Assegnate le bandiere blu, ma sono credibili?
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Come è noto nei criteri di scelta non compaiono solo le analisi sulla salubrità delle acque, ma anche tutta una serie di parametri che riguardano i servizi al cittadino, o turista di turno, servizi accessori lodevoli che però potrebbero falsare la lettura sul mare publito. Piste ciclabili, progetti di educazione ambientale, piani di sicurezza o di gestione del territorio, valgono quanto la qualità stessa del mare in cui ci si tuffa.
Consola il fatto che non compaiano per l’edizione 2012 delle Bandiere Blu località come Rimini, i cui depuratori avevano fatto flop nei mesi della scorsa estate, mostrandosi inadeguati a smaltire le acque reflue derivanti dall’impatto del turismo di massa. Nell’albo del 2012 compaiono invece sette new entri: sono Monopoli in Puglia; Melissa in Calabria; Anacapri sull’ isola di Capri; Petacciato in Molise; Palau in Sardegna; Ventotene nel Lazio; Sanremo in Liguria.
Non bisogna comunque pensare che il sistema riesca a premiare il mare più pulito. La fondazione FEE non effettua alcun tipo di analisi e controllo, la selezione avviene tra le domande pervenute e precedentemente compilate da parte delle amministrazioni più sveglie. La documentazione richiesta alle amministrazioni locali è basata su autocertificazione.
Bisogna poi considerare che allo stato di fatto in estate lo stato di salute del mare, in presenza di migliaia di bagnanti, motoscooter e barche a motore, è molto più compromesso. Rimane valido il consiglio di evitare luoghi sovraffollati, dove diventa problematica la gestione dei rifiuti e delle acque reflue. Diversi comuni italiani di note località balneari, infatti, sono ancora sprovvisti di adeguati sistemi di depurazione, con le fogne che finiscono per sfociare direttamente in mare. Gli scarichi non opportunamente trattati arrecano pesanti danni alla qualità delle acque, favorendo la concentrazione di alghe e la proliferazione di virus e batteri pericolosi. Purtroppo dobbiamo rilevare che l’attribuzione delle tanto celebrate bandiere blu potrebbe premiare involontariamente anche le regioni meno attente. La Regione che ha conquistato il più alto numero di bandiere blu, la Liguria, nel 2011 poteva vantare 19 Comuni e aggregazioni urbane inadempienti al trattamento delle acque reflue urbane.
Il problema peraltro è molto diffuso anche in aree già equipaggiate di impianti, ma appesantite dal carico turistico: nei periodi di emergenza o in caso di piogge intense, non sono in grado di gestire il regolare deflusso e la depurazione della rete fognaria. Un esempio su tutti è quello di Rimini, dove i sistemi di depurazione nel 2011 si sono dimostrati incapaci di smaltire gli “eccessi”. Il comune della riviera romagnola sta cercando di reagire al problema, ma la città è solo all’inizio di un lungo percorso che potrebbe durare 20 anni e costare centinaia di milioni di euro. Secondo Legambiente a non essere munito di sistemi di depurazione adeguati è addirittura un terzo dei comuni italiani costieri. Tanto di cappello, comunque sia, alle località premiate. Quanto meno sono la dimostrazione di un buon impegno. E del fatto che la sostenibilità del turismo fa sempre più gola a tutti.