e della società. Inoltre, l’abrogazione dei profitti dall’acqua richiede l’immediata riduzione delle tariffe pagate dai cittadini, nonchè la convocazione, Ato per Ato, di assemblee territoriali che definiscano tempi e modi della ripubblicizzazione del servizio idrico in ogni territorio”.
LEGITTIMO IMPEDIMENTO
Con la vittoria del sì al referendum sul legittimo impedimento cade anche ciò che restava dello ‘scudo’ processuale della durata di 18 mesi (cioé fino al prossimo ottobre) che il premier Silvio Berlusconi e i suoi ministri potevano invocare per evitare di comparire in udienza in qualità di imputati perché impegnati in funzioni di governo. Lo ‘scudo’ era stato già indebolito dalla Corte Costituzionale che il 13 gennaio scorso aveva bocciato i punti chiave del ‘legittimo impedimento’ (legge 51 del 2010), in particolare l’impedimento continuativo fino a sei mesi attestato dalla presidenza del consiglio e l’automatismo nell’obbligo per il giudice di riconoscere la legittimità dell’impedimento. Con il referendum cadono ora anche quelle parti dello ‘scudo’ sopravvissute all’intervento dell’Alta Corte, in primis gli impegni istituzionali ‘tipizzati’ per legge che il premier avrebbe potuto invocare fino al prossimo ottobre per evitare di presentarsi davanti ai giudici milanesi di uno dei quattro processi a suo carico (Mills, Mediaset, Mediatrade e caso Ruby). D’ora innanzi Berlusconi, così come qualsiasi altro cittadino, potrà invocare l’articolo 420-ter del codice di procedura penale in base al quale chi non si presenta in giudizio a causa di una “assoluta impossibilità a comparire per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento” ha diritto allo slittamento dell’udienza.