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Ridurre l’impatto del tessile: un progetto italiano

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Dall’Università di Siena un progetto per ridurre i consumi energetici e l’uso di sostanze tossiche, a cominciare dal processo di tintura del tessile. Uno spunto per riqualificare in chiave ecologica la manifattura italiana
Il settore del tessile, oltre ad essere continuamente citato come simbolo della crisi manifatturiera italiana, ha certamente bisogno di riqualificarsi, anche dal punto di vista ambientale. Diversi report internazionali, come la campagna Detox di Greenpeace, hanno mostrato che il settore ha un impatto ambientale molto alto sugli ecosistemi e sui consumi energetici globali. Stamattina a Siena si tiene un seminario sulle tecnologie utili a ridurre questa grossa impronta. I ricercatori spiegheranno come è possibile contenere l’impatto ambientale del settore tessile – in particolare della fase tintoriale –  attraverso un nuovo processo di  tintura che utilizzi coloranti prodotti mediante metodi biocatalitici, secondo una una procedura che rappresenta l’obiettivo del progetto europeo “Biscol” (Bioprocessing for sustainable production of coloured textiles), che fa parte del Polo toscano di innovazione per la filiera della moda – Otir, e che vede l’università di Siena, col suo dipartimento di Chimica, come capofila.
Il progetto, iniziato nel 2010, prevede varie fasi che coinvolgono l’intero ciclo tintoriale: il pre-trattamento del tessuto mediante tecnologie che aumentano la tingibilità dei tessuti riducendo il consumo energetico e l’uso di acqua di processo e al contempo riducendo nei successivi passaggi l’uso di sostanze chimiche; la sintesi di nuovi biocolaranti (partendo da precursori noti come scarti di lignina, ormoni vegetali…),  che è la fase più innovativa del progetto; la validazione dell’intero ciclo produttivo mediante la produzione di tessuti tinti con i biocolaranti.
Infine l’analisi Lca (Life cycle assessment) permetterà di effettuare una valutazione della sostenibilità del nuovo processo di tintura, dalla progettazione alla realizzazione del prototipo, che il gruppo di progetto – coordinato dalla chimica dell’ateneo senese Rebecca Pogni – prevede di realizzare entro la fine del 2013.

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