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Terremoto in Emilia: ora c’è il rischio alluvioni!

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Se dovesse continuare a piovere per più giorni i paesi terremotati potrebbero essere allagati. Alcune importanti idrovore sono inagibili o distrutte. Un rischio per l’agricoltura e per le gli abitanti di una vastissima area
In Emilia oggi piove. Dopo la scossa delle 21.21 di ieri sera si respira un’aria irreale. Oggi dovevano riaprire le fabbriche, si riapriva uno spiraglio di normalità. E invece il sisma continua a tenere la popolazione in uno stato di precarietà e terrore. Come se non bastasse oggi è ricominciato il maltempo.
E si prospetta il rischio di alluvioni, che per quest’area sarebbe disastroso. “Dovesse piovere una settimana, le zone terremotate dell’Emilia Romagna sarebbero allagate”. E’ la drammatica consapevolezza dei tecnici dei consorzi di bonifica a fronte dei gravi danni causati dal sisma anche alla rete idraulica del territorio.
Sono inagibili le grandi centrali idrovore di Pilastresi e Ca’Bianca (capaci di “sollevare” 70.000 metri cubi d’acqua al secondo) nel comune ferrarese di Bondeno, dove è critica anche la situazione dell’impianto idrovoro Acque Basse. Dalla loro azione dipende la sicurezza idraulica di comuni oggi purtroppo agli onori delle cronache quali Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, Fellonica, Poggio Rusco, Sermide oltre naturalmente a Bondeno.
Nell’impianto idrovoro di Mondine è crollata la torre dove si trova l’impianto elettrico, il cuore che dà energia alle possenti idrovore che assicurano la sicurezza idraulica di un territorio di 50mila ettari che va dall’Enza al Secchia a Nord della via Emilia comprendendo i centri abitati di Correggio, Poviglio e Carpi.
Grave è anche la situazione nella maggior parte dei 162 mila ettari di pianura del comprensorio del Consorzio della Bonifica Burana tra Modena, Bologna, Ferrara e Mantova . Una rete estesa per 2500 chilometri di canali, 52 impianti idrovori e 2000 manufatti, la maggior parte gravemente lesionata dal sisma. Secondo la Coldiretti il conto dei danni per l’agricoltura locale, preventivato intorno al mezzo miliardo di euro, potrebbe ulteriormente aggravarsi. Dal servizio irriguo dipende una delle agricolture più floride della Pianura Padana con produzione di ortofrutta, viticoltura, riso e parmigiano reggiano.

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