Stato italiano in tribunale per inazione climatica: ieri prima udienza
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«Abbiamo appreso questa mattina della costituzione in giudizio dello Stato e contestualmente ricevuto l’atto di comparsa contenente le argomentazioni depositate dall’Avvocatura dello Stato riguardanti le nostre richieste – spiegano i ricorrenti, riuniti sotto la campagna “Giudizio Universale” – Avremo modo di approfondire i contenuti del documento e di diffondere le nostre osservazioni nei prossimi giorni. Occorrerà attendere i prossimi giorni anche per conoscere gli esiti dell’udienza, che avremo cura di rendere noti una volta ricevuta la decisione della giudice designata. La causa legale nei confronti dello Stato è stata avviata di fronte al Tribunale Civile di Roma lo scorso giugno e notificata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri da 203 ricorrenti: 17 minori – rappresentati in giudizio dai genitori, 162 cittadini e 24 associazioni. Primo ricorrente dell’azione è l’Associazione A Sud, da anni attiva nel campo della giustizia ambientale e climatica nella difesa dei diritti umani che l’emergenza climatica rischia di compromettere». «I prossimi giorni saranno dedicati ad approfondire le argomentazioni presentate dallo Stato così da preparare i prossimi passi. Quello che chiediamo nell’atto di citazione è chiaro: lo Stato deve agire a protezione dei diritti fondamentali, messi in pericolo da un’emergenza climatica che sferza ormai anche il nostro paese con cadenza e gravità crescenti. Scontiamo un inquietante ritardo nel varo di politiche climatiche ambiziose; dopo il fallimento della COP26 e alla luce degli scenari climatici prospettati per il nostro Paese, non è più possibile rimandare la revisione al rialzo dei target di riduzione, che in Italia sono del tutto inadeguati rispetto alle raccomandazioni della scienza e agli stessi target europei e insufficienti a centrare gli obiettivi sottoscritti con l’Accordo di Parigi» ha affermato la portavoce di A Sud, Marica di Pierri. Tra gli altri ricorrenti anche Associazione Terra!, Coordinamento nazionale No Triv, Centro Documentazione Conflitti Ambientali e le società scientifiche Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia e Società Meteorologica Italiana. Per Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società Meteorologica Italiana, tra i ricorrenti della causa: «A parte le dichiarazioni di intenti purtroppo l’Italia continua a fare pochissimo di concreto. Mi auguro che l’arrivo dell’emergenza climatica nelle aule dei tribunali venga presa come un’occasione per salvare la qualità della vita di chi vive non solo in Italia ma sull’intero pianeta e serva a spingere lo Stato ad agire finalmente con maggior incisività verso politiche di riduzione delle emissioni e di salvaguardia del suolo e della biodiversità». «Le politiche del governo oggi sono lontane dalle necessità di un taglio rapido e profondo delle emissioni – dichiara Fabio Ciconte, direttore dell’associazione Terra! – Le strategie nazionali a medio e lungo termine e il PNRR, ad esempio, dimenticano completamente il contributo del sistema alimentare alla crisi climatica, considerando intoccabili le emissioni degli allevamenti intensivi. Questo è inaccettabile e va immediatamente corretto». «Ci auguriamo che anche il Tribunale di Roma affronti la nostra causa come hanno fatto vari Tribunali europei- dichiara Francesco Romizi di ISDE Italia – E’ innegabile che l’inazione delle Istituzioni italiane nei confronti dei cambiamenti climatici sia pericolosa, non solo per l’ambiente, ma anche e soprattutto per la Salute di tutti i cittadini e delle cittadine italiane». Oltre 120 sono le associazioni promotrici della campagna a sostegno della causa Giudizio Universale, tra cui Fridays for Future Italia, Per il clima, fuori dal fossile!, Link coordinamento universitario, Rete della conoscenza, movimento No Tap, movimento non Tav e molti altri, tra cui Terra Nuova. “Finora la risposta alle nostre proteste sono state promesse, promesse insufficienti e comunque mai rispettate. Il nostro governo non considera gli allarmi degli scienziati, le catastrofi climatiche degli ultimi mesi e la voce delle piazze di tutta Italia una pressione sufficiente ad agire tempestivamente contro l’emergenza climatica. Con questa udienza aggiungiamo allora una nuova pressione, quella giudiziaria, affinché il nostro diritto ad un mondo vivibile venga finalmente protetto”, afferma Filippo Sotgiu, portavoce nazionale di Fridays for future Italia e ricorrente nella causa legale. I ricorrenti sono assistiti da un team legale composto da avvocati e docenti universitari, fondatori della rete di giuristi Legalità per il clima. A patrocinare la causa l’Avv. Luca Saltalamacchia, esperto di tutela dei diritti umani e ambientali e l’Avv. Raffaele Cesari, esperto di Diritto civile dell’ambiente, assieme al Prof. Michele Carducci, dell’Università del Salento, esperto di Diritto Climatico. Le richieste specifiche avanzate dai ricorrenti al giudice sono: – dichiarare che lo Stato italiano è responsabile di inadempienza nel contrasto all’emergenza climatica;– imporre allo Stato di mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire la stabilità climatica, innalzando in maniera adeguata i target di riduzione delle emissioni. I ricorrenti hanno commissionato uno specifico report al centro studi internazionale Climate Analytics che ha calcolato che l’Italia dovrebbe ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 92% entro il 2030 rispetto ai livello 1990, applicando il principio di equità e il principio di responsabilità comuni ma differenziate (Fair Share), ossia tenendo conto delle responsabilità storiche dell’Italia nelle emissioni di gas serra e delle sue attuali capacità tecnologiche e finanziarie attuali.