Comitati e cittadini in allarme per l’Oasi naturale di Magliano, nella fascia pedecollinare lungo il fiume Ronco, nella provincia di Forlì. Qui, come denuncia la sezione del WWF di Forlì-Cesena, «stanno tagliando tutti gli alberi; è uno scempio».
«La tremenda alluvione di maggio pare non aver insegnato nulla a chi amministra questa regione. E mentre i Comuni restano in imbarazzante silenzio, quel poco di natura che ancora resiste in una delle pianure più antropizzate del mondo, viene sacrificata sull’altare della peggiore demagogia» spiegano Ornella Mordenti e Chiara Bocchini del WWF di Forlì-Cesena, sezione che si sta battendo contro la devastazione della zona.
«All’interno dell’oasi stanno tagliando tutti gli alberi che costituivano la zona boscata a qualche decina di metri dall’argine del fiume Ronco. Tutte lo zone vicino ai fiumi sono gestite dalla Regione e precisamente dall’agenzia per la sicurezza del territorio e la Protezione Civile tramite gli uffici periferici, in questo caso quello di Forlì» spiegano.
«La zona è protetta da leggi europee, è un SIC (sito di interesse comunitario) e negli ultimi anni è diventata anche una zona di protezione speciale (ZPS) per le varie forme di biodiversità presenti sia a livello animale che vegetale – proseguono Ornella e Chiara – Le decisioni sono state adottate dalla sede locale dell’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio e la protezione civile. La giustificazione è stata che, dopo l’alluvione, dovevano mettere in sicurezza il fiume con opere di pulizia dell’alveo e rimozione dagli argini di alberi secchi, caduti o instabili. Però sul fiume Ronco non vi sono stati grossi problemi durante l’alluvione proprio perché tutta questa zona ha fatto da cassa di colmata e il bosco ha rallentato la forza dell’acqua. E, invece, proprio qui è stato tagliato tutto il bosco, migliaia di alberi, anche quelli lontani dal fiume decine di metri per trasformarli in cippato da bruciare nelle centrali a biomassa. Inoltre è stato distrutto un laghetto in cui erano presenti il tritone crestato e la raganella, ormai scomparsi in pianura. Tutto questo è stato fatto senza avvisare le amministrazioni locali e le associazioni ambientaliste che da 40 anni si occupano della zona con azioni di tutela e sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza».
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