«Chikungunya, dengue, West Nile e ora anche Zika, tutti virus di cui le zanzare sono vettori: ogni anno, con l’arrivo della stagione calda, scatta l’allarme, si crea la percezione dell’emergenza, i media generalizzano e amplificano rischi e timori e si finisce per irrorare con chili e chili di insetticidi giardini, strade, condomini. Eppure non c’è nulla di più inutile, sbagliato e dannoso». A fotografare la situazione sono Roberto Ronchetti, presidente della sezione Medici per l’Ambiente (Isde) di Roma e professore emerito di pediatria all’Università La Sapienza di Roma, e Pietro Massimiliano Bianco, tecnologo e ricercatore dell’Ispra. «Quest’anno, poi, dopo l’allerta internazionale sullo Zika, si è toccato l’apice dell’irragionevolezza» prosegue Ronchetti. «Si è partiti da un allarme dato dalle autorità brasiliane su un presunto aumento dei casi di microcefalia, poi smentito dai dati(1), per arrivare a supporre, senza alcuna prova scientifica, che tale presunto aumento fosse legato allo Zika trasmesso dalle zanzare. Questa ipotesi, pur in assenza di studi che la comprovassero, è stata rilanciata dalle autorità sanitarie internazionali e amplificata dai media fino ad essere percepita da tutti come una certezza acquisita. Di qui, il via libera in Brasile all’uso di tonnellate di insetticidi e la giustificazione per continuare in Italia ad alimentare paure ed emergenze che inducono enti locali e cittadini a programmare, quando non addirittura ad invocare, irrorazioni a pioggia di chimica tossica».
Zika e microcefalia
«Di certo in tutta questa vicenda non si sono tenute nella dovuta considerazione tutte le altre cause possibili e plausibili di microcefalia, condizione clinica osservabile in ogni parte del mondo come conseguenza di innumerevoli altre infezioni virali contratte a inizio della gravidanza (citomegalovirus soprattutto), oppure conseguenza di malnutrizione, assunzione di droghe da parte della madre e cattive condizioni ambientali» prosegue il docente della Sapienza. «Il virus Zika è noto da anni, inizialmente era presente soprattutto in Africa, di recente si è diffuso anche in Polinesia e nel sud dell’Asia; si è poi osservata una diffusione in Sud America contemporaneamente all’arrivo della zanzaraAedes aegyptianche in quella parte del globo. Nell’80% dei casi chi lo contrae non ha alcun sintomo clinico, nel 20% dei casi possono insorgere lieve esantema cutaneo, febbricola, malessere. Solo in casi rarissimi conseguenze più gravi, inclusa la microcefalia. Ma la cosa che va tenuta presente e dalla quale non si può prescindere è che i virus di cui le zanzare sono vettori, di regola, provocano malattie (a volte gravi o mortali) solo nelle zone tropicali dove ci sono determinate condizioni ambientali e climatiche che nel resto del mondo, incluso il nostro paese, non si verificano. Eppure, basta agitare lo spettro della paura e il gioco è fatto, per la felicità delle multinazionali che producono insetticidi».
Insetticidi e vaccini
Sotto i riflettori come possibili cause dei recenti casi di microcefalia verificatisi in Brasile (tutti concentrati nell’area di Pernambuco) sono finiti anche un insetticida, il pyriproxyfen, e il vaccino per difterite, tetano e pertosse. In due rapporti, uno reso pubblico dall’associazione di medici argentiniPhysicians in the Crop-Sprayed Villages(2) e l’altro dall’associazione di medici brasiliani Abrasco(3), si chiama in causa il larvicida pyriproxyfen, che, nelle zone in cui si è avuta la patologia nei bambini, è stato immesso negli acquedotti e nelle cisterne per l’acqua potabile per eliminare le larve di zanzara. «Di fatto questo composto, noto per provocare alterazioni dello sviluppo nelle larve, può essere sospettato di causare danni fetali; peraltro è stato di recente proibito da uno degli Stati del Brasile» spiegano Bianco e Ronchetti. Il medico brasiliano Plínio Bezerra dos Santos Filho ha poi indicato, in un documento inoltrato al ministero competente(4), come potenziale concausa di microcefalia anche la vaccinazione DTP praticata alle donne incinte.
Sconsolata e amara la conclusione che dai dati traggono Bianco e Ronchetti: «Da anni l’Italia è leader indiscussa a livello europeo, e forse mondiale, nel consumo di insetticidi per la lotta alle zanzare. Sarebbe veramente ora di smetterla di creare paure e allarmi e di alimentare i lauti affari delle multinazionali della chimica».
La lotta alla zanzara tigre
In Italia è diffusa da qualche anno la cosiddetta zanzara tigre, Aedes albopictus, che nelle zone tropicali è vettore delle malattie virali Chikungunya e dengue.«Per combattere questo insetto è consuetudine lo spargimento di tonnellate di insetticidi lungo le strade pubbliche e in parchi pubblici, cimiteri, giardini, scuole, case, parchi e aree protette. Ma le infestazioni sono indizi di squilibri ecologici a cui bisogna porre rimedio senza aggiungere ulteriori fattori di degrado»: a parlare è Pietro Massimiliano Bianco, tecnologo ed esperto dell’Ispra. «L’uso di pesticidi nelle aree urbane esercita effetti assai negativi sugli ecosistemi all’interno delle città e nelle zone a valle. La pratica dell’irrorazione di sostanze chimiche per uccidere le zanzare adulte è fortemente criticata perché ha scarsissima selettività ed elevato impatto ambientale, oltre a non risolvere il problema. Sono utilizzati principalmente prodotti a base di piretroidi e organofosforici, che riducono le popolazioni di insettivori con il risultato di una sempre maggiore presenza di insetti fastidiosi, comprese le zanzare stesse. Sono inoltre tossici per uccelli, pesci e mammiferi, uccidono anche insetti utili e hanno effetti dannosi sulle api e gli altri impollinatori, provocando gravi perdite della biodiversità e delle stesse rese agricole. Solo circa lo 0,1% raggiunge il bersaglio, il resto contribuisce a contaminare e alterare le catene trofiche di terra, acqua e aria. Inoltre la sinergia con la presenza di residui tossici nei prodotti alimentari può avere gravi conseguenze sulla salute dei consumatori causando intossicazioni croniche. Ricerche dell’Istituto nazionale della sanità e della ricerca medica francese (Inserm) hanno confermato le connessioni fra esposizione a pesticidi e comparsa di morbo di Parkinson, tumori cerebrali, leucemie, disturbi della motricità e deficit cognitivi nei neonati. Gli studi hanno portato il Parlamento francese,il 23 gennaio 2014, ad accogliere una proposta di legge che proibisce l’utilizzo di insetticidi sintetici negli spazi verdi pubblici, nelle foreste e nelle passeggiate accessibili al pubblico, a eccezione delle ferrovie, degli aeroporti e delle autostrade, a partire dal 2020 e nei giardini (anche privati) a partire dal 2022».
La prevenzione
La presenza in un’area di densità elevate di adulti di zanzara tigre sta ad indicare la mancata applicazione delle norme di prevenzione e pertanto la presenza di focolai di riproduzione dell’insetto che devono essere ricercati ed eliminati. «I trattamenti contro le zanzare adulte sono sconsigliati per il maggior rischio di tossicità di cui si è detto» prosegue Bianco, «mentre è utile agire sulle larve. La presenza di modeste quantità di acqua per pochi giorni è sufficiente a favorirne lo sviluppo in adulti, quindi vanno eliminati tutti i depositi di acqua stagnante, quali tombini e griglie di raccolta delle acque, barattoli, lattine, sottovasi, bacinelle, depositi e contenitori per l’irrigazione degli orti e dei fiori, innaffiatoi, copertoni di veicoli stradali, fogli di nylon, buste di plastica, grondaie ostruite, ecc.».
Si può ridurre ulteriormente il fastidio prodotto dalle zanzare piantando sia in vaso che in terra specie vegetali con azione repellente, meglio se in consociazione.
: Eucalyptus spp., Catambra
: Ageratum houstonianum (Agerato celestino), Aloysia triphylla (Verbena odorosa), Calendula Officinalis (Calendula), Cymbopogon nardus (Citronella), Lavandula angustifolia (Lavanda), Melissa officinalis (Melissa), Mentha piperita (Menta) Monarda punctata (Monarda), Nepeta Cataria (Erba Gatta), Ocymum basilicum (Basilico), Pelargonium ‘Citrosa’, Pelargonium graveolens (Gerani profumati), Rosmarinus officinalis (Rosmarino), Ruta chalepensis (Ruta d’Aleppo), Thymus vulgaris (Timo)